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I MOTIVI DELLA SFIDUCIA AL SINDACO: PARLANO I “DISSIDENTI DI MAGGIORANZA”

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Non vogliono passare per quelli che stavano “alzando il prezzo”, i consiglieri promotori delle dimissioni di massa che hanno messo fine alla “seconda era De Fusco”. Per spiegare i motivi delle loro ragioni hanno quindi indetto una conferenza stampa. “E’ con rammarico che siamo arrivati a questa decisione, visto il lungo percorso fatto con il sindaco Enrico De Fusco, contro il quale non abbiamo nulla di personale. Ma la politica ha le sue regole, che vanno rispettate  – ha esordito Fabrizio De Lorenzi – Per i cittadini sarà sicuramente difficile comprendere cosa sia realmente accaduto, ma chi ha seguito le ultime vicende dell’amministrazione sa quante difficoltà c’erano all’interno della maggioranza. Noi dell’IDV abbiamo preso una posizione non in questi giorni ma già nei mesi scorsi, quando abbiamo capito che era nell’aria un’apertura della maggioranza verso l’UDC. Abbiamo quindi, lo scorso ottobre, fatto dimettere i nostri assessori, presentando dei documenti e richiedendo un serio confronto politico, che non c’è mai stato”. Una mancanza che, secondo De Lorenzi, ha ostacolato il percorso comune, nonostante la votazione del bilancio, fatta “per non sfuggire alle proprie responsabilità nei confronti dei cittadini”. Ma allo sforzo fatto dall’IDV non è corrisposta altrettanta buona volontà da parte del resto del gruppo, visto che “qualcuno ha pensato di fare un ordine del giorno per discutere la surroga di un consigliere comunale, come se quello fosse il problema principale o la risoluzione della crisi politica pometina. Nella passata Giunta De Fusco il consigliere Alberto Gazzè si è presentato praticamente solo al primo consiglio comunale, poi non lo abbiamo più visto: perché all’epoca non è stato preso lo stesso provvedimento? Abbiamo  quindi tentato di soprassedere ad una votazione per noi assolutamente inopportuna, chiedendo che il punto venisse ritirato. Così non è stato. Noi abbiamo quindi votato seguendo quello che era la nostra idea, già palesata al resto della maggioranza, con la conseguenza che il sindaco si è dimesso”. Le colpe, per De Lorenzi, vanno ricercate nel “virus del trasformismo centrista” che serpeggiava a Pomezia, con “alcuni personaggi di centro che, malgrado perdano le elezioni, siano sempre posizionati al centro della politica pometina ed inizino  a lavorare per passare in maggioranza”. De Lorenzi si sbilancia e fa i nomi, “in modo che tutti i cittadini capiscano: il patto è stato fatto tra il presidente del consiglio Paolo Ruffini e il segretario dell’UDC Gaetano Penna e prevedeva di togliere di mezzo l’IDV, cercare all’interno dei gruppi le persone, come Cimadon o Valle, da fare fuori perché non rispondevano al loro progetto politico. Ruffini, eletto in una lista civica, cercava a tutti i costi un partito e Gaetano Penna poteva dargli la prospettiva richiesta dal punto di vista politico. Il problema erano però Valle e Cimadon, quest’ultimo eliminabile grazie alla surroga che avrebbe portato in consiglio una persona a loro più vicina”. De Lorenzi incolpa anche il sindaco, che avrebbe dovuto “porsi al di sopra delle parti”, mentre invece si è espresso a favore della linea di Ruffini. “La democrazia ha dato ragione a noi attraverso il voto, ma questo non è piaciuto al sindaco, che ha affermato – passaggio che mi ha fatto male – di essere stanco di consiglieri che non si interessano al bene della città”. Per De Lorenzi anche il documento stilato dal centrosinistra in appoggio a De Fusco contiene accuse assurde. “Si dice che non cederanno mai a ricatti o pressioni: questa accusa noi non l’accettiamo. Il nostro operato è sempre stato chiaro, abbiamo sempre cercato la mediazione, lavorando per la città nonostante gli impedimenti e l’insostenibilità finale della situazione politica. Con forte rammarico, abbiamo capito che l’unico modo per ricominciare era ridare la parola ai cittadini, visto che non esisteva più una maggioranza. Speriamo che ora i cittadini riescano ad estirpare questo virus e questa logica di potere che sta danneggiando Pomezia”. Sullo stesso piano anche l’intervento di Nicolò Barone, che ha rimarcato il ruolo “strano” di Forza Pomezia all’interno di una coalizione di centrosinistra, con “Ruffini che ha mostrato i muscoli per ottenere con la forza il ruolo di presidente del consiglio, mostrando la forza oscura del loro movimento cittadino”. “Sono dispiaciuto per le accuse che ci ha rivolto il sindaco – ha precisato Barone – perché noi abbiamo fatto il possibile per far proseguire la macchina amministrativa”. “Ogni volta che ci sono state rivolte delle accuse – ha aggiunto Luigi Lupo – abbiamo sempre risposto in modo puntuale, ma alle nostre precisazioni non sono mai seguite delle controargomentazioni che abbiano dimostrato un quadro diverso da quello da noi presentato. Il problema è che in questa amministrazione è mancato il ruolo del partito di maggioranza relativa, forse perché è stato lasciato troppo spazio ad alcuni esponenti di Forza Pomezia. Non si è mai riusciti a fare una vera coalizione, visto che c’erano alcuni elementi che sovrastavano su tutti gli altri. Abbiamo tentato di far capire al sindaco come stavano le cose: alcune volte De Fusco ha reagito positivamente facendo correggere il tiro, altre invece si è lasciato trascinare. Parliamo di dilettantismo perché non ha affrontato in pieno le problematiche, ma si è fatto guidare da suggeritori che evidentemente non davano buoni consigli”. Secondo Lupo, ormai non c’erano più le condizioni per andare avanti. “Il sindaco avrebbe dovuto capire che Forza Pomezia non era in grado di gestire neanche il proprio gruppo, quindi come poteva fungere da collante per tutta la maggioranza?”. Lupo guarda poi alle elezioni politiche e regionali. “In base ai risultati di Febbraio potremo fare un programma per il percorso di Pomezia, con tutte quelle forze politiche e civili della città che vorranno seguirlo insieme a noi”. “Le dichiarazioni rilasciate ieri dall’ormai ex sindaco De Fusco dipingono nuovamente uno scenario politico distorto e contraddittorio che maschera  la realtà – ha dichiarato l’esponente di Forza Pomezia Valter Valle – De Fusco si descrive come vittima di un complotto politico, di ricatti ed ultimatum che gli avrebbero impedito di dialogare in modo costruttivo con le forze politiche di maggioranza e, di conseguenza, lo avrebbero condotto inesorabilmente al voto di sfiducia. Gli eventi politici che hanno caratterizzato l’ultima settimana, tuttavia, forniscono un quadro decisamente differente: il consiglio comunale convocato l’8 gennaio, ufficialmente per decidere sulla proposta di decadenza  avanzata nei miei confronti, si è in realtà palesata come strumento utilizzato dal Sindaco stesso per verificare la presenza del sostegno di una maggioranza politica stabile. All’esito negativo della deliberazione consiliare De Fusco, per sua stessa ammissione, si è venuto a trovare nella impossibilità di proseguire il suo cammino amministrativo, essendo privo del necessario sostegno politico. Per tali ragioni, ha coerentemente annunciato le proprie dimissioni. Tuttavia, il paradossale voltafaccia dello stesso De Fusco –  il quale, a soli tre giorni di distanza e senza alcun ulteriore mutamento dello scenario politico, annuncia una possibile revoca delle suddette dimissioni su invito rivoltogli da alcune forze di maggioranza – deve necessariamente condurre a porsi seri e precisi interrogativi. La sfiducia promossa nei confronti di De Fusco, alla luce dei suoi comportamenti, può mai essere considerata alla stregua di un ricatto politico?”. Domanda alla quale è lo stesso Valle a rispondere. “In realtà, sarebbe forse più giusto considerarla come un atto dovuto verso chi utilizza una assemblea consiliare come strumento di misurazione del proprio consenso politico e chi, assorbito da logiche e giochi di poltrona, incurante delle regole basilari della “buona politica”, fatica a farsi da parte. De Fusco non è certamente stato vittima di alcun ricatto né ultimatum. Il voto di sfiducia espresso durante l’adunanza di ieri non vuole di certo porre in discussione, come ingiustamente sostenuto, la possibilità di instaurare un dialogo politico costruttivo, bensì vuole essere un atto volto a sottolineare l’impossibilità di governare con fermezza e comunità di intenti in assenza di una maggioranza di sostegno. Rimando inoltre al Sindaco l’accusa di scelleratezza laddove questa è intesa come volontà di conservare a tutti i costi, nel proprio ed esclusivo interesse, la poltrona occupata, visto che è stato il mancato rispetto degli accordi programmatici, costituenti la base in forza della quale gli elettori hanno prestato a noi tutti eletti il proprio consenso, a non permettere di mantenere la fiducia necessaria per il proseguo del mandato”.

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