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POMEZIA, CONSIGLIO “INUTILE”: PARLA IL MOVIMENTO 5 STELLE

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20131025_112722 (1)Sul contestato esito del consiglio comunale della scorsa settimana, durante il quale non sono state trovate soluzioni agli argomenti sollevati, si esprime ufficialmente il Movimento 5 Stelle, attraverso un comunicato stampa che riportiamo integralmente.

“Nel Consiglio Comunale di venerdì scorso 25 ottobre, richiesto dalla minoranza, non è stato possibile discutere i primi due punti all’odg (assistenza domiciliare e istituzione commissione di indagine) perché privi della proposta di delibera. In pratica la minoranza chiedeva al Consiglio Comunale di deliberare ma senza fare…alcuna proposta di delibera. Come avevamo già detto in passato, meno male che gli inesperti eravamo noi.

In merito alla proposta della minoranza riguardante la dichiarazione da parte del Consiglio Comunale relativa alla inalienabilità del complesso denominato “Selva dei Pini”, non presente nell’odg ma inserita all’ultimo momento, si precisa che abbiamo ritenuto necessario votare contro la suddetta proposta in quanto non attuale né ammissibile. Nessun organo istituzionale comunale si è mai espresso a favore di tale possibilità (inalienabilità bene comunale), pertanto si è ritenuto inefficace esprimersi in merito. Dato che è stato comunque richiesto di esprimere un voto, è stato contrario per i motivi suddetti. Peraltro una proposta di alienazione (leggi vendita) non è stata mai neanche accennata in alcuna riunione o Commissione. In ogni caso il bilancio di previsione 2013 deve essere ancora approvato e le eventuali alienazioni dei beni patrimoniali del Comune dovrebbero comunque essere parte dell’eventuale piano di alienazione allegato. Ma questo la minoranza dei famosi esperti, evidentemente neanche lo sa. Come “chicca” finale, tale proposta (neanche corredata di nomi e cognomi ma solo di firme illeggibili) asseriva che la struttura del Selva dei Pini viene attualmente utilizzata da migliaia di cittadini. Ma scorda di dire, non sappiamo per quale motivo o forse lo sappiamo ma non lo esprimiamo, che tutti questi cittadini sono costretti a pagare ogni qual volta usano le strutture, nonostante siano di loro proprietà. E questo grazie alla situazione che hanno creato loro stessi.

Nelle discussioni generali si è tornati a parlare di caro – mensa.
L’argomento è comprensibilmente sentito dalla cittadinanza, tanto che è già stato argomento di ampia discussione nei vari luoghi istituzionali deputati allo scopo. Occorre distinguere due diversi dibattimenti: uno legato all’“aumento” del costo e l’altro alle condizioni contrattuali (vedi qualità del cibo). Per quanto riguarda il costo del pasto in realtà questo è diminuito rispetto allo scorso anno. Ciò che è cambiato è che l’Amministrazione comunale, considerato lo stato finanziario attuale, non può più garantire la quota di contribuzione erogata nel passato in egual misura a tutti. In termini semplici il costo del pasto, che ricordiamo è diminuito, è sostenuto interamente dal cittadino e per questo si ha la percezione che sia aumentato. Ciò è legato alla difficile situazione finanziaria in cui versa l’ente comunale. Non si tratta di strumentalizzare la cattiva gestione amministrativa del passato ma di un’analisi oggettiva: le casse comunali sono “vuote”. Di contro si è cercato di bilanciare questo taglio della contribuzione ampliando le fasce di utenti interessati all’esenzione parziale, proporzionalmente al reddito familiare, del pagamento del servizio. Da sottolineare che la precedente amministrazione pagava il contributo anche per chi guadagnava 40.000 euro ISEE
Per quanto riguarda la qualità del cibo, ritenuta scadente, la Consigliera Monni ha spiegato che in realtà spesso i bambini riferiscono ai genitori che il pasto stesso non è “buono”, probabilmente perché preparato con canoni diversi, dettati da principi di una corretta alimentazione, rispetto a quanto effettuato solitamente in casa, ad esempio utilizzo di poco sale e esclusione di fritti. Il cibo risulta così essere, al palato, meno saporito. Si deve quindi parlare di “sapori” diversi e non di qualità. Non dimentichiamoci che il momento del pasto non è fine a sé stesso ma va ad integrazione dell’educazione formativa. E’ anche per questo che l’amministrazione comunale non ha “imposto” l’uso dell’acqua pubblica ma semplicemente adottato una buona pratica che sarebbe opportuno seguire sempre. La qualità dell’acqua viene monitorata costantemente. Il bambino viene così educato all’utilizzo di un bene comune che è salubre e formativo e ha un impatto ambientale non invasivo, cosa che invece non avviene con l’uso delle bottigliette di plastica. Nel nuovo capitolato mensa, che sarà portato in commissione a breve, sicuramente saranno incentivate la realizzazione di centri cottura (le c.d. “cucine”) presso le scuole stesse e condizioni contrattuali migliorative del servizio.
Per quanto riguarda l’illegittimità della proroga è bene fare delle precisazioni. In realtà non si è in presenza di una seconda proroga in quanto la CNS, l’attuale ditta appaltatrice, ha sostituito la ditta Innova nel corso dell’anno scolastico 2012/2013 in surroga, dietro ordinanza del Sindaco allora in carica. La surroga non equivale a proroga. Ecco perché non si può parlare di seconda proroga ma di prima proroga effettuata dall’attuale amministrazione comunale, la quale, essendo entrata in carica l’11 giugno 2013, non ha avuto il tempo tecnico di espletare il nuovo banda di gara europeo. Poiché si è verificata la necessità di garantire il servizio, vista l’imminenza dell’inizio dell’anno scolastico, non c’era altra soluzione che prorogare il servizio”.

 

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