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La fine di un amore: il dolore nascosto nel cuore

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Non solo amore
Una relazione sentimentale non è solo “io e te” ma “noi e i progetti”; quando stiamo in coppia non pensiamo e non parliamo più al singolare ma al plurale, tutto quello che facciamo oggi è in prospettiva del futuro immaginato in due, che sia una serata, un weekend, un viaggio, una casa, dei figli e così via fino ad invecchiare insieme. Cosa accade quando tutto quello su cui abbiamo investito in termini di tempo, affettività, emozioni e progettualità improvvisamente termina?
La fine di un rapporto d’amore è un evento devastante non solo per il sentimento che si interrompe, ma per le conseguenze che si verificano tra cui la solitudine, la paura di ricominciare, l’autostima che cala: vanno in frantumi presente e futuro, la sensazione percepita è il “restare sospesi” in attesa che l’incubo finisca presto e che il partner ritorni ad amarci come prima.

Il dolore c’è e non è possibile annullarlo
Certamente il dolore provato è diverso per tutti, così come sono diverse le strategie utilizzate per farvi fronte; ma la voglia di restare legati al passato, quel legame sospeso e la negazione appartengono a tutti. La fine di una relazione d’amore viene spesso vissuta con rabbia o tristezza, ma anche con un senso di fallimento, con l’amarezza all’idea di aver in qualche modo sprecato del tempo, commesso un errore, sbagliato a valutare.
La società attuale nel suo essere veloce non ci permette di vivere la lentezza del dolore, agli occhi degli altri risultiamo quasi degli sfigati se non ci rimettiamo subito in gioco e questo ci porta ad accumulare negli angoli nel nostro bagaglio di ricordi tracce di un passato che inquina le azioni: esempio classico la scelta di un nuovo partner simile a quello precedente.
Morte emotiva o rinascita?
Secondo il neurologo Leonardo Palacios il mal d’amore è in generale una sensazione di tristezza ed ha tre fasi:

  1. la negazione è caratterizzata dal tentativo di recuperare quanto perduto o parte di ciò che si è perso;
  2. la colpa si manifesta quando si vuole trovare un responsabile di quanto è accaduto;
  3. l’accettazione implica il consenso, l’approvazione e la comprensione della rottura definitiva.

Superate le tre fasi “fisiologiche” di metabolizzazione possiamo iniziare a riconoscere quali schemi di relazione disfunzionale stiamo ripetendo nel legarci ad un certo tipo di partner: un passaggio fondamentale per poter prendere coscienza del problema e scegliere relazioni con maggior consapevolezza.
“Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla” e in questo caso è la nostra storia che usiamo per tornare ad amare in modo sano imparando dalle esperienze passate.

Come poter superare la rottura
Seppur invisibili le ferite emotive sono dolorose quanto quelle fisiche, e anche quella amorosa ha bisogno di cure particolari per potersi rimarginare.

1. Tempo: mediamente una delusione d’amore viene accettata e superata tra i 6/8 mesi, abbiamo pazienza;
2. Parlarne: allontanarsi dall’idea che parlare con parenti ed amici sia funzionale, perché lo sfogo a lungo andare alimenta profondamente il nostro legame sospeso;
3. Chiodo scaccia chiodo: evitare incontri e relazioni sostitutive, il dolore deve essere sfogato non soffocato;
4. Movimento: iniziare a fare entrare piccole novità possibili, sciogliendo le nostre passioni, la nostra creatività e la cura per noi stessi;
5. Fantasmi: tenere in vita l’ex attraverso i ricordi rischia di renderlo migliore di quanto non fosse realmente diventando termine di paragone, o viceversa, alimentare la rabbia verso l’ex la riversa poi su tutti quelli che verranno;
6. Amici: scegliamo quelli giusti che non stanno a giudicare o chiedere ossessivamente, un abbraccio e una risata possono fare molto di più;
7. Accettazione: non possiamo pretendere di tenerci persone che non vogliono stare con noi, il rapporto a due deve crescere durante un percorso di condivisione e affinità non di costrizione;
8. Destino: le cose accadono perché siamo noi a scegliere e ricordiamoci che “la mezza mela in attesa dell’altra metà diventa marcia e nera”.

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it

Vi aspetto.

Dott.ssa Sabrina Rodogno

Psicostress

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