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Omicidio Marco Vannini, rivelazioni choc a Le Iene: chi sparò davvero?

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marco vannini
Sono rivelazioni davvero choc e inedite, quelle che questa sera sono andate in onda a Le Iene. Nel programma di Italia 1 Giulio Golia intervista un amico dell’ex comandante dei carabinieri di Ladispoli, Roberto Izzo: “Il mio amico mi ha confidato di essere stato lui a consigliare a Ciontoli di accusarsi, per non mettere nei guai il figlio Federico”.

Ma ecco cosa riporta la pagina ufficiale del programma, di cui poi riportiamo il video.

Questo il testo dell’articolo de Le Iene.

L’ex comandante dei carabinieri di Ladispoli, Roberto Izzo, da quanto racconta il nostro testimone, avrebbe saputo che a sparare a Marco Vannini sarebbe stato il figlio di Antonio Ciontoli, Federico. Sempre secondo il nostro testimone, sarebbe stato lui a suggerire al padre di prendersi la colpa.

Il nostro testimone è Davide Vannicola, amico di lunga data di Roberto Izzo, al quale l’uomo si sarebbe confidato tempo dopo la morte di Vannini raccontando anche del suo ruolo nell’attribuzione di responsabilità da parte di Antonio Ciontoli.

Le nuove rivelazioni, clamorose se fossero confermate, getterebbero nuova luce sula morte di Marco Vannini, il ragazzo di appena 20 anni deceduto la notte del 18 maggio 2015 a seguito di un colpo d’arma da fuoco esploso a Ladispoli in casa della sua fidanzata, Martina Ciontoli. Per la sua morte è stato condannato in Appello Antonio Ciontoli, a 5 anni per omicidio colposo.

Sempre Vannicola racconta un altro elemento che, se fosse vero, sarebbe clamoroso: subito dopo lo sparo, e prima delle due chiamate fatte ai soccorsi, Antonio Ciontoli avrebbe telefonato al comandante Izzo, dicendogli che i suoi familiari “avevano fatto un casino”.

Giulio Golia va da Roberto Izzo, per sentire la sua versione sulle dichiarazioni di Vannicola. Lui nega tutto. “Non ho mai parlato con Ciontoli prima dell’unica telefonata che mi ha fatto e che è stata effettuata all’1 e 18 di notte ed è stata già messa agli atti”.  
All’omicidio Vannini abbiamo appena dedicato un intero Speciale Iene

Guarda qui il video

Con Giulio Golia e Francesca Di Stefano abbiamo affrontato tutto quello che non torna:  nella morte a 20 anni di Marco Vannini, ucciso da un colpo di pistola sparato dal padre della fidanzata, Antonio Ciontoli

Nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 Marco Vannini, 20 anni, viene ucciso da un colpo di pistola mentre si trova a casa della fidanzata Martina Ciontoli. Per quella morte, in secondo grado, viene condannato a cinque anni per omicidio colposo il padre di Martina, Antonio Ciontoli. Ma sono davvero numerosissime le cose che sembrano non tornare, come vi raccontiamo nello Speciale di Giulio Golia e Francesca Di Stefano che vi riproponiamo integralmente qui sopra. 

In casa quella sera, erano presenti, oltre ad Antonio e Martina, anche la moglie di Antonio, Maria Pezzillo, Federico, il fratello di Martina, e la sua fidanzata Viola Giorgini. 

Antonio Ciontoli ha raccontato in aula: “Marco era nella vasca, si stava facendo la doccia”. Il padre di Martina dice di essere entrato a prendere le due pistole che quel giorno erano custodite proprio in bagno, in attesa di essere usate durante una esercitazione di tiro.

“Marco ha riconosciuto il marsupio nel quale tenevo le armi e mi ha chiesto di vederle”, sostiene Ciontoli in un primo momento. “Con la mano destra ho estratto l’arma dal marsupio. Nel movimento il marsupio mi stava per cadere. Mettendo la mano sotto ho praticamente stretto l’arma che avevo impugnato e mi è partito il colpo. Pensavo fosse scarica”.

Una versione che un esperto balistico dice a Giulio Golia di non essere verosimile: se Ciontoli, come ha detto, non ha armato il cane, nessun colpo accidentale può essere partito mentre la pistola stava per scivolare via dalle sue mani.

La pm durante l’interrogatorio coglie queste contraddizioni e Ciontoli cambia versione: “Ho preso l’arma convinto che era scarica. L’arma non mi stava scappando, l’ho presa, l’ho impugnata, l’ho scarrellata e per gioco, per scherzo, ho fatto finta di sparare. Invece c’erano i proiettili all’interno della pistola e mi è partito il colpo”. Ma anche questa seconda versione, aggiunge l’esperto balistico, sarebbe irrealistica.

I soccorsi per Marco vengono attivati dai Ciontoli con ritardo giudicato dal tribunale “colpevole”. Perché Antonio Ciontoli parla al 118  di un infortunio nella vasca con “un pettine”? Perché gli altri componenti della famiglia non intervengono per smentirlo? Quando la pm chiede a Ciontoli perché abbia parlato di un “buchino”, invece che di un foro di un centimetro di diametro, ha detto: “E’ la prima cosa che mi è venuta in mente, non so perché gliel’ho detta. Non volevo che questa cosa uscisse, volevo farlo io direttamente al dottore”. 

Sembra anche strano che i figli e la moglie di Antonio Ciontoli, come hanno raccontato in aula, non si siano resi conto subito che si era trattato di un colpo di arma da fuoco ma abbiano parlato di un “colpo d’aria”.

“Io non avevo visto il buco”, ha spiegato il figlio di Antonio Ciontoli, Federico. “Quando sono entrato in bagno mi sembrava una pressione del dito”.

Altri due aspetti sembrano non tornare in questa vicenda: gli spostamenti delle pistole di Antonio quella terribile sera, pistole per cui il suo porto d’armi era scaduto da due anni e la testimonianza di una vicina di casa (mai sentita dagli inquirenti) che racconta che quella sera la macchina di Antonio non sarebbe stata parcheggiata al solito posto in cui l’aveva messa negli ultimi 20 anni. 

E stiamo parlando soltanto dei dubbi principali. Nel video integrale qui sopra e qui sotto nelle sei parti che compongono lo speciale di Giulio Golia e Francesca Di Stefano, trovate tutta la ricostruzione completa. 

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