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‘La stagione più crudele’ di Chiara Deiana si tinge di rock e suspance

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'La stagione più crudele'

‘La stagione più crudele’, edito da Mondadori, è il romanzo d’esordio “a tinte noir” di Chiara Deiana, giovane autrice milanese. Attraverso suggestioni ed immagini evocative di un vissuto comune a molti di noi, l’autrice racconta una terra di mezzo, un passaggio dall’età delle corse estive in bicicletta in compagnia degli amici alla vita dei grandi.

‘La stagione più crudele’: l’ultima estate

Questa sospensione si tinge a tratti di crudeltà, strappandoci dalle consuetudini infantili e dalle storie avventurose di fantasia per introdurci nella dimensione adulta, dove i giochi e i sogni diventano conquiste da mantenere.

'La stagione più crudele'

Chiara Deiana è in grado di maneggiare con destrezza e spontaneità tematiche come la morte, il mistero, la seduzione, la paura, il senso dell’amicizia e il tradimento. Quella da lei narrata è dunque un’immersione in un mondo parallelo, quello dell’ultima estate della gioventù vissuta con la mente bambina, che si fa “crudele”, proprio perché si farà portavoce dell’ingresso, talvolta “brutale” della protagonista Asia, nel mondo dei “grandi”.

La quattordicenne Asia da sempre trascorre le sue estati in un paesino in Toscana, con la Nonna ed il Papà separato. Quel microcosmo fatto di stradine sterrate fino al bosco, feste di paese, e anziane sedute su una panca le è familiare e vive spensieratamente le sue scorribande con una compagna di giochi, finché accadrà qualcosa di straordinario che le farà conoscere una nuova dimensione di sé e di coloro che ha accanto.

Un mistero per Asia

La metafora del bosco scuro in cui Asia spesso si introduce pedalando reca il significato di un fitto mistero, anche interiore, che la ragazzina tenta di districare dentro di sé, a livello emotivo, per fare i conti con la nuova Asia in procinto di svelarsi. Attraverso la lente di ingrandimento delle nuove percezioni della protagonista, Chiara Deiana ci accompagna in un viaggio nel passato, fatto di nostre personali suggestioni giovanili, musica, ricordi, da dove uscirne rinnovati, insieme ad Asia.

‘La stagione più crudele’ è un romanzo per ragazzi ma anche per adulti dal cuore giovane, con una abilità descrittiva, quella di Chiara, sorprendente e fluida, per una narrativa dettagliata e scorrevole che mette i puntini sulle “i” riallacciando i non risolti e i sospesi al presente, in maniera catartica.

A Chiara abbiamo chiesto di parlarci di questo suo primo esordio letterario; un racconto per ripercorrere il momento in cui “si gira pagina”, senza accorgercene, quando nulla cambia, ma in fondo tutto poi è cambiato.

Chiara Deiana e il romanzo ispirato all’estate

Chiara, quando è nata l’idea del romanzo?

Tutto è cominciato all’inizio del mio percorso dentro la Scuola di Scrittura Belleville: per partecipare al bando della borsa di studio, ho scritto un racconto in cui due bambine entravano in un agriturismo abbandonato, infestato dal fantasma di un cane assassino. Le due bambine eravamo io e la mia migliore amica delle vacanze e il nucleo della storia era ispirato alle nostre estati, passavate andando a giro in bicicletta, facendo prove di coraggio e inventando mondi di fantasia che vedevamo solo noi due.

Non ho poi ho vinto la borsa, ma ritrovare queste atmosfere ha stimolato i ricordi legati a quei luoghi e a quell’età. Credo da qui sia nata l’idea di ambientare il romanzo d’estate, in un piccolo paesino della Toscana. Scrivere è stato come vedermi da fuori, ripercorrere i momenti più spensierati della mia infanzia, ma con il giusto distacco per poter “tradire” i ricordi e raccontare una storia completamente inventata.

Il cambiamento per scegliere chi diventare

Perché narrare la fase di “passaggio” di Asia dall’età della spensierata fanciullezza a quella adulta?

Credo che i passaggi, in generale, siano i momenti della vita che più mi interessano: è nel cambiamento, quando dobbiamo scegliere chi essere e chi diventare, che siamo più nudi e, forse, più sensibili al mondo esterno. Per me quel periodo particolare, tra i dodici e i quattordici anni, è stato potentissimo: tutto quello che mi accadeva era amplificato e mi toccava profondamente. La gioia aveva una purezza che non ho mai più sperimentato, e la tristezza era così precisa e nitida che sembrava totalizzante. Questa che racconto per la mia protagonista, Asia, è una stagione di inizi, ed essendo il mio esordio lo è anche per me: per iniziare a scrivere non potevo scegliere un momento della vita diverso.

Horror, rock e spensieratezza

Nel romanzo ci sono sfumature “noir” ed una avvincente atmosfera condita da mistero. Come mai questa scelta?

Anzitutto grazie per aver trovato le parole giuste: mistero, secondo me, è la definizione più calzante per definire questo romanzo. Nella scrittura sono stata sicuramente influenzata da una serie di riferimenti personali: sono una grande lettrice di horror (Stephen King e Shirley Jackson, su tutti), ascolto soprattutto rock – come Asia stessa – ma sconfino spesso nel metal (Slayer e Slipknot, tra i miei preferiti), ho sempre guardato tantissimi film horror e sono una grande appassionata di documentari sui serial killer… e tutto questo si è riversato nel romanzo, che nonostante parli di un momento della vita che dovrebbe essere spensierato, ha un lato cupo molto sviluppato. Scherzo spesso sul fatto che sia il mio stesso nome, Chiara, a portarmi alla ricerca del buio: d’altronde gli opposti si attraggono, no?

Il rischio di crescere

In ‘La stagione più crudele’ Asia sperimenta le emozioni dell’amicizia, del tradimento, affronta il tema della morte e approccia a timidi riferimenti sessuali. Ha poi un mondo interiore ricco e tormentato. Ti rivedi nella protagonista?

Moltissimo! Per quanto io sia più fifona di Asia, il suo mondo interiore per molti versi coincide con il mio: anche io sono stata – e lo sono ancora – piena di suggestioni e paure, ho avuto amicizie che pensavo sarebbero durate in eterno, ho provato disagio per il mio corpo, così come mi sono affacciata timidamente sul mondo maschile cercando di capire che cosa provassi – e soprattutto cosa provassero loro, i maschi. Credo – e spero – che la base emotiva che ho usato per raccontare questa storia sia universale e faccia parte della formazione di molte ragazze. Nel romanzo Asia ha, per forza di cose, una crescita che è traumatica e violenta, ma spesso crescere lo è! Beato chi non ha sentito quello strappo che ti porta via dall’infanzia e ti catapulta in un mondo fatto di corpi e desideri che fino a un momento prima non potevi nemmeno immaginare.

'La stagione più crudele'

 

Un milione di mondi possibili per Asia

Il nome “Asia” non è stato scelto a caso: ci racconti come mai la protagonista di in ‘La stagione più crudele’ ha questo nome?

Come credo in tutti i romanzi, nessun nome è stato scelto a caso: per me i nomi definiscono una geometria sentimentale che mi permette di avvicinarmi (o allontanarmi) dai personaggi, e dargli un’identità ancora prima di raccontare di loro. Asia, in particolare, è stato il primo nome che ho trovato e che non ho mai cambiato nel corso delle stesure. Viene da un aneddoto personale che mi è tornato in mente cercando di ricordare i miei dodici anni ed è legato a un libro, ovviamente.

Quando ero piccina, nel bagno di casa mia il cesto della biancheria sporca era un sacco grigio scuro pieno di scritte in inglese: era una borsa della posta aerea britannica che mio nonno aveva preso chissà in quale mercatino dell’usato. Ogni volta che lo vedevo mi domandavo quante lettere – e quante storie – ci fossero passate dentro… e mi perdevo nella fantasia di milioni di mondi possibili. A questo ricordo è profondamente legato il romanzo In Asia, di Tiziano Terzani, che mio padre ha letto più volte e lasciava appoggiato lì, sul sacco. Sulla copertina c’era una scritta verde: ASIA. La mia protagonista non poteva chiamarsi diversamente.

Zanna e i Nirvana

La lettura del romanzo è scorrevole, mai noiosa e ricca di dettagli, tanto che pare di vivere l’estate nel paesino toscano insieme ad Asia. Quanto di autobiografico c’è nelle avventure di “Zanna”?

Per riprendere le parole di uno scrittore molto più famoso e autorevole di me: Zanna c’est moi. Citazioni famose e pose a parte, è vero: Zanna è sempre stato il mio soprannome, e io da piccola ho passato le estati in un paesino toscano, ma questo è tutto quello che c’è di autobiografico. Per quanto il “mondo ordinario” di Asia – la noia dell’estate, la musica sparata a tutto volume, la voglia di scappare e l’amore folle per la bici – sia il mio mondo personale, tutto quello che le succede in ‘La stagione più crudele’ è inventato.

Diciamo che avrebbe potuto essere una delle avventure che avrei voluto vivere quando ero piccina, ma che – per fortuna – non mi è capitata. Le mie erano estati piene di niente, e adesso ringrazio per tutte quelle ore spese a immaginare e a costruire mondi di fantasia: mi sono davvero molto utili!

Asia e i Green Day

La musica di Asia è quella di Kurt Cobain, all’inizio, per poi diventare prettamente quella dei Green Day. Perché questa scelta? Quali musicisti ascolti?

‘La stagione più crudele’, anche se non è detto apertamente, è ambientato negli anni 90, in un decennio che io ho vissuto solo nell’ultima parte (essendo nata alla fine degli anni 80) ma che mi affascina e che mi è rimasto addosso tramite la musica: i Nirvana sono stati il mio “portale” per ricordare quell’età e per trovare gli anni giusti a cui questa storia appartiene.

Il passaggio di Asia dai Nirvana ai Green Day, poi, è un percorso che io ho vissuto varie volte: ci sono delle band che si legano a delle stagioni particolari e quando queste finiscono, per un po’, ho bisogno di prenderne le distanze, perché quelle canzoni sono dense di emozioni che non voglio più provare. Secondo me Asia tornerà ad ascoltare i Nirvana, ma passeranno un po’di anni: ha bisogno di trovare la giusta distanza per non farsi sopraffare dai ricordi.

Viaggiare attraverso la letteratura

Se dovessi definire la letteratura con una frase, cosa diresti? Cosa è la letteratura per te?

Una macchina del tempo. Per me leggere e scrivere è un modo di viaggiare nello spazio e nel tempo: attraverso la scrittura posso rivivere delle sensazioni e dei momenti della mia vita, che altrimenti scivolerebbero via. Scrivere mi permette di cristallizzarli sulla pagina e tornare lì più volte per ricordare che effetto fanno.

Leggere, poi, è ancora più piacevole, perché attraverso i ricordi e le suggestioni altrui sono in grado di vivere tantissimi luoghi e situazioni diverse senza dovermi muovere. In un periodo come questo, la lettura può essere davvero la porta di accesso a mondi che altrimenti non potrei raggiungere.

Chiara Deiana e i ‘bambini’ delle storie

Hai degli autori di riferimento?

Assolutamente sì, e per citarli tutti mi ci vorrebbe un altro romanzo! Sono un’avida lettrice e succede spesso che ciò che leggo mi rimane attaccato addosso, tanto che a volte mi domando se quello che ricordo sono eventi che ho vissuto io in prima persona oppure qualcosa che ho letto nei libri che ho amato.

Nel mio Olimpo personale ci sono sicuramente Stephen King, Simona Vinci e Niccolò Ammaniti: tre autori che, secondo me, hanno saputo raccontare i bambini come pochi altri. Ma ho un debito enorme per tantissimi altri “bambini” letterari, e tra questi c’è Scout di Il buio oltre la siepe, di Harper Lee. E ancora altre autrici e autori come Shirley Jackson, Mary Shelley, Enrico Brizzi, Fabio Genovesi, Rodrigo Hasbún… E potrei continuare a lungo, perché la mia passione per le storie nasce prima di tutto da quelle che leggo.

Il futuro dopo ‘La stagione più crudele’

Chiara, questo è il tuo primo romanzo, edito da Mondadori; ne seguiranno altri?

Ancora non ho un prossimo progetto di scrittura, ho bisogno di lasciar andare il mondo che ho raccontato ne La stagione più crudele prima di riuscire a pensare a qualcosa di nuovo. E devo ammettere che questo distacco si sta rivelando più difficile di quello che immaginassi. Io e Asia siamo state insieme a lungo, trovare la sua voce non è stato semplice e adesso il pensiero di rimettermi alla ricerca è allo stesso tempo spaventoso ed eccitante – come ogni sfida. Tutti dicono che il secondo romanzo è il più difficile e ancora non ho avuto il coraggio di gettare lo sguardo al di là del primo.

La cosa che so per certo è che prima di tutto ho bisogno di leggere moltissimo, di cercare nuovi stimoli e nuovi modi di raccontare: devo fare il pieno di parole prima di potermi rimettere sulla pagina. Ma so che in questo percorso non sono sola, ci sono tante mani che mi sostengono e fanno sbocciare le idee che propongo: se dentro questo romanzo ho lasciato un branco, in Mondadori ne ho sicuramente trovato un altro.

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