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La folle corsa al distretto del rifiuto: sì ad un altro impianto vicino a Pomezia (dentro il parco regionale)

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Non si è ancora fermata (lo farà mai?) la corsa per la realizzazione del “distretto dei rifiuti” tra Roma, Pomezia e Ardea. Anzi, si può dire che procede come un treno, pur tra gli ostacoli posti (solo?) dai cittadini e, in qualche caso, dalle istituzioni. La difficoltà più grande per chi vuole costruire le centrali di trattamento dei rifiuti urbani nell’area è la proposta di vincolo paesaggistico proposto dal Ministero dei Beni Culturali, del quale si conoscerà l’esito a breve. Il problema comunque, a nostro avviso, trascende  le considerazioni nei confronti del singolo impianto ma si inserisce in un più ampio contesto “d’insieme cumulativo”: può infatti un territorio relativamente circoscritto come quello in oggetto, reggere il peso di un così alto numero di impianti per il trattamento dei rifiuti?

E intanto, al lungo elenco di impianti che dovrebbero sorgere sul territorio (il cui numero cresce notevolmente allargando il raggio ai vicini comuni di Aprilia, Anzio e Albano), se ne è aggiunto un altro che ha già ottenuto l’A.I.A. (l’autorizzazione integrata ambientale) dalla Regione Lazio: si tratta di un centro per il  trattamento di rifiuti non pericolosi, mediante compostaggio e lombricompostaggio della società Laziale Ambiente S.r.l. per la lavorazione annua di circa 23.000 tonnellate di rifiuti nei pressi della zona cinque colline ed il bivio Scalella lungo la via Laurentina, nei pressi del confine fra IX Municipio di Roma ed il Comune di Pomezia. La comunicazione è arrivata con il BURL del 31 ottobre 2017.

Un impianto…dentro il Parco Regionale di Decima Malafede: l’allarme lanciato da Latium Vetus

Sulla notizia si è recentemente espressa l’Associazione Latium Vetus. “Continua quindi il trend di crescita del #distrettodelrifiuto tra le aree di Roma, Pomezia, Albano Laziale ed Ardea, ma quello che stavolta stupisce e lascia a bocca aperta è la localizzazione di questo impianto: direttamente dentro il parco regionale di Decima Malafede”, si legge in una nota.

“Una vicenda grave che rischia di minare e dequalificare la conservazione della caratteristiche ambientali di valore in uno dei parchi più importanti dell’intera Regione Lazio”.

Il futuro “distretto dei rifiuti” e le alternative ecologiche

Le proposte arrivate nel corso degli anni sono numerose e sebbene solo Cogea sembra procedere spedita con un appoggio più o meno “aperto” della politica l’attenzione rimane alta. Alla Solfatara (IX Municipio di Roma) c’è un progetto di centrale da 240mila tonnellate firmato Pontina Ambiente, che si troverebbe a pochi km di distanza da Pomezia. Ad Ardea, oltre alla Suvenergy, si parla anche della Biovis, in zona Caronti, che preoccupa altrettanto per l’estrema vicinanza al centro storico.

Potrebbe arrivare il ‘bio’gas anche ad Aprilia, con due impianti: uno di Kyklos-Acea al confine con Nettuno, ampliamento di una centrale già esistente, l’altro di Fri-El in via del Campo. La rassegna di quello che si configura sempre più come un “distretto dei rifiuti” si chiude ad Anzio, con i progetti di Green Cycle e Anziobiowaste nella zona di Padiglione (senza contare l’impianto Volsca che dovrebbe sorgere in località Lazzaria-Colle rosso). Tutte queste centrali muovono dalla produzione di energia a partire da rifiuti urbani, in un’idea di ciclo dei rifiuti che qualcuno definisce scelta quantomeno poco lungimirante. Il problema, infatti, è che in tali impianti non finiscano solo gli scarti alimentari prodotti dalle famiglie, ma tutta una serie di rifiuti industriali (o fanghi) il cui trattamento è molto delicato.

 

Pomezia ed Ardea divise sul vincolo del MiBact

Il Comune di Ardea ha deciso ufficialmente di appoggiare la proposta del Mibact: lo ha comunicato l’assessore Modica nella conferenza dei servizi sul progetto Suvenergy. La società vorrebbe costruire una centrale a biogas in zona Pescarella, ma ha di fronte l’opposizione dell’amministrazione. Diversa è la posizione del Comune di Pomezia, che si trova tra le mani un progetto simile presentato dalla Cogea. La giunta pometina ha infatti proposto di ridurre la superficie coperta dal vincolo, a favore di una zona di sviluppo industriale nei pressi di Tor Maggiore. In quest’area verrebbe a sorgere il centro di compostaggio rifiuti fortemente contestato dai cittadini di Santa Palomba. Il biogas è qui solo previsto e destinato ad futuro non ancora specificato, nel famoso secondo stralcio funzionale approvato dalla Regione Lazio a luglio. Il comitato No Biogas, insieme all’associazione Latium Vetus, denuncia che i cittadini siano stati lasciati soli dalle istituzioni, interessate a un piano di sviluppo industriale che ritengono anacronistico. Le due centrali citate non sono però le sole in progetto. Dalle porte di Roma a Nettuno potrebbero sorgere una serie impressionante di impianti alimentati da rifiuti, per una quantità di rifiuti che pareggia quella prodotta dalla capitale in un anno.

Nessuna alternativa?

Un’alternativa sarebbe il compostaggio domestico e di quartiere, con delle compostiere ecologiche in cui cittadini potrebbero sversare i rifiuti alimentari, ottenendone quantità di fertilizzante utile per agricoltura e giardinaggio. Proprio a ottobre la Regione Lazio ha chiuso un bando per permettere ai Comuni di acquistare le compostiere: se Ardea ha chiesto oltre 700mila euro di fondi, Pomezia si è fermata sotto i 250mila. Segno delle due diverse visioni che muovono Comuni così vicini, e praticamente integrati. Oltre che accomunati dall’essere in mezzo a un “distretto dei rifiuti” a cui soprattutto la giunta pometina sembra voler dare una forte accelerata.

Mario Di Toro e Luca Mugnaioli

 

 

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