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Pomezia: impediscono la realizzazione di un ascensore per disabili, anziana muore lontana da casa

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Una storia paradossale arriva da Pomezia. Parliamo di disabilità, della lotta per veder riconosciuti i propri diritti da un lato, e di condotte discriminatorie totalmente ingiustificabili poste in essere dall’altro. E’ questa la storia della signora Iolanda, morta a gennaio di quest’anno lontana dalla sua abitazione di proprietà situata in Via Settembrini, all’interno di un condominio. Per anni, precisamente dal 2010, la sua famiglia ha tentato invano di realizzare un ascensore – esterno alla struttura in quanto mancante nel condominio – per consentirle di raggiungere il suo appartamento all’ultimo piano. 

Iolanda infatti, all’età di 62 anni, viene colpita da una tremenda malattia che la costringe sulla sedia a rotelle, oltre che a farle perdere gran parte delle facoltà cognitive e la possibilità di esprimersi. Il progetto dell’ascensore, a questo punto di vitale importanza per la donna, ha un costo notevole: circa 50mila euro. La famiglia paga però di tasca propria senza chiedere nulla al resto dei condomini. Ed è qui che succede qualcosa di davvero inspiegabile.

Benché favorevoli formalmente all’installazione dell’ascensore, nei mesi, diventati poi anni, successivi, ogni qualvolta la ditta incaricata si presentava per iniziare i lavori “qualcosa” bloccava il tutto: chiamate alle forze dell’ordine, sollevamento di presunte irregolarità, insomma ogni tipo di pretesto avanzato dai condomini solo per impedire la costruzione dell’ascensore. Una vicenda assurda, un comportamento definito anche dai giudici «discriminatorio» e finito, di conseguenza, nelle aule di Tribunale: oggi la figlia ed il marito della signora Iolanda (anche lui disabile grave di 89 anni che nel frattempo, anche con la moglie in vita, è stato costretto a vivere in affitto altrove) assistiti dal legale Carlo Affinito, chiedono giustizia.

Una questione delicata, dove tutte le parti sicuramente avranno avuto le loro ragioni, ma dove una donna, disabile, ha avuto la peggio, condannata a una sorta di “esilio” perché impossibilitata a entrare e uscire dalla sua casa di proprietà a causa della mancanza dell’ascensore.

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