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Pomezia, il sistema sport ha fallito e anche il Sindaco ammette: “Regolamento da rivedere”

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Il sistema dello sport a Pomezia, nella sua gestione, ha fallito. E a dirlo non siamo noi – che pure in questi anni abbiamo provato a segnalare all’amministrazione, talvolta in generale, talvolta scrivendo dei singoli casi, le molteplici criticità riscontrate man mano che passava il tempo – ma le associazioni sportive, praticamente all’unanimità.

Nel confronto andato in scena ieri alla Selva dei Pini e voluto dal Sindaco Fabio Fucci infatti, sono state mosse numerose critiche al sistema-sport voluto dall’attuale amministrazione; e del resto il fallimento di un progetto – sicuramente dai nobili intenti ma poi naufragato alla prova dei fatti – era, ed è, sotto gli occhi di tutti.

Il bilancio, a due anni dall’adozione del nuovo regolamento – già comunque modificato e che in mezzo ha visto susseguirsi anche tutta una serie di bandi dapprima pubblicati e poi ritirati in autotutela – non può che essere negativo: a gennaio 2018 ci ritroviamo infatti con molte società ancora senza campi dove allenarsi (vedi il basket) o dove disputare partite ufficiali, senza contratti definitivi per l’assegnazione degli impianti, con stadi che necessitano di profondi interventi di manutenzione, e con ben tre palazzetti inagibili (Palalavinium, Palaenea e Cupola di Via Varrone). 

Fatti noti si dirà, ma probabilmente non conosciuti fino in fondo dal Sindaco e dall’Assessore Sbizzera – presente al tavolo insieme al primo cittadino – che in più di un’occasione si sono mostrati quasi sorpresi di fronte ai problemi che di volta in volta venivano enunciati dalle società sportive (uno su tutti la mancanza di comunicazione con l’ente).

Ad ogni modo che il regolamento necessitasse di modifiche era chiaro anche agli amministratori: “Dopo quasi 2 anni dall’entrata in vigore del Regolamento – spiega Sbizzera – Abbiamo voluto fare un bilancio insieme alle associazioni sportive e accogliere le loro proposte. Sono state individuate alcune criticità, già segnalate dalle stesse associazioni, che vogliamo superare per rendere più agevole la gestione delle stagioni sportive”.

E tra queste c’è anche l’assegnazione annuale delle strutture. In pratica, è lo stesso Sindaco a fare un passo indietro su quanto stabilito dal gruppo pentestallato negli anni scorsi (gruppo di cui ora peraltro non fa più parte) dato che l’assegnazione annuale – che però non è mai stata tale considerando i continui ritardi burocratici – era stata alle origini e nelle intenzioni uno dei punti di forza del nuovo regolamento per superare il modello precedente del Consorzio.

“Le premesse del regolamento rimarranno le stesse – ha poi precisato il Sindaco – ovvero i criteri di trasparenza ed il ruolo di protagonista del Comune nella gestione degli impianti”. Ma a parte questo tutti gli altri asset del sistema – manutenzione, tempistiche burocratiche, criteri per l’assegnazione – sono stati bocciati dagli addetti ai lavori: ergo il regolamento, anche se verranno chiamate solo “modifiche”, dovrà subire un profondo cambiamento.

Nonostante queste premesse però, l’incontro – forse, anzi sicuramente, tardivo, e forse troppo a ridosso delle elezioni – è stato molto positivo perché – viva Dio – ha permesso di far venire alla luce tutte le rimostranze, tutti i problemi, tutti i “sassolini”, rimasti per troppo tempo latenti (e in tal senso nel corso del confronto non sono mancati i momenti di tensione fra le società sportive). Basterà? Staremo a vedere.

LA MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTI

Uno dei contenuti sul quale si è molto discusso è stato quello della manutenzione delle strutture sportive. Sindaco e Assessore hanno provato a sottolineare come il Comune si sia speso – e si stia spendendo – in questi anni per pianificare la manutenzione ma, ancora una volta, sono stati i fatti a dargli torto.

La pianificazione è sì elemento fondamentale nella questione, ma il discorso “regge” se tutte le strutture partissero da “zero”: e a Pomezia, considerando la longevità degli impianti, non è così. Di conseguenza, una pianificazione che non tenga conto delle criticità esistenti si rivela oltremodo inutile: e così purtroppo è stato (e non è questione di “sfortuna”, come pure ha provato a giustificarsi l’amministrazione).

Prendiamo il caso del Palalavinium: che il tendone (oggi ridotto a brandelli) avesse dei problemi lo si sapeva dal 2016 ma nulla è stato fatto. Non sarebbe stato più saggio allora riparare anzitutto quello prima di rifare il parquet? Se nei giorni scorsi avesse diluviato ci saremmo ritrovati infatti probabilmente con un campo da gioco nuovo da buttare e solo il pronto intervento di una delle società che lo ha in gestione (la Fortitudo Futsal Pomezia, ndr) ha permesso di evitare il peggio. E poco importa se i lavori sul tendone sono in programma per il 2018: andavano fatti prima, anche perché vento e pioggia non sono di certo eventi “straordinari”. Risultato: sabato prossimo una squadra di serie C1 di Pomezia dovrà giocarsi il campionato nel “Big match” contro la prima in classifica in un campo – quello di Via Varrone – che si fa fatica a definire tale. E il Palalavinium resterà chiuso (di nuovo) chissà fino a quando. Quindi bene la manutenzione – stime fornite dal Comune parlano di circa 170.000 euro per anno – ma che venga fatta con più criterio.

Il medesimo discorso può benissimo essere esteso al Palaenea e alla Cupola (qui però ci sono stati anche altri problemi), trascurati per troppo tempo e finiti per chiudere nel bel mezzo della stagione sportiva (e che di fatto hanno tagliato fuori per quest’anno tutte le società di basket dalle competizioni ufficiali).

O, ancora, l’impianto di Via Zara a Torvaianica: malgrado gli interventi effettuati e di prossima realizzazione c’è ancora una tribuna inagibile, un impianto d’illuminazione da ripristinare, e un quantitativo enorme di materiale vario abbandonato da precedenti società nei locali della struttura.

Il nodo cruciale, in tal senso, passa anche per la cosiddetta manutenzione ordinaria. E’ con interventi costanti nel tempo – cosa che è mancata sin qui – che si evita di sfociare nella ben più onerosa “straordinarietà” d’intervento. Con il regolamento vigente è sempre il Comune a dover metter mano su tutto, con le società che non possono nemmeno sostituire – banalmente – una lampadina; anche questo sistema si è rivelato perciò insostenibile.

Un ente locale, giustamente, ha ben altre incombenze ma allo stesso tempo una società sportiva non può attendere giorni, settimane, perfino mesi soltanto per far riparare ad esempio una caldaia o sostituire un faro guasto: deve aver potere, sempre in convenzione e di comune accordo con l’ente – magari scorporando poi i costi dal canone come è stato proposto da alcune società – di intervenire sull’ordinario. Oggi tutto questo non avviene e il rischio ulteriore della “beffa” è dietro l’angolo: non avere, ad esempio, l’acqua calda nello spogliatoio può far incorrere in multe da parte della federazione; ma se la società ripara da sola il guasto potrebbe incorrere in sanzioni da parte del Comune (articolo 5 del regolamento comunale). Insomma un cortocircuito che però si può facilmente risolvere.

Un altro elemento segnalato e che ha animato il confronto è stato il tema impianto-disciplina praticata: per alcune società serve una maggiore “specializzazione” della struttura per evitare che terreni da gioco nati per una disciplina vengano usate da altre compromettendone la tenuta. Una soluzione proposta è stata allora quella di invertire il rapporto tra “domanda e offerta” nel bando: deve essere il Comune cioè, nelle intenzioni dei sostenitori di tale tesi, a stabilire a priori quale attività debba essere praticata in un dato impianto e, di conseguenza, ripartire meglio le varie società sul territorio in base alla disciplina praticata. Ma, considerando l’enorme richiesta di spazi, questa strada sembra al momento difficilmente percorribile.

I TEMPI “BIBLICI” PER L’ASSEGNAZIONE DEGLI IMPIANTI

L’altro grande problema che ha vissuto lo sport in questi anni è stata la grande incertezza nell’assegnazione degli impianti sportivi. Anche quest’anno, malgrado l’esperienza (negativa) maturata, non è cambiato nulla e oggi molte società si ritrovano a gennaio ancora senza i contratti definitivi. Senza contare che l’avviso pubblico per l’assegnazione degli impianti sportivi comunali (e quello delle palestre) – benché la concessione sarebbe dovuta partire dal 1 agosto – è stato pubblicato (e nemmeno tutto insieme) tardi e le graduatorie pubblicate addirittura a fine ottobre: insomma una calendarizzazione completamente sbagliata e che non tiene conto in alcun modo dei tempo dello sport. Se dunque si vorrà voltare pagina – anche con la nuova formula dell’assegnazione pluriennale – l’ente dovrà essere in grado di consegnare alle società gli impianti per tempo, anche e soprattutto per consentire all’agonistica di organizzarsi con le proprie federazioni di riferimento. 

I CRITERI DI ASSEGNAZIONE 

Anche sul versante dei criteri con i quali vengono ripartiti i punteggi sono stati oggetto di accesa discussione. Questi quelli in vigore con l’attuale regolamento: 1. partecipazione delle Associazioni a competizioni organizzate da federazioni riconosciute dal Coni, di rilevanza nazionale; 2. partecipazione delle Associazioni a competizioni organizzate da federazioni riconosciute dal Coni, di rilevanza regionale; 3.numero degli atleti tesserati presso la Federazione Sportiva, riconosciuta dal Coni, di appartenenza; 4. pratica sportiva effettivamente svolta durante la precedente stagione sportiva, nei confronti di atleti diversamente abili o con individui che versano in situazioni di disagio economico segnalati dai servizi sociali).

A gran voce è stato chiesto il re-inserimento del criterio di anzianità, oggi assente (fa male ad esempio, assistere alla scomparsa della Fortitudo Basket dai radar o constatare che le Diamond Majorettes si ritrovino con sole 4 ore a disposizione per allenarsi nonostante un Europeo appena disputato) seppure con le dovute cautele: bilanciare cioè il diritto di una società che opera da 10,20, 30 anni di non essere considerata alla stregua di un club appena fondato, senza però per questo ‘monopolizzare’ gli impianti impedendo alle società neofite di praticare sport.

Conveniamo qui tuttavia con l’amministrazione sulla difficoltà di coniugare i due aspetti: introdurre un criterio equo (né troppo elevato, né troppo basso) nei parametri di attribuzione del punteggio potrebbe ovviare al problema. Anche perché, cosa non poco rilevante, l’esperienza – che ovviamente deve essere commisurata ai risultati ottenuti nel tempo – spesso si traduce in garanzia economica. E per le casse pubbliche sempre alla ricerca di nuove entrate non è un fattore da poco.

CONTROLLO, COMPETENZA E MAGGIORE EQUITA’ . LE SOCIETA’: “UFFICIO SPORT INADEGUATO”

Una società ha descritto l’ufficio sport come il bar di Star Wars (facendo sorridere anche il Sindaco): “Persone che mi guardavano perplesse come se non riuscissero a capire le mie richieste”

E veniamo alla vera nota dolente segnalata praticamente da tutte (o quasi) le società sportive. “L’ufficio sport, oltre che ad essere sottodimensionato rispetto all’effettiva domanda, si è rivelato non competente e non in grado di evadere le richieste di volta in volta presentate dalle società sportive”. E’ questo, in sintesi, il giudizio senza appello celato dietro la frase – riguardante i punti da migliorare nel regolamento – “potenziamento dell’ufficio sport” rilasciata ieri dal Sindaco a margine dell’incontro.

Risposte non fornite, risposte fuori luogo, silenzi talvolta assordanti, assenza di comunicazione e raccordo con l’amministrazione, totale mancanza di esperienza nel settore, tutti elementi sui quali è stato chiesto un netto cambio di rotta perché, sostengono le società, è fondamentale per un club potersi interfacciare con un ufficio che sappia “di cosa si stia parlando” (In sintesi è stata chiesta una maggiore quantità e qualità nel settore).

E tutto questo fino ad oggi, stando a quanto raccolto, non è avvenuto (e probabilmente, a giudicare dalle reazioni di Sindaco e Assessore, la situazione non era conosciuta fino in fondo nemmeno dall’amministrazione). 

Oltre a ciò le società chiedono  un maggior controllo da parte dell’ente nel controllo – e nel far rispettare – quanto prodotto su carta (e, ribadendo quanto sopra, anche nei confronti degli uffici comunali, da seguire sicuramente più da vicino di quanto fatto sin qui).

Evitare cioè che si ripeta quanto accaduto ad esempio con la Cupola di Via Varrone andata a bando, lamentano alcune società, sebbene non fruibile, e con gli assegnatari che non sono mai potute entrare nella struttura (il calvario, che si protrae da due anni, dovrebbe finire a breve con l’ultimazione dei lavori).

Altra proposta interessante, al fine di tutelare l’ente da danni erariali, è stata quella di predisporre un verbale di entrata in possesso del bene con censimento dello stato dei luoghi e, alla fine dell’assegnazione, o magari a cadenza regolare, di riconsegna per accertare eventuali danni al bene pubblico. 

Quindi l’aspetto dei pagamenti e della vigilanza circa il rispetto dei bandi: controllare cioè che tutti paghino e che non si mettano in atto “stratagemmi” per evitare di trasmettere il canone dovuto a fine anno; verificare la corrispondenza tra ciò che è stato disposto dai bandi – società assegnatarie – e chi effettivamente utilizza le strutture. Infine, garantire una maggiore equità tra le società dato che ad oggi ci si ritrova con chi ha tanto – in termini di spazi – e chi invece non ha nulla.

IL COMMENTO 

Tirando le somme, cosa resta dall’incontro di ieri? Tanto, tantissimo almeno potenzialmente. A patto però di dar seguito a quanto segnalato, a differenza – come sottolineato dalle società sportive – di quanto avvenuto due anni fa quando le proposte dei club finirono per diventare lettera morta. 

“Maggiore controllo e coordinamento sull’utilizzo delle strutture, incluse le palestre scolastiche; assegnazioni pluriennali; valutazione dell’anzianità delle associazioni sportive; possibilità di utilizzo anche temporaneo degli impianti per eventi e manifestazioni straordinarie; possibilità di affidare la manutenzione ordinaria direttamente alle società sportive; potenziamento dell’Ufficio Sport (nel senso di cui sopra però, ndr)”, queste le questioni principali sollevate dai partecipanti e riassunte anche dall’amministrazione che, se applicate, potrebbero davvero risollevare un settore, quello dello sport, sprofondato in una crisi – di certo non voluta intenzionalmente – che Pomezia non merita. 

La palla è ora dunque (di nuovo) nelle mani del Sindaco che dovrà – ha promesso che lo farà prima delle elezioni – cambiare a breve un regolamento che si è dimostrato inadeguato alla prova dei fatti. 

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