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Pomezia, Marco Giuliani ci racconta la sua ultima creazione: «Ecco com’è nato il Rigatorre»

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rigatorre pometino

E’ stata presentata a fine novembre la nuova pasta dedicata a Pomezia, creata dal pastificio Giuliani, in un evento patrocinato dall’Ente Pro Loco Lazio e Pro Loco Città di Pomezia. La kermesse, svoltasi presso il Simon Hotel, è stata il culmine di un’iniziativa partita nei mesi scorsi ma che in brevissimo tempo ha saputo riscuotere un grande successo. Il formato di pasta, poi ribattezzato “rigatorre pometino” in riferimento alla torre simbolo della città e realizzata per celebrare la ricorrenza dell’inaugurazione di Pomezia avvenuta il 29 ottobre 1939, è già stato declinato in una ricetta “classica” in attesa delle gustose varianti che siamo sicuri che ogni chef saprà creare. Per conoscere più da vicino questo nuovo prodotto tipico pometino, che si affiancherà così al Torvicello di Torvaianica, abbiamo intervistato Marco Giuliani dell’omonimo pastificio, ovvero l’ideatore del “rigatorre”.

Da Il Corriere della Città – DICEMBRE 2021

Da dove è nata l’idea per realizzare questa pasta?

«Tutto è partito da una frase di un suo collega, Antonio Sessa, con cui siamo amici da anni. Mi ha chiesto: ‘perché non ti inventi una pasta per Pomezia?’ Inizialmente non ero sicuro che potesse funzionare tuttavia, pensando al lavoro come Pro Loco (Marco Giuliani è anche vicepresidente della Pro Loco Città di Pomezia, ndr) abbiamo intravisto l’opportunità di coinvolgere alcune aziende locali affinché collaborassero tra loro. Siamo partiti così da una farina locale, a km “zero”, rivolgendoci all’azienda Giacomini. Efffetivamente avevano un prodotto del posto, a Santa Procula, in virtù della collaborazione con due aziende, Fiumi e Tenti, peraltro in grande espansione negli ultimi tempi. In secondo luogo ci serviva un formato di pasta che potesse identificare Pomezia. La scelta è inifine ricaduta su questo nuovo stampo per un rigatone quadrato che sembrava rispecchiare esattamente la nostra torre civica».

Il nome come è stato scelto?

«Abbiamo lanciato un sondaggio sui social chiedendo ai cittadini di aiutarci a trovare un nome adatto e il successo è stato pazzesco. La scelta è alla fine ricaduta sul “rigatorre” e il perché è facilmente intuibile data la conformazione della pasta».

Per il “rigatorre pometino” c’è già un impiego “ufficiale” in una ricetta o piatto tipico?

«Assolutamente sì. L’ultimo step è stato interpellare il giovane e promettente chef dell’Hotel Simon, Daniele Ciaccio, a cui abbiamo chiesto di trovare un sugo da accompagnare con prodotti che potessero essere reperibili tutto l’anno. E così è nato il piatto ufficiale/classico del rigatorre: ragù di carni bianche, scamorza, melanzane fritte. Nel corso dell’evento di presentazione il piatto è stato accompagnato ai vini dell’azienda Nardi, altra eccellenza del territorio, premiata peraltro recentemente nell’ambito delle iniziative della Pro Loco “Il coraggio di fare” e anch’essa coivolta nel progetto. Adesso poi chiaramente ogni chef reinterpretarà a suo modo l’uso del rigatorre».

Ormai lei, con il Torvicello e il Rigatorre, è diventato il “papà dei prodotti tipici del territorio” pometino: è un modo anche questo per promuovere ulteriormente le nostre zone?

«Come Pro Loco il nostro obiettivo è di promuovere l’immagine di Pomezia e soprattutto le sue eccellenze. Il rigatorre è proprio questo, l’unione delle eccellenze del territorio, aziende che meritano di essere conosciute perché, nei loro rispettivi ambiti, apportano il loro contributo all’immagine Pomezia. L’avvio di questo progetto è anche un messaggio di speranza per tutti, a dimostrazione che l’unione fa effettivamente la forza. Solo insieme, collaborando possiamo superare questo momento drammatico e a tal proposito sono contento perché dal rigatorre si stanno sviluppando altre collaborazioni con le aziende coinvolte. E’ un po’ come dire: perché comprare fuori qualcosa che posso trovare qui sul territorio? Ad ogni modo, sempre in ottica di collaborazioni, colgo infine l’occasione per annunciare che stiamo lavorando affinché ogni Hotel di Pomezia abbia a disposizione una sorta di “biglietto da visita” delle eccellenze gastronomiche del territorio in cui inserire i “rigatorri”, il vino e le farine e perché no, in futuro, anche altri prodotti locali».

L’iniziativa ha riscosso da subito un notevole successo: ve lo aspettavate?

«Io credo che il lavoro che la Pro Loco di Pomezia ha portato avanti in questi anni è stato davvero notevole. Le persone hanno capito lo scopo delle nostre iniziative unicamente dedicate a far conoscere Pomezia e le sue tante realtà che la compongono, senza scopo di lucro. Riconosco che ogni progetto che decidiamo di lanciare riscuote un enorme successo e il “rigatorre” non è stato da meno».

Quale sarà il “prossimo passo” per questa pasta?

«Sicuramente è una tipologia adatta anche come ‘pasta secca’ quindi penso ci saranno formati da mezzo chilo. La speranza è che si possa affermare come ha fatto il Torvicello, ormai riconosciuto a tutti gli effetti come identificativo di Torvaianica: devo dire che rispetto al Torvicello, che ci ha messo un po’ per diffondersi diciamo così, il rigatorre sembra essere partito più velocemente. Mi piacerebbe che magari grandi marchi nazionali decidano di farne utilizzo per le loro paste regionali, in quel caso sarei ben felice di collaborare con loro».

 

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