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‘Io sono Pablo e qui sto bene’, autismo e libertà raccontati in un film

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Io sono Pablo e qui sto bene

‘Io sono Pablo e qui sto bene’, il viaggio di un ragazzo autistico raccontato in un lungometraggio. La libertà come unico fine da raggiungere, grazie ad una educazione volta a conquistare quanta più autonomia possibile, attraverso l’amicizia e i sentimenti. 

La conquista dell’autonomia nel disturbo autistico

Ci sono storie di vita più intense di altre, che portano con sé fatica ed impegno e anche vittorie e soddisfazioni. Questo è il caso delle vite dei bambini autistici, una sindrome della quale ancora oggi si ignora la causa.

I sintomi si riconoscono dal secondo anno di vita in poi, riassumibili in un disturbo relazionale e del linguaggio con presenza di stereotipie comportamentali. Da li comincia un percorso fatto di specialisti per compensare i deficit che la condizione autistica comporterà per tutta la vita.

Io sono pablo e qui sto bene

Poi ci sono mamme che lottano per far guadagnare ai figli più autonomie possibili, in vista di un futuro che regali libertà. E’ il caso di Alessia e del suo Pablo, un ragazzo alto e pieno di riccioli, socievole e estroverso, protagonista adesso di un film.

‘Le autonomie si sviluppano per emozioni, tramite i rapporti’, afferma Alessia, che ha a cuore la capacità di Pablo di muoversi autonomamente orientandosi nel mondo. Imparando via via a districarsi da solo tra sfide quotidiane e obiettivi raggiunti, Pablo scia, pattina, gira in bicicletta.

Viaggia in bus e in treno, grazie all’impegno dell’educazione da bambino e anche ad un progetto di mappatura del territorio di ‘luoghi amici’, tramite affissione di adesivi della associazione che porta il suo nome e del patrocinio del I Municipio.

‘Io sono Pablo e qui sto bene’

Nel corto -realizzato con lo scopo di aiutare i ragazzi con il disturbo dello spettro autistico a sentirsi integrati nel tessuto cittadino–  si va in viaggio con Pablo, che parte sorridente col sacco in spalla all’avventura, in Spagna con gli amici. Come tutti i ragazzi di vent’anni scopre il mondo in motorino, si tuffa in mare, ordina al bar, dorme in tenda.

Durante il viaggio i ragazzi sono stati seguiti da una troupe che ha filmato le loro avventure, da soli, senza operatori né genitori. Pablo, con una diagnosi di autismo di livello medio grave, grazie ad una educazione volta all’autonomia e a un supporto adeguato, ha partecipato con gioia al viaggio con gli amici, dimostrando che ciò è possibile grazie all’amicizia e all’amore.

Io sono Pablo e qui sto bene

.La regia e il montaggio di ‘Io sono Pablo e qui sto bene’ è di Antonella Rossi. Prodotto dall’Associazione Io sono Pablo e qui sto bene e da Antonella Rossi, con la fotografia di Ramona Linzola.
Contatti: Antonella Rossi, 77a.rossi@gmail.com; Alessia Condò,  condoalessia@gmail.com

Due chiacchiere con Alessia, Mamma di Pablo

Alessia, come avete scoperto che Pablo fosse affetto da autismo?

A poco più di due anni e mezzo. Eravamo un gruppo di giovani mamme, crescevamo i nostri primogeniti un po’ insieme, trovandoci al parco tutti i giorni. Pablo era allineato nelle tappe evolutive della motricità ma a differenza degli altri coetanei non rispondeva o interagiva in maniera armonica.

All’inizio abbiamo pensato ad un disturbo del linguaggio, poi con vari accertamenti abbiamo avuto la diagnosi dello spettro autistico. Venti anni fa, molto più di oggi, l’autismo era un mondo sconosciuto.

Avete trovato strutture adeguate a supportare voi e Pablo in questa situazione?

Tutto era agli albori. Nuove tecniche e diversi approcci. Abbiamo tracciato una strada nostra puntando su sport, amici e soprattutto autonomie. Un’educazione senza sconti, la fila la fai come gli altri ed il gelato se lo vuoi lo vai a chiedere tu. Trovi un modo… A volte sembrava rigida, poco accogliente, ma era dettata dalla voglia disperata che raggiungesse l’autonomia. La libertà è uno di quegli ingredienti determinanti per raggiungere la felicità.

Io sono Pablo e qui sto bene
Pablo in viaggio con i suoi amici

Trovi che la scuola italiana sia preparata ad accogliere ragazzi autistici?

Chi critica la scuola italiana non ha minimamente idea della situazione all’estero. Solo scuole speciali, società che non hanno minimamente voglia di contaminarsi. Perfetti, inutili mondi tecnicamente funzionali ed estremamente squallidi.

Cosa si potrebbe fare di più?

La scuola ha tutti gli strumenti per poter bene agire ma le famiglie devono conoscere i ragazzi ed i loro diritti. Noi ci siamo muniti di un avvocato e di un centro di eccellenza di pedagogisti che tracciavano le linee didattiche.

Pablo, con un autismo medio grave, ha ottenuto il diploma di maturità classica. Si possono e si devono predisporre luoghi ed attività culturali e sportive integrate.

Tu hai costituito una associazione che si chiama “Io sono Pablo e qui sto bene”. Qual è il fine di questa iniziativa?

Tutti i nostri progetti sono elencati nel sito di www.iosonopablo.it.

 

Io sono pablo e qui sto bene

la felicità passa per la libertà

Pablo ed i suoi amici sono protagonisti di un film che mostra come un ragazzo autistico, se opportunamente stimolato, possa affrontare sfide al pari dei coetanei senza problemi.
Quale messaggio diffonde questo bel cortometraggio?

L’idea del film nasce da due esigenze: da un lato, la voglia e l’entusiasmo di raccontare un viaggio tra amici attraverso gli occhi di un ragazzo autistico. Dall’altro, la necessità di trovare, in una storia, quella di Pablo, un modo per parlare di inclusività, opportunità e quindi di relazione tra individuo e comunità, in un mondo che tende a isolare ed etichettare ogni forma di diversità. Più che un documentario sull’autismo, questo è un film su questo autismo e sulla relazione tra Pablo e i suoi amici.

Il corto ha meritato parecchi riconoscimenti

Il film di Pablo ha ottenuto l’oscar di sport e cultura del Coni, è stato selezionato al Festiva Internazionale del Documentario Visioni dal Mondo e ha vinto il premio Asi Film Festival.

Da Mamma cosa ti auguri per Pablo e per tutti i ragazzi nella stessa situazione, adesso e in futuro?

L’inclusione vera è possibile ed è bella per tutti.

 

 

 

 

 

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