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Pomezia: prigionieri delle barriere architettoniche (PRIMA PARTE)

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Prigionieri delle barriere architettoniche. Un albero in mezzo al marciapiede. Un passaggio troppo stretto. Un semaforo privo di segnalatore acustico. E ancora: buche, radici, avvallamenti. Ma anche sfumature sottili: un tombino girato nel verso sbagliato, elemento indifferente per la gran parte della popolazione, ma un’inisidia subdola e potenzialmente fatale per chi si sposta in carrozzella.

Parliamo della città “non” accessibile, ovvero l’insieme di criticità – che ancora oggi si fatica a mettere a sistema in un piano (che esiste, si chiama PEBA ed è obbligatorio per un Comune dotarsene per legge) – fonte di paura e apprensione per i portatori di handicap. Tutto questo, a distanza di anni dato che già in passato ci occupammo del tema, è ancora, purtroppo, molto presente a Pomezia e Torvaianica. E ancora oggi un disabile non può spostarsi in autonomia per la città; un problema generale certamente, ma che in Italia, spesso, incide in modo maggiore considerando la disattenzione delle istituzioni nonostante la presenza delle leggi in materia.

Le leggi

Diversi i capisaldi legislativi di riferimento: c’è la legge 13/’89, che stabilisce i termini e le modalità in cui deve essere garantita l’accessibilità ai vari ambienti, con particolare attenzione ai luoghi pubblici; la legge 41 del 1986 riguardanti i cosiddetti PEBA, ovvero i piani di eliminazione delle barriere architettoniche (successivamente integrati con l’articolo 24, comma 9, della legge 104 del 1992), e il DPR 503 del 1996 riguardante il “Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici”. Ad oggi però, in molte città, tutto questo spesso è un miraggio.

Non solo. In alcuni casi dove i Comuni si sono mostrati inadempienti è stato riconosciuto dal Giudice il comportamento discriminatorio. Difendendosi – spesso – dietro lo spauracchio delle poche risorse economiche a disposizione, ci ritroviamo territori urbani pieni di insidie, con ostacoli insormantabili per i portatori di handicap ma oramai anche per l’intera cittadinanza; non è fuori luogo, allora, parlare di “fallimento delle istituzioni” che oggi, dopo anni di incuria e disattenzione, si ritrovano a dover rincorrere le singole situazioni specifiche – ma le barriere non sono buche: non basta cioè sistemare un marciapiede serve pensare all’intero percorso urbano – in un continuo stato emergenziale. E Pomezia e Torvaianica, purtroppo, non fanno eccezione.

Pomezia: percorsi pedonali disastrati o
invasi dall’erba

Il nostro reportage è il frutto, oltre che del nostro lavoro, di collaborazioni con associazioni, tecnici, esperti del settore nonché esponenti della politica locale impegnati sul tema. L’immagine che esce fuori della città non è sicuramente delle migliori: a fronte di alcune situazioni positive, poche in realtà e comunque isolate dal resto del contesto urbano, per il resto il cittadino si scontra con percorsi pedonali ai limiti della percorribilità. Sentieri troppo stretti, radici invadenti, pavimentazione completamente da rifare, erbe infestanti lungo il percorso.

Non solo. Spesso, parlando di barriere architettoniche, i problemi vanno oltre i ritardi nella manutenzione o, laddove assenti, nella programmazione di eventuali interventi; ci sono infatti da considerare i lavori fatti scriteriatamente o le omissioni commesse, ad esser buoni, per “distrazione”: ecco allora “sbucare” un palo che sorregge un cartellone pubblicitario nel bel mezzo del marciapiede o vedere i secchi per la raccolta differenziata posizionati nel bel mezzo del passaggio. E così via. Ostacoli che in molti aggirano – passando però sulla strada non dimentichiamocelo – e che per altri invece, se non accompagnati, rappresentano barriere insormontabili. La mappa che trovate in queste pagine del resto fornisce un’istantanea eloquente di come su alcune criticità presenti in città – corredate da foto e didascalie puntuali – l’ente locale dovrebbe prestare maggiore attenzione.

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L’Architetto: «Troppa ‘ignoranza’ sul tema, basterebbe studiare un po’»

Nel nostro giro a Pomezia ci siamo avvalsi dell’aiuto dell’Architetto Paolo Muscogiuri, che anni addietro peraltro dedicò buona parte di un suo libro, “La città fragile”, a Piazza Indipendenza e dintorni; Moscogiuri, un Master in Progettazione senza barriere, collabora oggi, ad esempio, con il III Municipio di Roma nella consulta per la disabilità. Con lui ci siamo recati innanzitutto in tre punti della città in particolare: Via Matteotti, Piazza Aldo Moro e Via di Torvaianica Alta. Ai più attenti non sarà sfuggito che si tratta di luoghi-chiave in quanto menzionati direttamente dal Sindaco di Pomezia nel rispondere al video messaggio dell’associazione Luca Coscioni, in merito al ritardo sullo sviluppo del PEBA (malgrado le promesse in campagna elettorale), diffuso nel mese di giugno; ed è qui che troviamo uno dei problemi quando si parla di barriere architettoniche.

«Non è corretto dire che a Pomezia si è fatto poco sul tema – esordisce Moscogiuri – semmai la questione è un’altra: i lavori eseguiti, non solo adesso ma anche in passato, sono spesso inficiati da errori causati dalla “poca attenzione”, diciamo così, o, viceversa, dalla colpevole e scarsa conoscenza delle barriere architettoniche». Eccoci su via Matteotti allora. «Qui si scambia ad esempio una ‘colata’ di cemento sul marciapiede per un intervento di rimozione delle barriere. Posto che comunque parliamo solo di ordinaria manutenzione, ci sono degli errori commessi dal Comune: le rampe realizzate non sono state cambiate di colore o materiale rendendo, di fatto, l’intervento buono solo per il disabile motorio in carrozzella. E per il non vedente o ipovedente? Senza contare l’assenza di percorsi tattili». Come a dire: la rimozione delle barriere architettoniche è altra cosa. Ma andiamo avanti. In piazza Aldo Moro, citata anch’essa dal primo cittadino, non siamo invece riusciti ad individuare traccia di un qualsivoglia intervento del Comune di Pomezia.

Il giro insieme all’Architetto si conclude infine a Torvaianica Alta: «Qui troviamo una lodevole iniziativa dell’amministrazione che ha pensato di mettere in sicurezza il percorso pedonale considerando la presenza della scuola. Ciò nonostante è impossibile non sottolineare la sciatteria, passatemi il termine, con la quale l’idrante rimane nel bel mezzo della strada e lo stesso dicasi per il cartellone». Anche qui, in pratica, Comune rimandato.

(fine prima parte)

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