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Omicidio Cerciello Rega, la lettera dei genitori di Elder: «Speriamo che la verità venga fuori»

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Inizia il 10 febbraio il processo di appello per l’omicidio del carabinieri Mario Cerciello Rega. Il vicebrigadiere dei carabinieri è stato ucciso il 26 luglio del 2019 con undici coltellate, di cui risultate fatali. I colpevoli dell’atto sono due americani condannati all’ergastolo: Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth. Nonostante la condanna gli avvocati della difesa sono ricorsi in appello. “Speriamo che la verità di quanto accaduto realmente quella notte venga fuori”, così affermano i genitori di Elder. Aggiungono, poi: “Adesso l’appello è in mano alla giustizia italiana. Siamo fiduciosi che verranno portate alla luce le anomalie e le molte informazioni sbagliate emerse nel processo di primo grado, ma di questo se ne stanno occupando gli avvocati. Speriamo che la verità di quanto accaduto realmente quella notte venga fuori”

Omicidio Cerciello Rega: cosa accadde il 26 luglio 2019

Era la notte del 26 luglio 2019 quando il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega è stato ucciso con undici coltellate durante un’operazione chiamata “cavallo di ritorno”. Quel giorno i due americani avevano acquistato della droga, tuttavia non erano rimasti soddisfatti. Hanno così derubato lo spacciatore, portandogli via il suo zaino e chiedendo dei soldi per renderlo. Il pusher si è così rivolto ai carabinieri: Cerciello e il suo collega Andrea Varriale si sono recati all’appuntamento. E’ a quel punto che è successa la tragedia: Elder ha afferrato un coltello e colpito per ben undici volte il militare. Due colpi sono risultati fatali. Mentre Elder è stato l’esecutore, a dirigere tutto c’è stato Hjorth. Lui ha deciso di acquistare la droga, ha ordito il furto e sua è stata la decisione di non soccorre il carabinieri dopo averlo colpito. E sempre lui ha nascosto l’arma del delitto.

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