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Pomezia, impianto di pulizia sabbie a Via Vaccareccia, l’opposizione: “Va bloccato”

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Dovrebbe sorgere in Via della Vaccareccia a Pomezia il nuovo “Impianto per il soil washing di terreni di bonifica, sabbia dei depuratori e rifiuti di spazzamento e pulizia delle caditoie stradali” . Il soil washing è una tecnica di bonifica del suolo contaminato che prevede il recupero della parte pregiata del mezzo attraverso un processo di separazione fisica dell’inquinante; il proponente, la Trevi Ambiente, ha evidenziato che i terreni da sottoporre a bonifica saranno, ai sensi del D.Lgs. 152/06, rifiuti speciali appartenenti alla famiglia dei CER 17 05: si tratta di terra (compresa quella proveniente da siti contaminati), rocce e pietrisco di vario tipo nonché materiale di dragaggio (anche fanghi). Per realizzarlo non saranno costruiti nuovi edifici ma si procederà col recupero di un capannone già esistente. L’impianto avrà una potenzialità annua di 55.000 tonnellate e prevede di recuperare il 60% del totale del materiale in ingresso ottenendo materiale inerte da destinare all’edilizia.

Il Comune di Pomezia, da noi interpellato sul tema come avrete modo di leggere più avanti, ha definito l’impianto “innocuo” ma evidentemente tale rassicurazione non ha convinto l’opposizione che ora chiede all’amministrazione di riferire in Consiglio Comunale. A firmare la richiesta di convocazione i consiglieri di minoranza Schiumarini, Zottola e Battistelli, Roberto Mambelli, Russo Maria Rotonda, Abbondanza e Mugnaini.

Eloquente il punto all’ordine del giorno richiesto: “Votazione di un ODG che esprima contrarietà alla realizzazione di un impianto di pulizia/bonifica/riciclaggio di sabbia/terra proveniente dalla pulizia delle caditoie stradali e dagli impianti di depurazione reflui civili denominata Soil Washing in Via Vaccareccia”.

VIA positiva dalla Regione Lazio

A fine dicembre è arrivata la Valutazione d’Impatto Ambientale positiva dalla Regione Lazio per l’impianto seppur con qualche prescrizione, a partire dalla denominazione del progetto. Il proponente, su obiezione sollevata dalla Città Metropolitana in conferenza di servizi, si è dichiarato comunque disponibile a modificare il titolo del progetto, e pertanto negli elaborati integrativi trasmessi alla Regione è riportata la nuova indicazione di “Impianto per il lavaggio rifiuti di spazzamento e pulizia delle caditoie, sabbia dei depuratori e terreni provenienti da siti contaminati”.

L’impianto di lavaggio, secondo quanto evidenziato nel progetto, non comporterà comunque emissioni odorigene o di sostanze inquinanti mentre cautela è stata espressa dagli uffici preposti sul versante della viabilità: “Essendo infatti via della Vaccareccia l’unica strada di accesso all’area industriale e all’impianto in progetto” – è il monito della Regione – risulta quindi necessaria una verifica di tale viabilità di accesso, sia per quanto concerne l’ordinaria gestione in sicurezza del transito del traffico di mezzi indotto dall’attività, sia per quanto riguarda la gestione di eventuali emergenze e di possibili eventi incidentali”.

Gli altri punti critici

Se per le emissioni rumorose e per la qualità dell’aria la Regione non sottolinea particolari criticità, diverso è l’aspetto legato alla zona dove sorgerà l’impianto, sì industriale ma comunque antropizzata. Benché la struttura risulti infatti “compatibile con il quadro programmatico dove non sussistono beni paesaggistici, aree naturali protette o criticità di natura idrogeologica o incompatibilità con la zonizzazione acustica si rileva un fattore di attenzione progettuale per quanto concerne l’assenza di idonea distanza da nuclei abitati (in pratica le famose “distanze minime tra le abitazioni e gli impianti per il trattamento dei rifiuti” chieste a gran voce dai comitati, ndr) e da case sparse presenti in vicinanza dell’area di progetto”; il proponente, da quanto si apprende dagli atti ha comunque verificato e dichiarato che non sono presenti edifici sensibili nel raggio considerato di 1.000 m. Il progetto prevede inoltre degli accorgimenti per preservare le acque superficiali e sotterranee e ridurre il pericolo di dispersione sul terreno di acque potenzialmente contaminate, oltre al sistema di raccolta e trattamento delle acque reflue; l’impianto, infine, si colloca a circa 100 metri da una zona militare per cui sarà opportuno verificare la necessità dell’acquisizione del N.O. da parte dell’Autorità militare.

Il Comune ha dato parere positivo

“E’ un impianto che tratta le sabbie di spazzamento, le lava e le rende riutilizzabili”, fa sapere l’ente pometino. “Il Comune ha dato parere favorevole in Conferenza dei Servizi perché si tratta di un impianto totalmente innocuo dal punto di vista ambientale e della salute pubblica. L’unica prescrizione che abbiamo voluto inserire riguarda l’utilizzo di essenze arboree per trattenere eventuali odori o polveri all’interno del perimetro dell’azienda”. 

Eppure non bastano queste poche righe a placare dubbi e perplessità che invece restano, basti solo pensare alle prescrizioni evidenziate dalla Regione Lazio nonostante il via libera rilasciato, una su tutti l’assenza di distanze minime dalle abitazioni presenti che va a sommarsi, per fare un altro esempio, alle altre criticità legate alla carenza di adeguate vie di fuga in caso di evento incidentale.

E allora viene da chiedersi: era quello il luogo più indicato per far sorgere un nuovo, l’ennesimo, impianto per la gestione dei rifiuti sul territorio, in un quartiere che avrebbe bisogno peraltro di ben altri progetti di riqualificazione?

 

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