Home » News » Il capro espiatorio: la ricerca del colpevole

Il capro espiatorio: la ricerca del colpevole

Pubblicato il

Chi è il capro espiatorio?

Il capro (capra di sesso maschile) era utilizzato anticamente durante i riti con cui gli ebrei chiedevano il perdono dei propri peccati, la funzione di espiare (riparare una colpa) era messa in atto dal sommo sacerdote, il quale caricava tutti i peccati del popolo su questa povera bestia e la mandava via nel deserto.

In psicologia il capro espiatorio è quel soggetto eletto a responsabile di fatti di cui è innocente, o non pienamente colpevole; chi mette in atto tale meccanismo emotivo, lo fa spinto da un dolore che non riesce a gestire, un peso che vuole in qualche modo addossare ad altri nel vano tentativo di alleviare la sofferenza.

 

Chi è il capro perfetto

Spesso il membro più sensibile della famiglia viene caricato di tutti i problemi: diventa l’informatore quando si tratta di risolvere conflitti, e il delegato a fare quando si tratta di prendere decisioni importanti.

Diventa evidente che dovendosi occupare in prima persona di ogni cosa, ne conosca i fatti reali, ma paradossalmente, nessuno in famiglia vuole sentire cosa ha da dire: si sentono a disagio quando parla, preferirebbero semplicemente evitarlo, zittirlo.

Appare agli occhi degli altri “forte”, quasi un leader e nei momenti di scontro viene attaccato da tutti quasi fosse una “prova di coraggio”: annientare il capro significa annientare tutta la storia familiare, cancellare tutto quello che è stato come se non fosse mai accaduto.

In altre parole il capro espiatorio è il contenitore di tutte le brutture della famiglia, di tutte le mancanze, le debolezze, gli errori. Bisogna bruciarlo e chi prova a farlo vive una delirante sensazione di potenza.

Perché accade

La dinamica di scaricare su altri un dolore personale è abbastanza frequente nei rapporti di coppia, familiari e anche professionali: un meccanismo di difesa dell’individuo, che allontana così da sé una colpa che non riesce ad accettare, proiettandola, cioè trasferendola su altri.

Il fine ultimo da parte di tutti i componenti è quello di distogliere l’attenzione dai conflitti reali che devono essere risolti: litighiamo, facciamo un minestrone di fatti irrilevanti e diamo colpa ad un’unica persona.

Alla base di litigi e rancori familiari potrebbe esserci proprio la povera capretta mandata a morire da sola nel deserto, che un bel giorno ritorna sana e salva con tutto il carico di colpe collettive.

Cosa fare

Quando il capro fortunatamente esce dal deserto e ritrova un pascolo di capre più funzionale, non significa che smetta di essere il capro espiatorio della famiglia.

Senza la presenza del capro espiatorio familiare, le tensioni possono aumentare all’interno della famiglia perché non c’è una persona immediatamente disponibile su cui dare la colpa.

La famiglia potrebbe provare a tornare da te in tempi di crisi e aspettarsi il tuo aiuto, quindi chiamarti egoista se non sei immediatamente disponibile per aiutare a risolvere i loro problemi.

La prima cosa da fare è: non fare. Sì, non fare più nulla che non sia qualcosa che riguardi la tua sfera personale.

Altro suggerimento: non cadere nelle provocazioni. Accuse su qualcosa che è stato detto o fatto. Qualsiasi inezia potrebbe diventare motivo di scarica di rabbia altrui: non essere il sacco da boxe di nessuno.

In ultimo, scegli il silenzio. Più sono le persone intorno a te, più ci sarà confusione: l’unica risposta possibile è tacere e staccare la spina.

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno

Psicostress

Impostazioni privacy