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Ardea, l’elezione di Acquarelli vista dagli “Amici di Grillo”: “Una sconfitta per il PD”

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Riportiamo l’articolo scritto dagli “Amici di Grillo Ardea” sull’elezione di Fabrizio Acquarelli come nuovo presidente del consiglio comunale.
Il Partito Democratico letteralmente si sgretola sotto gli occhi dei cittadini e vanifica tutto il lavoro dell’opposizione dando nuovo vigore ad una maggioranza che ritrova l’unità ed elegge Acquarelli alla carica di Presidente del Consiglio.
Basterebbero queste trentasei parole a scrivere la cronaca di quanto è accaduto questa sera in Consiglio comunale ad Ardea. Il 13 di Aprile è forse la prima vera giornata della primavera del 2015; la temperatura mite ed il cielo terso lo testimoniano al di fuori di ogni dubbio come è altrettanto ineluttabile che una ritrovata primavera arrida quest’oggi anche alla maggioranza che sostiene il Sindaco Luca Di Fiori.
I giorni appena trascorsi ci hanno visto testimoni di due fatti molto significativi che hanno stravolto totalmente, ed in modo manifesto, gli equilibri precari in seno al Partito Democratico di Ardea.
Il 18 Marzo scorso, per bocca dell’ex Presidente Massimiliano Giordani, il gruppo consiliare di Forza Italia chiese le dimissioni del facente funzione Antonino Abate che, sin dal giorno delle dimissioni dello stesso Giordani, ne ha assunte le funzioni; un incarico che Abate ha portato avanti con dedizione e competenza senza mai approfittare della sua posizione e mettendo puntualmente all’ordine del giorno ti tutti i consigli che ha presieduto l’elezione del nuovo presidente.
La maggioranza sconquassata al proprio interno dalle due fazione FI ed UDA in oltre 4 mesi di tempo non è riuscita ad eleggere il presidente che di prassi ed istituzionalmente spettava loro.
La richiesta di Giordani, intempestiva ed immotivata, crea confusione all’interno dello stesso Partito Democratico che con un comunicato stampa annuncia le dimissioni del presidente facente funzioni.
Le motivazioni della segreteria del partito non convincono del tutto, anzi, lasciano intravedere nei toni una netta spaccatura al proprio interno: la direzione del partito avrebbe dovuto “chiedere” ad Abate di lasciare il suo incarico e non imporlo dandone pubblico annuncio.
Abate è contrario alla decisione del suo partito di riferimento ma, torto collo, da segno di piegarsi al volere della direzione.
Il pubblico oggi presente in aula aspettava la logica conclusione di tutta la vicenda partita il giorno della richiesta di sfiducia al Sindaco con l’elezione del nuovo presidente dando per scontato il nome di Fabrizio Acquarelli e invece, ad assise non ancora iniziata, ha dovuto assistere, ma meglio sarebbe dire, ascoltare, il furioso litigio scoppiato nell’ufficio adiacente all’aula ormai piena del pubblico accorso numeroso. Le urla chiaramente distinte di Antonino Abate e di uno dei giovani dirigenti del suo partito sovrastate solo da quelle ben più alte e disperate di una giovane donna, hanno fatto letteralmente accorrere numerose persone e le stesse forze dell’ordine che, come di solito, si apprestavano a presenziare la riunione.
Non abbiamo assistito personalmente all’accaduto ma è stato subito chiaro che le tensioni accumulate in seno al PD nei giorni passati fossero sfociate tragicamente giungendo all’epilogo di una inevitabile frattura che lascia ora presagire anche altri risvolti futuri.
Quando alle 18 e 30 il facente funzioni Abate entra in aula e chiede al Segretario Comunale di procedere con l’appello, l’elettricità nell’aria si percepisce sulla pelle come quando un fulmine si appresta a cadere nelle vicinanze.
L’adunanza parte e prosegue senza incidenti per tutta la durata della discussione dei punti all’ordine del giorno che riguardavano le numerose interrogazioni presentate dai consiglieri di opposizione. Si fa notare l’assenza dagli scranni di Mauro Giordani e di Giancarlo Rossi che pur presenti in aula siedono tra il pubblico. Un’avvisaglia di presa di distanze da quanto da li a poco sarebbe accaduto ? Forse.
Quando la seduta arriva al punto di dover procedere con l’elezione del nuovo presidente i consiglieri di opposizione lasciano l’aula subito imitati dal facente funzioni Abate. Un evidente segnale politico volto a sottolineare l’incapacità della maggioranza di eleggere da sola il loro presidente in quanto priva dei numeri necessari.
Al segretario non resta che chiamare al seggio della presidenza lo stesso Massimiliano Giordani primo tra gli anziani presenti in cifra elettorale. Giordani particolarmente irritato dalla situazione lancia accuse pesanti nei confronti di Abate e subito lo segue anche il Sindaco che non perde l’occasione per accusare il consigliere PD di un vero e proprio atto di sabotaggio perpetrato con l’unico scopo di “mantenere una poltrona alla quale, evidentemente, non voleva più rinunciare”.
È bagarre in aula e concitati sono i minuti che seguono quando, quasi improvvisamente ed in silenzio, riappare tra i banchi dell’opposizione il consigliere Umberto Tantari che con la sua presenza ridà ai presenti i numeri necessari per procedere con l’elezione.
Perché Tantari sia rientrato in aula lo chiarirà in seguito, ma non del tutto, giustificando la sua decisione per porre fine alle pretestuose illazioni che la maggioranza stava lanciando nei riguardi del nipote Abate. Anche questa decisione di Tantari non è stata condivisa da tutta l’opposizione; alcuni dei consiglieri che ne fanno parte e che erano restati nei pressi dell’aula si guardavano reciprocamente con sguardi interrogativi.
Un abilissimo quesito posto dal presidente del momento Massimiliano Giordani al Segretario Comunale, costringe quest’ultima a dare una risposta che lo autorizza a procedere con l’elezione; una lettera che Abate ha nel frattempo fatto giungere al tavolo della presidenza informa che quale facente funzioni si sarebbe rifatto a quanto previsto dallo statuto comunale che consente anche al sindaco di partecipare al voto. Facendo riferimento a questo avallo, Giordani pone al segretario la domanda: “quanti sono i voti necessari ad eleggere il nuovo presidente ?” ed il segretario, giustamente, risponde “11”. Ma la domanda corretta che Giordani avrebbe dovuto porre era ben diversa e la risposta, da navigato qual’è, ben la conosceva già. Statuto e regolamento comunale richiedono entrambi la presenza dei due terzi dei consiglieri assegnati per poter procedere con il voto, ossia avrebbero dovuto essere presenti 11 consiglieri oltre il sindaco per poter votare e nonostante la presenza di Tantari non c’erano i numeri per procedere. E invece, come accadde in occasione dell’approvazione del bilancio del 2014, Giordani imperterrito procede e da inizio alle votazioni che in questo caso si effettuano con scrutinio segreto.
Gli undici presenti nelle prime due tornate di votazione lasciano che siano i soli rappresentanti di Forza Italia a votare il candidato Fabrizio Acquarelli non consentendogli in questo modo di raggiungere la maggioranza qualificata dei 9 voti necessari, voti che invece arriveranno compatti ed inequivocabili alla terza ed ultima tornata di elezione che prevede la maggioranza qualificata. Anche questo un segnale chiaro a comunicare a Forza Italia che la maggioranza c’è almeno in questa occasione ma che non si può fare a meno di UDA e NCD per mantenere in vita la consiliatura di Di Fiori. Poi tutti, e qualcuno di certo lo fa per opportunismo, si prodigano nel rallegramenti per l’elezione del neo Presidente del Consiglio Fabrizio Acquarelli.
Anche dal pubblico arriva un lungo applauso che più che a manifestare felicitazioni assume il tono del rallegrarsi per la sopraggiunta conclusione di una vicenda che ha letteralmente congelato ogni attività amministrativa per quasi 9 mesi.
Una vicenda da cui logica avrebbe voluto, vista la netta frattura che si era aperta in seno alla maggioranza e nei confronti dello stesso sindaco, che l’opposizione traesse vantaggio e credito elettorale da spendere alla prossima tornata; qualcuno perfino aveva sperato che trovassero costoro il guizzo e l’ardire di dare la spallata conclusiva che portasse alla fine la consiliatura Di Fiori.
Tutto questo non solo non è accaduto, ma inspiegabilmente in seno al PD si è dato luogo ad una interminabile sequela di errori politici fatti da dichiarazioni inopportune, interventi poco convincenti e perfino occasioni mancate, riuscendo anche ad isolare l’unico consigliere, Cristina Capraro, che imperterrita ha continuato a lavorare con correttezza e coerenza politica combattendo quotidianamente contro la pessima amministrazione che sta distruggendo definitivamente Ardea.
Una battaglia dura e lunga tre stagioni che vede infine un solo vero sconfitto: il Partito Democratico.

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