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Napoli-(Roma)-Pomezia-Torvaianica: storia di una processione. Perché tutto è così inadeguato?

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Partenza da Napoli, come d’abitudine. Faccio il biglietto per Roma. Quando me ne accorgo, mi si illuminano gli occhi e non mi sembra vero: il treno su cui sono salito ferma anche a Pomezia. Solitamente, e non se ne comprende il motivo, i treni di lunga percorrenza, a Pomezia, sono solo di passaggio ma non vi fanno sosta. Così sei costretto ad allungarti a Roma, sperare di beccare una coincidenza e, infine, prendere un treno che faccia esattamente la stessa tratta, ma di percorrenza più breve e in direzione opposta. In questo modo, dopo aver perso circa un’ora per percorrere appena 25 km, puoi tirare un sospiro di sollievo e dire di essere arrivato sano e salvo nella Terra Promessa. (Quante gioie può dare la semplice fermata di un treno, eh?). In ogni caso, arrivato in Terra Promessa, cominci a farti il segno della croce: con un autobus ogni ora, in un’(altra)ora, se tutto va bene, sei in centro città (l’autobus parte dalla stazione di Santa Palomba, fa il giro per Ischia, un paio di fermate sulla costiera amalfitana, per poi riprendere via dei castelli romani e fermare su via Roma). Quindi, ricapitolando: un’ora per percorrere 25 km (stazione Termini – stazione Pomezia) + un’ora di attesa + 45 min per percorrere 10 km e arrivare in centro. Nel caso in cui, come me, doveste andare verso il mare, allora si aprirebbe il capitolo “croce con la mano sinistra e ave Maria in aramaico”. In quel caso, infatti, dovreste cambiare autobus, prenderne uno di competenza regionale (altro biglietto, altro costo, altro tempo), pregare che non si rompa e arrivare fino in fondo con le braccia aperte manco fossero gli ultimi 10 metri dell’ultima tappa del giro d’Italia. Per consolazione, comunque, a 50 metri c’è il mare. Se non beccate l’alga e il divieto di balneazione del sindaco, può essere anche piacevole. Al netto di tutto ciò, e dopo aver realizzato che è già passata un’ora, mi chiedo: come fa una città di quasi 70 mila abitanti, confinante con la capitale d’Italia, con chilometri di costa, che muove almeno il triplo in termini di visite (tra lavoratori, studenti, turisti), a garantire una buona qualità della vita ai suoi cittadini? 

Perchè per venire al mare, un romano o un castellano dovrebbe preferire Torvajanica ad Ostia e Fregene? Perché uno studente universitario dovrebbe prendere il treno e non l’auto (dando per scontato che possa permettersi il costo di un’auto)?
Perchè in una città dell’hinterland milanese si impiegano 20 minuti per percorrere esattamente gli stessi chilometri e raggiungere il centro città? Come si fa a placare la rabbia di chi, quotidianamente, ha perso anche la voglia di farsi il segno della croce (sia esso con la mano destra che con quella sinistra)? Come si fa a chiedergli “comprensione” se solitamente chi si trova in questa situazione ci sta perché non ha le capacità economiche per fare diversamente?

Sarebbe troppo facile, con questo semplice post, attaccare l’amministrazione comunale. Trovo più interessante affidare ai nostri rappresentanti in consiglio comunale la discussione di questo tema nelle commissioni competenti. Quantomeno, cominciare a prevedere che il servizio comunale garantisca attese più consone ad una realtà come la nostra. Ora mi godo il panorama, che la prossima è Positano.

(Articolo tratto dal post su Facebook di Danilo Risi)

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