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BEGHE IN CONSIGLIO, PARLA IL SINDACO DI POMEZIA

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Arrabbiato, deluso, sconcertato. Questi i tre aggettivi che descrivono lo stato d’animo del Sindaco di Pomezia Enrico De Fusco pochi minuti dopo la chiusura, per mancanza del numero legale, della seduta del consiglio comunale di questa mattina. “Pomezia ha dei problemi seri su cui occorre concentrarsi, come la situazione economica o la Pomezia Servizi, e invece l’interesse maggiore di alcune persone è concentrato sulle poltrone, questa volta delle commissioni. Questo rasenta l’incredibile. O si cambia registro o si va tutti a casa. Se la politica non riprende ad essere una guida vera, il rischio è che l’antipolitica prenda il sopravvento”. Cosa intende? “Oggi, in consiglio, ho visto il consigliere Fabio Fucci fare delle affermazioni fuori luogo. Il suo atteggiamento, unito a quello di alcuni consiglieri di maggioranza, mi ha fatto capire che non c’è la volontà di occuparsi delle cose veramente serie, ma solo di trovare spazi personali, ed io questo non lo accetto”.  La situazione vede di nuovo l’IDV in contrapposizione al resto della maggioranza, o quantomeno al PD: un copione ripetuto? “In effetti questa storia va avanti da troppo tempo. Per questo posso garantire che, se oggi potessi scegliere, la prima cosa che farei è dimettermi”. E perché non lo fa? “Non posso perché la mia scelta coinvolge le sorti della città. In tempi diversi l’avrei già fatto, ma ora lasciare significherebbe mandare tutto alla deriva. Il Comune di Pomezia è a rischio dissesto finanziario a causa dell’impossibilità di incassare i quasi 60 milioni di euro che non ci sono stati versati dall’A.Ser – Tributi Italia, crediti reali frutto di sentenze sia dei lodi arbitrali che della Corte dei Conti.  L’arresto degli amministratori dell’A.Ser. toglie ogni speranza di recupero di queste risorse”. C’è un’alternativa al dissesto? “La stiamo cercando, mettendo a punto una serie di correttivi, uno più significativo dell’altro, puntando in particolar modo sul recupero dell’evasione fiscale”. Ma come, se non esiste una coalizione di governo solida? “E’ proprio questo il punto cruciale. Se non esiste una coalizione unita, che abbia voglia di lavorare nella stessa direzione, che anteponga quelle che sono le tematiche importanti della città e gli interessi dei cittadini alle beghe di consiglio o di partito, non si può arrivare da nessuna parte. Questo è il motivo della mia sfuriata di oggi”. Ma questa rabbia potrebbe, nonostante le sue affermazioni di responsabilità nei confronti della città, portarla a lasciare? “Il pensiero di abbandonare tutto e tutti mi viene, ma nei fatti questo potrebbe accadere solo se capissi che si vuole continuare a “tirare a campare” e che, all’interno della maggioranza, non c’è l’interesse ad attuare quel cambiamento che per me è condizione inscindibile. Adesso il PD, il mio partito, inizierà un serrato confronto sia interno che con il resto della coalizione per capire se questa esiste o no. Tutti i componenti dovranno poi sottoscrivere un miniprogramma che riguardi questi ultimi giorni del 2012 e l’intero 2013, con contenuti che rispettino le scelte amministrative fatte finora, come la costituzione immediata dell’Azienda Speciale e mettere al sicuro le casse comunali, non escludendo l’attivazione della procedura 243, il cosiddetto decreto “salva Comuni”. Se questo viene messo nero su bianco e poi rispettato si va avanti, altrimenti tutti a casa, perché così è una fatica incredibile ed inutile”.

L’intera intervista sarà pubblicata sul numero di Dicembre della versione cartacea del Corriere della Città, in distribuzione nei prossimi giorni.

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