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La ‘svolta’ a Castel Romano, i primi rom trasferiti nelle case popolari: «Precedente importante, pronti altri ingressi»

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L’atavica vicenda del campo rom di Castel Romano si arricchisce di un ulteriore capitolo. Secondo l’Ordinanza del 12 febbraio scorso firmata dalla Raggi, dopo diversi rinvii, per le  persone dell’area F del “villaggio” di Castel Romano non restava che lo sgombero imminente come ultima soluzione volta al «ripristino delle condizioni ambientali, igienico sanitarie a tutela della salute pubblica».

Ma i rom, come ampiamente documentato dalle nostre inchieste, sono sempre stati chiari: «Non ce ne andiamo se prima non ci assicurano un alloggio, una vera casa». Ebbene, dopo aver superato per l’ennesima volta la deadline fissata dall’altrettanto ennesima ordinanza di sgombero oggi qualcosa sembra essersi mosso.

Sì perché 15 persone sono state inserite all’interno di abitazioni dell’edilizia residenziale pubblica. E per altre sono previsti ingressi imminenti. A renderlo noto è l’Associazione 21 luglio in una nota stampa di poche ore fa. 

Il caso sgomberi

Secondo le intenzioni del Comune di Roma l’area F di Castel Romano doveva già essere sgomberata il 10 settembre scorso. Per scongiurare tale azione, Associazione 21 luglio, ravvisando un comportamento discriminatorio delle autorità capitoline, si era rivolta alla Commissione Europea e all’Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il 31 agosto gli abitanti dell’insediamento, in una manifestazione organizzata in Campidoglio e supportata da Associazione 21 luglio, avevano presentato pubblicamente la loro proposta in una missiva indirizzata alla sindaca Virginia Raggi: «L’idea – veniva riportato nella lettera – nasce leggendo con attenzione la Memoria di Giunta n.38 da lei firmata il 9 luglio 2020 dove, parlando di noi, prevede per il nostro sostegno all’abitare la misura della “riserva ERP del 15% degli alloggi”. Trenta delle nostre famiglie hanno già fatto domanda di “casa popolare” e questo strumento, già praticato con successo dalla Giunta leghista di Ferrara quando, lo scorso anno, ha dovuto chiudere un campo rom, consentirebbe semplicemente, senza corsie preferenziali e in maniera assolutamente legale di accelerare il nostro accesso negli alloggi dell’edilizia residenziale pubblica. Molte delle famiglie residenti potrebbero così uscire dall’Area F di Castel Romano da subito, entrando, come è nel loro diritto, in una casa popolare».

Campo rom di Castel Romano: l’ultima ordinanza della Raggi

E arriviamo così all’ultima ordinanza del febbraio scorso. Il testo riguarda 116 persone – di cui 56 minori – che occupano l’Area F (secondo l’Ass. 21 luglio sono invece 70, ndr), ovvero una delle parti più degradate del campo e l’Area ex Tor Pagnotta, cioè le roulotte situate nella parte abusiva.

Il documento a firma della sindaca era stato notificato il 24 febbraio e, da quel giorno, i destinatari avrebbero dovuto avere una settimana per lasciare loro abitazioni. Questo significava, almeno teoricamente, che le due aree dovevano essere sgomberate il 2 marzo, cosa che chiaramente non è avvenuta nemmeno a fronte della frana che giorni fa ha reso inagibili alcuni nuclei abitativi (e non avverrà a stretto giro ma su questo non c’era alcun dubbio). 

Oggi dunque la notizia che i primi residenti stanno lasciando il campo – il numero è ancora molto esiguo – e forse altri si aggiungeranno a breve. Un’altra alternativa che potrebbe “allettare i rom” tra quelle proposte dall’amministrazione capitolina potrebb essere una sistemazione temporanea in appartamenti condivisi (due famiglie per abitazione), che consentirebbe loro di mantenere il punteggio acquisito nelle graduatorie per una casa popolare, oltre che di usufruire, al momento dell’assegnazione dell’alloggio, del contributo per l’affitto previsto dal ‘Piano rom’. Ma anche qui le resistenze non mancano.

Il modello Ferrara applicato a Roma

Ad ogni modo l’esperienza a cui facevano riferimento i manifestanti l’estate scorsa era quella praticata nella città di Ferrara. Nel settembre 2019, l’Amministrazione a guida leghista infatti, dovendo sgomberare lo storico campo rom di via delle Bonifiche, aveva requisito appartamenti dell’edilizia residenziale pubblica per trasferire alcune famiglie avvalendosi della “riserva” garantita anche all’Amministrazione estense per le particolari fragilità sociali a rischio sgombero.

La Giunta Raggi, accogliendo la proposta delle famiglie dell’area F e replicando su Roma il modello di intervento praticato a Ferrara, ha quindi optato, come previsto dall’art.13 del Regolamento della Regione Lazio n.2 del 20 settembre 2020, attingendo dalle “riserve ERP” a sua disposizione per iniziare il collocamento delle sole famiglie firmatarie del “Patto” e poste in un’area che sarà presto liberata.

Per Associazione 21 luglio, che auspica che il processo di inserimento nelle case popolari possa interessare tutti i residenti, senza scrematura, si tratta comunque di un precedente di estrema importanza. Secondo il presidente Carlo Stasolla “il tramonto della stagione dei campi rom a Roma sta diventando una realtà. Quello della vicenda dell’area F di Castel Romano è un fatto straordinario soprattutto per il precedente che crea. A Roma da oggi in poi ogni minaccia di sgombero dovrà scontrarsi con una legittima domanda: ‘Perché non fare come la giunta leghista di Ferrara o come la Raggi con i rom di Castel Romano? La legge lo consente’. Tutto ciò, grazie all’attivismo e all’impegno mostrato dalle famiglie rom nel proporre dialogo e soluzioni di buon senso che questa Amministrazione ha iniziato a recepire».

 

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