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IL CIRCOLO PD DI POMEZIA CHIUDE: CONSIGLIERI ED ASSESSORI NON VERSANO LA “QUOTA”

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Il circolo di Pomezia del PD chiude per mancanza di fondi. Il primo partito cittadino si trova quindi in una situazione che uno dei suoi esponenti giudica quantomeno “insolita”.

“Trovo alquanto singolare – ha dichiarato Claudio Iannilli, che qualche mese fa era candidato alla carica di segretario comunale del partito – che ciò che accade all’interno del PD di Pomezia-Torvaianica non sollevi indignazione da parte degli organi che dovrebbero avere il compito di garantire la corretta vita di un partito. Eppure li abbiamo visti molto attivi quando si trattava di determinare la non elezione del segretario dell’unione comunale, mentre si dimostrano assenti quando si tratta di determinare  gli indirizzi politici e la vita interna del partito, in  modo che da una parte non ci siano violazioni di statuto o di regolamenti interni, dall’altra che venga rispettata l’etica pubblica, un tratto che è sempre stato la nostra prima fonte d’aspirazione”. Iannilli punta il dito sul capogruppo consiliare. “Che Fabio Mirimich si senta in dovere di fare una donazione al comune di una motocicletta per i vigili urbani nulla osta, anche se forse i lavoratori, gli studenti e i cittadini di Pomezia avrebbero magari gradito di più una donazione per il teatro o per una scuola o per la biblioteca: sono certo che le procedure di donazione siano state esplicitate nella massima correttezza. Ma ciò che trovo insopportabile è che si consenta di far chiudere il circolo di Pomezia per mancanza di fondi, per decisione della maggior parte dei consiglieri e degli assessori del PD di non versare la quota di solidarietà  al partito, privandolo di una risorsa importante per svolgere la propria attività tra i cittadini. E di questo il capogruppo non può esimersi dalle proprie responsabilità. Mi viene da pensare che il partito sia solo un mezzo che viene utilizzato per fini individuali, per costruirsi le giuste simpatie per sedere nello scranno più alto del comune. Ed è certo che in futuro andranno ripensati i criteri di adesione al PD e le possibili candidature, con la consapevolezza che occorre costruire un ponte tra etica e politica, perché questa implica degli obblighi e gli eletti ne hanno, nei confronti dei cittadini che li hanno votati e nei confronti del partito che li ha candidati”.

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