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Nuovo lockdown a fine gennaio 2022? Il parere degli esperti dopo l’aumento dei casi

Pubblicato il
Colori Regioni dal 28 febbraio 2022

I contagi aumentano e il Governo, con l’ultimo decreto, ha cercato di mettere a punto nuove misure e ulteriori restrizioni per arginare la diffusione del virus (e della sua variante Omicron). Obbligo vaccinale per gli over 50, Super Green Pass esteso a moltissime altre attività. Regole che, però, potrebbero non bastare, al punto che c’è chi parla addirittura di un nuovo lockdown a fine del mese. Una chiusura totale, in ‘vecchio’ stile, per allentare la curva dei positivi, che in questi giorni in Italia sono in aumento. 

Nuovo lockdown a fine gennaio 2022?

A parlare di un possibile nuovo lockdown è stato Giovanni Leoni, vicepresidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurgi e degli Odontoiatri che, in un’intervista rilasciata a Fanpage, ha dichiarato: ‘Se la situazione diventa critica e la pressione ospedaliera sale oltre il limite di guardia non è escluso un lockdown vecchio stile. Il distanziamento sociale drastico è una delle poche misure che alla fine interrompono il contagio”. Insomma, per Leoni, l’unico modo per contrastare la diffusione del virus è ‘chiudere’, scenario che il Governo sta cercando di non prendere in considerazione. Perché questo significherebbe solo aumentare la crisi economica di imprenditori, commercianti, intere famiglie, che da anni stanno cercando di andare avanti. Con non poche difficoltà. 

L’allarme 

Il dottore ha poi parlato della situazione degli ospedali in Italia. “In Veneto è già arrivata la disposizione per l’interruzione delle attività non urgenti analogamente a quello che è già successo mesi fa. Per quanto riguarda l’attività chirurgica sempre nel Veneto vanno avanti ancora quelle oncologiche, poi tutte le altre patologie devono essere specificate come “urgenze” relative o prioritarie. Questo perché bisogna preservare i letti di rianimazione per quanto riguarda la patologia Covid”. E ancora, “Purtroppo noi sappiamo che già prima della pandemia i letti in terapia intensiva in Italia erano molto risicati, circa 5mila, poi sono stati portati a circa ottomila ma il numero degli anestesisti dipendenti, nonostante i vari concorsi, è stato aumentato solo del 5%. Ciò vuol dire che ci sono sempre gli stessi medici che però seguono più posti letto. Stesso discorso per gli infermieri: aumentano i letti ma il personale è sempre lo stesso”. 

Per Leoni la soluzione è una: “Se la situazione diventa critica e la pressione ospedaliera sale oltre il limite di guardia, e lo vedremo credo nei prossimi 10/15 giorni, non è escluso fare un lockdown vecchio stile, mirato in certe situazioni più critiche. Tutti a casa e tutto chiuso. Come ci ha insegnato la Cina ma anche il caso di Vo’ Euganeo, alla fine il distanziamento sociale drastico è l’unica misura che interrompe il contagio. Dobbiamo tornare a questo? Noi abbiamo aperto, Draghi ha detto no alla Dad come sta facendo il resto d’Europa, d’accordo. Ma vediamo come va la situazione negli ospedali. Strutture e medici sono stressati da tamponi e certificazioni, che si sommano all’attività ordinaria. E lasciare a casa la gente e non fare gli screening ha dimostrato scientificamente che sono aumentati i casi di tumore scoperti tardi, che è il contrario di quello che fa la medicina moderna, cioè la prevenzione”. Con l’augurio, però, che non si torni indietro e che la pagina brutta del lockdown sia ormai parte del passato. 

 

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