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Lazio zona rossa: la foto di Camilla, ristoratrice di Ostia, diventa il nuovo simbolo della crisi

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Ostia, la ristoratrice romana esasperata

Si chiama “zona rossa”, ma è a tutti gli effetti una sorta di lockdown. Dopo un anno, tra Governi che cambiano e Dpcm che si rincorrono, la maggior parte degli italiani si ritrova di nuovo chiusa in casa. Alla prese con aperture e chiusure a singhiozzi, crisi economica che pesa e migliaia e migliaia di attività sul lastrico. Questa mattina l’Italia si è svegliata quasi tutta “tinta” di rosso e ai cittadini si sta chiedendo di fare l’ennesimo sforzo perché il virus avanza, non fa distinzioni e sta continuando a travolgere (e stravolgere) la vita di tutti. “Chiudiamo ora per ripartire il prima possibile”, “Sacrifici ora per ritornare alla normalità“. Eppure la normalità, quella che da tempo ci sembra un’eccezionalità, pare stia facendo fatica a riprendersi il suo spazio. E alle parole non seguono i fatti. Se non quelli che si traducono in “chiusure e saracinesche abbassate“. Ancora una volta. Ancora a distanza di un anno. 

Lazio in zona rossa e l’immagine della ristoratrice che fa il giro del web

Di immagini di infermieri e medici stanchi, con visi segnati dalle mascherine di protezione, in questi oltre 365 giorni ne abbiamo viste tante. Le abbiamo condivise, abbiamo elogiato gli “eroi” dai camici bianchi e abbiamo cercato di immedesimarci in chi da tempo lavora in prima linea contro il Covid. Ma ci sono anche altri “eroi”, quelli che con tanti sacrifici hanno inseguito un loro sogno, hanno aperto un’attività e che ora – per via delle restrizioni – devono restare chiusi. Ristoratori, gestori di palestre e piscine, lavoratori del mondo dello spettacolo e del turismo, migliaia e migliaia di italiani con storie diverse alle spalle, tutti legati dallo stesso destino.

E la foto di Camilla, una giovane ristoratrice di Ostia, sta facendo il giro del web. Un’istantanea emblematica pubblicata sui social che ben riassume i sentimenti e le paure di chi non può lavorare. Camilla è nella sua cucina, inginocchiata, con il viso tra gambe. E’ in silenzio, la foto non può parlare ma il suo grido di aiuto “si sente”.  Gli occhi non si vedono, ma non è difficile immaginare come la giovane possa sentirsi. E se è vero che la battaglia ancora non è stata vinta e che la salute è al primo posto nella scala delle priorità, è altrettanto vero che alle chiusure devono corrispondere degli aiuti. Dietro ogni ristorante, ogni bar, ogni palestra, ci sono lavoratori e intere famiglie che continuano a lottare e a sperare che prima o poi “andrà tutto bene”. Ci sono giovani come Camilla che stanno inseguendo una passione e che stanno cercando di crearsi un futuro. 

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