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Metro Anagnina: il tentato suicidio di cui nessuno parla

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Vagone Metro A linea sospesa per un cane in galleria

Martedì 15 maggio 2018 una ragazza, di circa 25-30 anni, ha deciso di togliersi la vita. Così, si è stesa sui binari aspettando che un treno ponesse fine alle sue sofferenze. Intorno alle ore 15:00-15:15 quel treno è arrivato, passando sopra il suo corpo inerme e paralizzato, nella stazione Anagnina della metropolitana (linea A). Una volta arrestato il mezzo, un gruppo di passeggeri in attesa sulla banchina si è accorto della ragazza, chiamando subito i soccorsi che non hanno tardato ad arrivare. Gli addetti ai lavori della metropolitana e un paio di ufficiali si sono subito messi all’opera per mettere in salvo la donna e accertarsi sul suo stato di salute. Una volta sdraiata a terra la ragazza è rimasta inerme, sotto evidente stato di shock, ma è viva. Ha i capelli spettinati e il giubbino pieno di graffi, ma fortunatamente non ha riportato gravi danni dall’incidente.

Il servizio della metropolitana è – giustamente – rallentato, e una folla si forma intorno alla donna, che continua a non reagire. I soccorritori le parlano, la spronano a rispondere, ma in un primo momento lei non ne vuol sapere di muoversi. Dopo circa trenta minuti la donna si riprende, si alza sorridendo e se ne va. Tutto torna tranquillo nella stazione, e dopo qualche ora l’episodio viene dimenticato da quasi tutti. Solo una testimone, Alice, ha deciso di raccontare questa storia su un social network:

«Ieri una ragazza ad Anagnina si è buttata sui binari. Però ci si è messa proprio in mezzo in mezzo, in modo tale che il treno quando è passato non l’ha trinciata. Io aspettavo di tornare a casa, quando ho sentito il treno da poco ripartito fermarsi di botto, poi qualcuno ha ordinato a tutti di andare sull’altra banchina. Ma non capivo perché. Gli agenti sembravano molto preoccupati, cosí mi preoccupo anch’io e mi avvicino alla coda del vagone, che si era appena arrestato. Vedo tre persone infilarsi sotto il treno e sparire, poi come un serpente da sotto i sassi estraggono la ragazza, e la portano a sdraiarsi sull’altra banchina. Era immobile, ma niente sangue. Suicidio. Tentativo di. Un uomo le urla addosso “Non devi morire” mentre lei è inerme a terra. E mi suona come lo schiaffo che si dà al neonato immobile. Come un pesce fuor d’acqua ha ripreso a respirare bagnata dalla morte pestata a sangue dalla vita. La vita ti aspettava intorno, amore mio. Eravamo tutti lì con te. C’è chi ha pianto e nemmeno ti conosceva. Pensa a quanto è potente la vita. Hanno detto che sorridevi quando poi ti sei alzata. Spero ti alzerai sempre sorridendo».
[da un post Instagram di alice_deep_red]

Fortunatamente la tragedia non si è verificata quel martedì pomeriggio, ma ha lasciato comunque l’amaro in bocca ai presenti e a chi è venuto a conoscenza dei fatti. Perché una vita che si spezza è di per sé una tragedia, ma assistere a un macabro spettacolo come questo, sapendo quanto evitabile esso sia, fa rabbia. Basterebbero delle misure di sicurezza banali – e già adottate da costruzioni nuove come la linea C della metropolitana – come delle porte fisse a ogni banchina, per rendere questo tipo di gesto se non impossibile, quanto meno arduo da compiersi.

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