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Ostia, il Parco Dieci Giugno ridotto a una discarica

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Piange il cuore a vedere le attuali condizioni del Parco Dieci Giugno di Ostia, che pare essere diventato negli ultimi mesi l’ennesima discarica a cielo aperto nel territorio del X Municipio di Roma Capitale. 

Un luogo dove la situazione sembra sfuggita di mano, nonostante ci troviamo nel quadrante di Stella Polare e a pochissimi passi dalla Caserma della Guardia di Finanza lidense. 

Tra ex scuole occupate e soprattutto una mancanza di adeguata cura del verde pubblico, questo spazio sta risentendo pesantemente dell’incuria amministrativa. Nel concreto una terra franca dove chiunque può fare quello che desidera a qualunque ora del giorno, compreso scaricare rifiuti o altri materiali utili solamente a inquinare questo immenso spazio naturale del Litorale Romano. 

A pochi passi dalle recinzioni della Caserma della Guardia di Finanza situata a Via delle Fiamme Gialle, si estende qualsiasi tipo di degrado ambientale. E’ possibile ammirare sagome di scatoloni da supermercato, che purtroppo vanno a inquinare quella che sarebbe una bellissima pineta nel cuore di Ostia e dello stesso X Municipio di Roma Capitale. Scatole in cartone o addirittura cesti in legni, accatastati in valanghe di rifiuti che formano quasi una montagna per la quantità che hanno raggiunto e che nessuno a livello istituzionale si attiva per far rimuovere quanto prima. 

Ma il degrado non finisce. Addirittura in mezzo la pineta è possibile osservare i resti di elettrodomestici, che palesano l’imbarazzante stato in cui verso questo spazio pubblico. Una pineta lidense che vede al suo interno quella che dovrebbe essere una lavastoviglie o addirittura una lavatrice (la foto non aiuta a distinguere l’accessorio), palesando ben in vista anche il tubo dell’acqua in rigorosa gomma e legato intorno all’oggetto per la casa.

La cittadinanza locale è semplicemente nauseata da un simile scenario, specie nel vedere il posto della propria adolescenza ormai ridotto beceramente a una discarica abusiva. 

Foto: M. Vitelli

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