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Latina, sospesi altri 5 medici perché non vaccinati: salgono a 14 i sanitari no-vax

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allame asl

Sono 5 i nuovi medici sospesi a Latina perché non si sono voluti vaccinare. Non hanno addotto nessuna valida motivazione di salute. Anche un operatore sanitario si sarebbe rifiutato di sottoporsi al vaccino anti-covid. Sono state pubblicate due delibere in merito sull’Albo Pretorio della Asl. I 6, perciò, resteranno a casa senza retribuzione fino al 31 dicembre. Sale così a 14 il numero totale di personale sanitario sospesi nella sola provincia di Latina. Ricordiamo che, attualmente, si sta valutando per rendere obbligatoria la terza dose per tutti gli operatori sanitari. Ci domandiamo se, nel caso questo provvedimento verrà adottato, aumenteranno ancora i rifiuti e, perciò, le sospensioni.

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Rifiuto dei medici: il “peso” della decisione

Medici, infermieri e chiunque altro lavori nel campo sanitario sono esseri umani e perciò soggetti ai medesimi timori e paure degli altri. Tuttavia, data la loro delicata professione, ci si domanda anche quanto le loro singole decisioni possano avere ripercussioni sugli altri cittadini. Ricordiamo che in Italia sono ancora molte le persone che non hanno voluto sottoporsi al vaccino, chi perché contrario a prescindere chi perché spaventato e dubbioso da un qualcosa di “nuovo” e timoroso delle possibili ripercussioni future.

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Medici «No Vax», le parole dei cittadini

Ma «se i medici sono i primi a non vaccinarsi, che sicuramente ne capiscono di più di me che non so nulla di medicina, perché dovrei farlo io? Allora, forse, c’è davvero qualche rischio di cui non sono a conoscenza», afferma una cittadina interrogata dal Corriere della Città proprio sull’argomento. Precisa di essere regolarmente vaccinata, ma, comunque, di capire i timori che si possono avere. «I medici dovrebbero darci sicurezza in un momento del genere. Dovrebbero farci sentire al sicuro e, in questo modo, non lo fanno», continua. E la sua non è la prima voce al riguardo, molte altre le persone che, sui social o dal vivo, manifestano le stesse titubanze. Le decisioni del personale sanitario, quindi, non “peserebbero” solo sulla loro persona, ma anche, indirettamente, su quella di molti altri “normali” cittadini.

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