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CONSIGLIO… O MINACCE?

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Se prima si parlava di crisi, adesso la parola non rende più l’idea. Tegola dopo tegola, il tetto appare sempre più “scrostato”, e il governo De Fusco non solo perde pezzi, ma rischia di crollare. Dopo le dimissioni a sorpresa ma non troppo presentate ieri a mezzogiorno dall’Assessore alle Attività Produttive Giovanni Fioravanti, espressione dell’IDV, che ha rimesso l’incarico ufficialmente per motivi strettamente personali ma ufficiosamente per problemi politici interni alla maggioranza, oggi, in occasione del consiglio comunale – quel consiglio tanto atteso, che da mesi, per un motivo o per un altro, non si riesce a fare – si è vista un’altra puntata della telenovela “la politica di Pomezia”.  Nonostante le condizioni per uno svolgimento tranquillo della seduta ci fossero tutte, compreso il numero legale, sin dalle prime battute, quindi ancora alle interrogazioni, si è capito che qualcosa non andava tra i componenti della maggioranza. Le dichiarazioni fatte la scorsa settimana dall’ex segretario del PD Zanecchia e le risposte date dal capogruppo dello stesso partito, Fabio Mirimich, e dal sindaco Enrico De Fusco avevano infatti lasciato un’atmosfera sospesa, come se da un momento all’altro la bolla dovesse scoppiare. E così è stato: dopo ben tre interruzioni con relative sospensioni durante le interrogazioni, hanno portato allo sciogliemento del consiglio per mancanza del numero legale, causata dall’uscita di due rappresentanti dell’IDV e da gran parte dell’opposizione. Ma andiamo per ordine. Alla terza sospensione la maggioranza si è riunita per una verifica interna. Il fine era quello di chiarire dei punti in disaccordo, il finale è stata una lite furibonda tra Marco Mesturini e Fabrizio De Lorenzi. Oggetto della disputa gli argomenti più discussi dalla politica pometina, ovvero urbanistica e finanze. De Lorenzi, reputando non corretta la discussione dei punti relativi all’urbanistica prima di un confronto tra i partiti di maggioranza, ne ha chiesto il ritiro, proponendo di concentrare l’attenzione sul problema occupazionale che sta investendo Pomezia. Proposta rifiutata categoricamente da Mesturini, il quale ha ricordato che i piani industriali sarebbero dovuti essere discussi già un anno e mezzo fa, e non ritirati per l’ennesima volta. “Stiamo andando contro le regole – ha dichiarato l’ex presidente del consiglio – i piani industriali vanno affrontati senza altri indugi”. Lo scontro è poi proseguito sullo stato delle casse comunali. “Quando il nostro assessore David Tintinago ha lasciato l’incarico, alla fine del mandato – ha dichiarato De Lorenzi – ha lasciato in cassa 24 milioni di crediti. Che fine hanno fatto questi soldi? Non dico che a giugno la situazione fosse rosea, ma c’erano fondi sufficienti per andare avanti tranquillamente fino a gennaio, pagando regolarmente i fornitori rispettando gli accordi già presi. Perché invece non si paga nessuno, arrivando addirittura al distacco dei servizi come luce e gas?”. “Perché non lo chiede direttamente a Tintinago o a chi lavorava con lui?”, ha risposto Mesturini. A questo punto il botta e risposta si è alzato di tono ed alle accuse verbali sono seguite quelle gestuali. “Mesturini mi ha provocato, facendo dei gesti con le mani”, ha raccontato De Lorenzi. “Il consigliere dell’IDV mi stava tirando un portacenere”, ha ribattuto Mesturini. I due sono stati placati dagli altri consiglieri presenti, che hanno sciolto la riunione per tornare in aula, dove però De Lorenzi ed il suo collega di partito Nicolò Barone non sono rientrati. A loro si sono aggiunti i consiglieri di opposizione: grazie anche agli assenti di inizio seduta – il sindaco Enrico De Fusco per malattia e il consigliere di Forza Pomezia Valter Valle – le defezioni di Raimondo Piselli, Romano Errico, Saverio Pagliuso e Luigi Celori del PDL, Gianni Mugnaini, Vincenzo Mauro e Maria Rotonda Russo dell’UDC, Alba Rosa di SEL e l’indipendente Giorgio Puggioni – ha costretto il presidente del consiglio Paolo Ruffini a sciogliere la seduta. Tutto finito, quindi? Neanche per sogno: De Lorenzi, vedendo scendere Mesturini, è tornato indietro e lo affrontato proprio davanti al portone d’ingresso e solo l’intervento dei presenti è riuscito a dividerli prima che succedesse il peggio.

“Evidentemente non aveva argomenti, visto che per chiarire le cose voleva mettermi le mani addosso – ha commentato Mesturini – Ma è stato meglio per lui che lo abbiano fermato”. C’era bisogno di litigare? “Per me no. Durante la riunione io ho solo detto come stanno le cose: i piani industriali, fermi da un anno e mezzo, dovevano in realtà essere discussi entro 60 giorni. Ho poi fatto notare l’errore dall’assessore Tintinago quando fu affidato alla Andreani il recupero coatto delle evasioni accertate: io sostenevo che la società dovesse essere iscritta all’Albo, ma non mi hanno voluto ascoltare. Il risultato è che il Tar ha annullato la delibera. Questo ci ha portato a perdere tempo e soldi. De Lorenzi l’ha evidentemente preso come un fatto personale, perché si è scagliato contro di me. Poi che significa dire che prima c’erano 24 milioni ed adesso non ci sono più? Se questo fosse vero, ci spiegassero lui e Tintinago che fine hanno fatto questi soldi”.

“Inizialemente ero d’accordo con quanto stava dicendo Mesturini – ha ribattuto De Lorenzi – ma quello che volevo far notare, senza fare processi a nessuno, è che da quando siamo stati rieletti non c’è più stato controllo di gestione: l’amministrazione della città va per conto suo, senza alcuna possibilità di verifica da parte nostra e senza che si sappia cosa stia succedendo. Ho quindi chiesto di fermare almeno l’urbanistica, ma la reazione è stata spropositata, e mi chiedo perché. Non accetto giudizi proprio da Mesturini: lui è quello che, prima di revocare Tributi Italia, voleva spaventarci ricordandoci dell’eventuale messa in  mora di noi consiglieri per la cifra di 40 milioni di euro. Ma né io né gli altri ci siamo fatti spaventare. Ed è anche la persona con cui ci sono stati problemi relativamente alla nomina dei revisori dei conti. Non ho quindi nessuna intenzione di prendere lezioni da lui o di spaventarmi per quello che dice o fa.  Noi dell’IDV abbiamo chiesto un chiarimento ed un confronto da più di un mese – esattamente da quando Maniscalco, noto per le sue critiche alla passata Giunta De Fusco, è stato nominato assessore alle finanze – per capire che indirizzo stava prendendo questa maggioranza, dove si sta facendo il giochino delle spaccature per inserire sempre più centristi. E’ vero che abbiamo accettato l’entrata di Forza Pomezia alle elezioni, ma almeno loro ci hanno messo la faccia sin dall’inizio, rischiando un’eventuale sconfitta. Non discuto di Maniscalco come persona, ma non accetto le modalità del suo inserimento in Giunta, avvenuto senza alcuna consultazione con i vari partiti di maggioranza, che avrebbero quantomeno dovuto poter dire la loro, vista la storia politica del neo assessore alle finanze. Il nostro è un partito di centrosinistra che vuole dialogare con il centrosinistra, non con  altri. Io sono quindi d’accordo con quanto affermato dall’ex segretario del PD Zanecchia, che vuole riportare la nostra coalizione nella sua corretta dimensione: dobbiamo guardare al centrosinistra. Per questo noi dell’IDV andremo al congresso di SEL e cercheremo di riallacciare i rapporti con  Rifondazione. Credo che questo governo sia troppo De Fusco-dipendente, e che non calcoli che l’attuale sindaco non è più ricandidabile: noi dobbiamo pensare anche al futuro, e questo sarà possibile solo ricompattando il vero centrosinistra. Dobbiamo essere già pronti per il prossimo governo: servono quindi indirizzi e comportamenti diversi da quelli attuali”.

Per completare, nell’ora di consiglio Vincenzo Mauro ha presentato le sue dimissioni da presidente della Commissione Trasparenza (dopo tutte le polemiche legate alla sua nomina…). La seduta in seconda convocazione è invece stata fissata per i giorni 20 e 21 Dicembre.

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