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Pomezia, dopo il (nuovo) via libera ad AstraZeneca l’Irbm vaccina i suoi ricercatori: «Così diamo l’esempio»

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L’Irbm di Pomezia vaccina i suoi ricercatori. Incassato il doppio via libera alla ripresa dell’utilizzo del vaccino AstraZeneca, sospeso in via temporanea e precauzionale in diversi Paesi europei, tra cui in Italia, nel Lazio è ripartita la campagna di vaccinazione. 

L’Ema ha fatto sapere perciò che “non ci sono evidenze di un’associazione ad un aumento del rischio complessivo di eventi tromboembolici. E che peraltro l’agenzia europea fa sapere che cambierà il foglietto illustrativo”. Tanto che la campagna vaccinale con il siero di Astrazeneca è ripresa ieri.

Ma come sarà assorbito dalla popolazione generale lo ‘Stop and go’ di questo vaccino, già ‘chiacchierato’ e tra l’altro esteso solo progressivamente, nel corso di questa campagna vaccinale, a diverse fasce d’età? 

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Pomezia: l’Irbm vaccina i dipendenti

Una prima risposta sulla sicurezza ed efficacia di questo vaccino l’ha fornita l’Irbm, l’azienda con sede a Pomezia che all’esordio della pandemia ha sviluppato insieme all’Università di Oxford il candidato vaccino contro il Coronavirus prima dell’intervento della multinazionale Astrazeneca, vaccinando ieri i suoi ricercatori. L’agenzia di stampa Dire ha documentato la vaccinazione nello stabilimento Irbm alle porte di Roma e ha fatto il punto con il suo Presidente, Piero Di Lorenzo.

L’intervista a Piero Di Lorenzo, Presidente Irbm Pomezia

Dopo questi ‘Stop ang go’ e ombre gettate sul vaccino Astrazeneca lei promuove questa vaccinazione sui suoi dipendenti. Che messaggio vuole mandare alla popolazione che potrebbe essere ancora dubbiosa?

«Io per primo insieme ad altri cento dipendenti ci siamo vaccinati venerdì scorso. Il giorno dopo in cui avevano bloccato nel Nord Europa le inoculazioni del vaccino Astrazeneca. Oggi abbiamo vaccinato altri cento dipendenti dell’Irbm. Il messaggio deve essere forte e chiaro. Questa gente è entrata in contatto nei laboratori collaborando alla messa a punto dello stesso vaccino, ha prodotto le dosi sperimentali e oggi è impegnata nelle validazioni dei lotti che vengono prodotti nelle manifatture all’estero».

«Quindi è gente che sa di cosa sta parlando e per questo non vedeva l’ora di vaccinarsi. Perciò alla gente voglio dire di vaccinarsi senza perdere tempo appena si ha l’opportunità, con qualunque vaccino, perché questa è l’unica possibilità di uscire da questa emergenza. In ogni caso ho già espresso qualche perplessità sulla narrazione circa l’efficacia e la sicurezza di questo vaccino e dopo che le Agenzie regolatorie si sono espresse con tanta chiarezza penso non ci sia altro da aggiungere».

Sui contratti e la fornitura dei vaccini

Non tutte le dosi arriveranno nei tempi prestabiliti nel nostro Paese. Lei come avrebbe gestito i contratti stipulati lo scorso anno e qual è una possibile ricetta oggi da mettere in campo per dare una accelerazione alla produzione e distribuzione per l’Italia?

«Non è un problema di contratti ma piuttosto della natura stessa del vaccino perché non si tratta di un prodotto di sintesi ma di un prodotto vivo. Per cui non si può determinare prima di una coltura cellulare quale sarà la resa. Si sono verificati problemi nelle colture cellulari del sito in Belgio che produce il vaccino ma quello che dobbiamo prendere atto che oggi il presidente di Astrazeneca Italia, Lorenzo Wittum, sta facendo tutto quanto è possibile per soddisfare le legittime richieste del governo italiano. Io sono ottimista».

«Vaccinarsi è fondamentale»

«Io sto bene. Per noi oggi (ieri, ndr) è una giornata importante e particolare perché abbiamo collaborato in prima persona allo sviluppo di questo vaccino ed è per questo che voglio tranquillizzare le persone. Vaccinarsi è importante e il fatto che il vaccino sia stato autorizzato dagli Enti regolatori è significativo».

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