Si parte l’11 febbraio 2016: nel corso della notte un violentissimo incendio devasta Pratiko, il grande magazzino di materiale per il fai da te, utensileria, vernici e oggetti per la casa. Il megastore viene completamente distrutto: per domare ci vogliono più di 20 ore. Vigili del fuoco e protezione civile dispiegano decine di mezzi, mentre un centinaio di uomini si alternano nel tentativo di spegnere le fiamme ed evitare che tutte le sostanze infiammabili (vernici, solventi) possano causare danni enormi. E i danni sono tanti, tantissimi.
Tanto che il grande magazzino riapre – nella parte seminterrata – solo più di quattro mesi dopo, il 16 giugno. Soltanto dopo molti altri giorni si riesce a rendere accessibile ed agibile anche il piano terra. Il 1 giugno 2016 vanno a fuoco, nella notte, due camper e un’auto in via Tito Speri. La teoria dell’autocombustione, alle 2 di notte, non convince gli abitanti della zona, che hanno le loro idee ben precise sull’accaduto. L’11 giugno 2016 va a fuoco una catasta di materiale poggiata su un muro di un’azienda Biologica, in via Tito Speri. Solo il rapido intervento dei vigili del fuoco impedisce alle fiamme di fare danni all’interno della struttura.
Il 21 luglio 2016 un grosso incendio interessa S. Palomba, arrivando addirittura a bloccare la circolazione ferroviaria. Il 2 ottobre 2016 va a fuoco uno scatolone posto (da chi? Cosa c’era dentro?) in un corridoio della clinica S. Anna. Paura tra i pazienti e i visitatori, ma il prontissimo intervento dei vigili del fuoco scongiura danni e ripercussioni. Il 4 novembre 2016, alle 2:30 di notte, scoppia un violento incendio in piazzale delle Regioni, nella zona di Colle Fiorito a Pomezia. Le fiamme divampano sotto i portici di uno degli edifici di proprietà dell’Ater, rendendo inagibile un appartamento del primo piano e sfiorando le tubature del gas: se fossero arrivate fin lì, probabilmente avremmo dovuto parlare di ben altro.
Il 5 maggio 2017 è una data che i pometini non dimenticheranno tanto facilmente: nella notte va a fuoco la EcoX, impianto di trattamento rifiuti (che poi si scopriranno essere di vario tipo). Un disastro senza precedenti, con focolai continui per circa un mese. La nube nera del primo incendio viene vista da Roma a Latina, dal mare ai Castelli. E oggi, a distanza di un anno, ancora nessuna bonifica. Il 2 febbraio 2018, alle 21, va a fuoco una cartiera in via Pontina Vecchia, a pochi metri dalla EcoX. Anche qui fiamme altissime, colonne di fumo, tantissimi danni (all’interno erano stipate centinaia di balle di carta) e vigili del fuoco impegnati per diverse ore. Il proprietario, sentito due giorni dopo il disastro, dichiara di essere sicuro dell’origine dolosa dell’incendio. La notte tra il 3 e il 4 marzo 2018 va a fuoco la IRPP, capannone che ospita la vendita e lo stoccaggio di migliaia di pneumatici. Si tratta di un incendio di proporzioni spaventose, che illumina a giorno la zona e riempie Pomezia di una coltre nera di fumo tossico. La notte del 25 Aprile 2018 le fiamme si levano da via dei Castelli Romani. Ad andare a fuoco un capannone che ospita l’archivio cartaceo della società Moving Network, su via dei Castelli Romani.
Completamente distrutti dalle fiamme 3 scuolabus e fortemente danneggiati altri 3 della società Troiani, che parcheggiava da qualche settimana i pulmini adibiti al trasporto dei bambini nelle scuole del Comune di Pomezia. L’incendio, iniziato intorno alle 22:30, viene domato completamente solo la mattina. Poggiata a un muro viene trovata una scala del tipo usato anche dai vigili del fuoco, ma che non appartiene né ai soccorritori né ai proprietari del capannone. È situata proprio a ridosso di una finestra che affaccia internamente nella zona in cui ha avuto origine l’incendio. Trattandosi di un giorno di festa, il capannone era chiuso e nessun dipendente era andato al lavoro, tantomeno nella tarda serata. Questi sono solo alcuni dei numerosi incendi avvenuti negli ultimi due anni a Pomezia. Abbiamo tralasciato quelli più piccoli e tutti quelli, anche molto grossi, che hanno coinvolto sterpaglie, terreni e campi incolti. Quelli su cui ci siamo concentrati hanno dei fattori in comune: divampano di notte, hanno grosse proporzioni, causano danni ingenti. Come “optional” rendono l’aria irrespirabile, inquinando l’intera zona. Nessuno di questi incendi ha chiare e indiscutibili origini accidentali.
Il dubbio che siano dolosi è molto alto. Quindi ci si chiede: chi e cosa c’è dietro tutti questi episodi che vedono il fuoco protagonista? Un’unica mano o diverse? Quanto possono stare sicuri imprenditori, commercianti, cittadini di Pomezia? Esiste – oltre alle singole inchieste che vedono gli inquirenti impegnati a scoprire cause ed eventuali moventi ed esecutori, nel caso di dolo – un’indagine a tutto campo che vada a collocare tutti questi incendi in un disegno più ampio, cercandone quindi gli eventuali ideatori? A farsi queste domande non siamo solo noi giornalisti, ma anche i cittadini. Avremo mai le risposte?