Home » News » Noemi Durini: morire a 16 anni

Noemi Durini: morire a 16 anni

Pubblicato il

Violenza sulle donne

Nell’articolo di oggi voglio raccontarvi di una giovane ragazza, all’apice della vita e della spensieratezza, piena di speranze, che voleva nutrirsi di amore vissuto con passione e istinto: come solo gli adolescenti sanno fare.

E’ di violenza sulle donne che parliamo, una furia che sembra nutrirsi di sé stessa senza possibilità di arginarne i danni devastanti, e spesso, irrimediabili.

In collaborazione con l’associazione “Senza Veli Sulla Lingua” che si adopera ogni giorno in difesa delle vittime, ho chiesto alla dottoressa Chiara Ugolini, psicologa clinica e forense, di dirci chi era quella piccola donna uccisa per mano di chi diceva di amarla. La mia interlocutrice di oggi, infatti, è entrata in casa della famiglia di Nadia.

Il racconto della psicologa 

Sono passati due anni dall’anniversario della morte della giovane Noemi Durini, avvenuta il 3 settembre 2017 per mano del fidanzato diciassettenne Lucio Marzo, al quale lo scorso giugno è stata confermata la condanna a 18 anni e 8 mesi di reclusione dalla Corte D’Appello.

Il corpo della ragazza fu ritrovato privo di vita dopo dieci giorni dalla scomparsa, sotto un cumulo di pietre nella località di Castrignano del Capo (LE), a seguito della confessione di Lucio avvenuta il 13 settembre.

Oggi vogliamo ricordare quella giovane ragazza a cui la vita è stata strappata troppo in fretta, in un modo brutale, facendo svanire tutti i sogni, le aspirazioni, le aspettative, il futuro di una sedicenne piena di gioia di vivere. Nei giornali e in televisione si è parlato e si continua a parlare tutt’ora delle dinamiche, ancora non perfettamente chiare, avvenute quella terribile mattina di settembre. Ma chi era quella bella ragazza dagli occhi grandi di cui tutti parlano?

Noemi era una sedicenne bella, solare, semplice, libera e con la battuta sempre pronta. Le piaceva scherzare, giocare, ridere insieme alla famiglia e di certo non era una di quelle che si teneva dentro le cose; anzi, ribelle e vulcanica come non mai, faceva sempre valere la sua posizione. D’altronde mamma Imma, donna forte e coraggiosa, aveva sempre insegnato alle sue figlie il rispetto e l’educazione, ma soprattutto l’indipendenza.

Noemi non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Bizzarra, alla moda, non usciva mai senza i suoi trucchi e la sua piastra! Amava cambiare il colore dei capelli e ovviamente faceva tutto da sola! Nell’ultimo periodo infatti, a suo dire, aveva sbagliato il dosaggio della tinta per capelli ed era uscita biondo platino! Ironizzava insieme alla sorella sul suo nuovo look, ma ormai il danno era fatto! Scherzava su ogni cosa. Quando Noemi non era in casa, si sentiva la sua mancanza.

La ragazza era piena di vita e di un’energia travolgente, esuberante, a volte difficile da contenere: per questo i battibecchi a casa erano all’ordine del giorno. Ma una cosa era certa, non si poteva non volerle bene, perché aveva un animo estremamente puro e buono. Sognava di seguire le orme della sorella maggiore Benedetta, che viveva e studiava a Reggio Emilia, andare via da quella piccola realtà che, per delle donne libere e curiose come loro, stava iniziando a diventare stretta. Sognavano una vita al di fuori.

Purtroppo la sua vita prenderà una strada diversa, la ragazza si fidanzerà con Lucio, un ragazzo conosciuto a scuola di un anno più grande e tutto non sarà come la piccola Noemi aveva sempre sognato. I genitori di lui cercarono in tutti i modi di ostacolare questa relazione. Lei, per la famiglia Marzo, era la responsabile del disagio del figlio che aveva subito nel giro di poco tempo tre TSO. La relazione nel giro di poco tempo divenne morbosa, non sana, fatta di dipendenza e violenza.

Noemi doveva essere “eliminata”, doveva sparire dalla vita del figlio. I due ragazzi continuavano a vedersi, a cercarsi e iniziarono le botte, le minacce, le denunce, fino all’estate del 2017 in cui Noemi decise di porre realmente fine a questa relazione. Da quel momento, due sassi lanciati da Lucio alla finestrella della ragazza per svegliarla, vestiti messi al volo e giù verso le scale che portano al cancello della casa, facendo piano per non svegliare la sorella minore e mamma Imma, che le avrebbe impedito di vederlo. Neanche il tempo di prendere il cellulare, le sigarette e la piastra da cui non si separava mai e via verso quella famosa Fiat bianca rubata a Biagio Marzo dal figlio.

Da quel momento il buio: 13 versioni fornite dal ragazzo, depistaggi, menzogne, fino ad arrivare alla terribile morte. Ancora molti i dubbi sulla vicenda, sul coinvolgimento della famiglia Marzo, sui vestiti mai più ritrovati e sulle dinamiche dei fatti. Da quel momento tutto si è fermato. Nulla è stato più come prima, manca Noemi, manca tantissimo.

La sua anima e la sua energia continueranno a vivere nella mente e nel cuore della famiglia. La casa è ricoperta di foto del piccolo angelo. Perché di foto ne aveva molte! Noemi amava farsi i selfie, sempre perfetta, truccata e sorridente. La sua bottiglia dell’acqua è ancora per terra, vicino al letto, la libreria è ricoperta dai suoi quaderni, libri di scuola, pupazzi. La casa è piena di lei. Lei che rimarrà per sempre nella mente e nel cuore di tutti, come rimarrà il suo post del 23 agosto 2017 in cui scriveva:

Non è amore se ti fa male.

Non è amore se ti controlla.

Non è amore se ti fa paura di essere ciò che sei.

Non è amore se ti picchia.

Non è amore se ti umilia.

Non è amore se ti proibisce di indossare il vestito che ti piace.

Non è amore se dubiti della tua capacità intellettuale.

Non è amore se non rispetta la tua volontà”.

Oggi la famiglia combatte con un dolore troppo grande da sopportare, un vuoto impossibile da colmare e tanta rabbia. Il piccolo angelo adesso è in cielo e ci insegna che questo non è amore.

 

In Italia l’associazione no-profit “Senza veli sulla lingua”, fondata a Milano (ma con diversi sportelli d’ascolto in diverse regioni d’Italia, tra cui il Lazio con Roma e la Toscana con Prato) dall’avvocato Ebla Ahmed nel 2013, si occupa di contrastare la violenza di genere in tutte le sue forme e manifestazioni, offrendo una serie di sevizi gratuiti alle vittime di violenza. La responsabile sul territorio romano è l’avvocato Adalgisa Ranucci ed insieme al suo team composto dalla Dott.ssa Allegra Cascinari, dalle psicologhe, la Dott.ssa Chiara Ugolini, la Dott.ssa Elisa Avalle, la Dott.ssa Sabrina Rodogno, dall’avvocato penalista Maria Cristina Ciace e dalle giuriste Federica Perpignano e Roberta Catania offrono assistenza psicologica, consulenza legale, assistenza fiscale, consulenza sul lavoro, formazione e progetti nelle scuola (violenza di genere, bullismo, cyberbullismo).

Via Ancona 20, Roma 00198

Tel: 3286717062

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it

Vi aspetto.

Dott.ssa Sabrina Rodogno

Psicostress

 

Impostazioni privacy