Home » News » Pomezia, vuole donare un parco urbano per Torvaianica Alta ma il progetto dell’ex Consigliere non viene nemmeno discusso: «Pregiudizi contro di me»

Pomezia, vuole donare un parco urbano per Torvaianica Alta ma il progetto dell’ex Consigliere non viene nemmeno discusso: «Pregiudizi contro di me»

Pubblicato il

Un parco urbano da 17 ettari, un parcheggio pubblico di quasi 6 mila metri quadri, un parco giochi per i bambini di 3.500 metri quadri e 10 mila metri quadri di orti urbani. E poi ancora una scuola materna, un’altra area chiusa di 400 metri quadri da adibire a uffici pubblici, una pista ciclabile di 2.600 metri e la viabilità, comprensiva di una piazza, per un totale minimo di 208 mila metri quadri di terreno che era stato offerto al Comune di Pomezia gratuitamente in cambio della concessione a costruire, nella parte privata, un piccolo centro commerciale, degli impianti sportivi e delle abitazioni, interamente in bioedilizia senza utilizzo di cemento, con il solo uso di legno acciaio e vetro. Si tratta di un progetto innovativo, presentato da un imprenditore al Comune di Pomezia nel dicembre 2018 e riguarda il quartiere di Torvaianica Alta.

Da Il Corriere della Città – MAGGIO 2021

L’intervista all’ex Consigliere Fiorenzo D’Alessandri

Il progetto dell’imprenditore, molto conosciuto in zona, visto che in passato ha ricoperto il ruolo di consigliere comunale, inizialmente è stato accolto con molto entusiasmo dagli amministratori pometini: l’assessore e il dirigente che lo hanno esaminato lo hanno elogiato ma, dopo tanti commenti positivi, non c’è stata alcuna risposta, né positiva né negativa: solo silenzio per quasi due anni. Ma vediamo nel dettaglio di cosa si tratta parlandone con chi ha presentato il progetto, Fiorenzo D’Alessandri.

“Sono partito dal fatto che a Torvaianica Alta – spiega – le cubature erano il doppio di quelle previste dal piano regolatore, a cui bisognava rimettere mano per rientrare negli standard urbanistici previsti dalla legge. Dal momento che io ho questi terreni, che si trovano in un’area semiurbanizzata proprio a ridosso di Torvaianica Alta, ho pensato di fare un progetto di riqualificazione, mettendoci un bosco, la pista ciclabile, gli orti urbani, la piazza, i parcheggi, i marciapiedi e la scuola materna e in cambio ho proposto al Comune di permettermi di realizzare una cubatura commerciale di bioedilizia che prevedeva espressamente l’utilizzo di materiali non inquinanti, rendendo oltretutto ogni nuova abitazione autonoma dal punto di vista dei consumi elettrici e dell’acqua calda attraverso l’utilizzo degli impianti fotovoltaici. Si trattava di un progetto che a mio parere doveva poteva essere esaminato con maggiore attenzione”.

Ma cosa doveva essere costruito esattamente? Quanto chiedeva lei in cambio?

“Chiedevo una cubatura di 43 mila metri trattabili: ero disposto a scendere a 35 mila (tra appartamenti, negozi e impianti sportivi) che mi sembrano una metratura poco impattante su un’area di 8 ettari oltretutto già urbanizzata. Stiamo infatti parlando di terreni interclusi, circondati da altre case: non stiamo parlando di terreni utilizzati per l’agricoltura. Si sarebbe invece salvaguardato un bosco di 20 ettari, dove noi avremmo piantato e curato gli alberi per l’intera durata della convenzione, appunto due decenni, creando un polmone verde a ridosso di Torvaianica, secondo solo alla Sughereta. Oltretutto se si paragona il mio progetto ai 140 mila metri di cubatura approvata alla Petromarine – che al Comune dà in cambio una strada e un asilo – mi sembrava una proposta davvero molto allettante per l’amministrazione comunale e per l’intera città”.

Forse il timore era quello che, come è accaduto in passato, venissero costruite le case ma non i servizi.

“Timore infondato, perché noi non solo avremmo ceduto immediatamente le aree, ma – attraverso apposita convenzione, ci saremmo impegnati per 20 anni a gestire sia il bosco, piantando e curando gli alberi, che il parco giochi per i bambini, oltre a fare immediatamente la pista ciclabile e le strade. Veramente sia l’assessore Luca Tovalieri che il dirigente dell’epoca, Renato Curci, erano rimasti entusiasti e sembrava volessero sposare il progetto. Solo che l’assessore non ha più risposto e il dirigente non sapeva più cosa dirmi dall’imbarazzo. A quanto pare le priorità erano sempre altre. Io non discuto sul fatto che ci siano altre cose da fare e che ci siano altri progetti da approvare, ma rimango poi stupito quando vengo a sapere che sono stati approvati 96 mila metri cubi al principe Borghese, nonostante abbia vietato l’ingresso al Borgo ai cittadini di Pomezia chiudendone l’ingresso e senza che la città abbia nulla in cambio. Oppure, come detto prima, che vengano concessi 140 mila metri cubi alla Petromarine in cambio di una strada e una scuola. Sento poi dire che il Comune vuole realizzare un parco pubblico, degli orti urbani e dei parcheggi, tra via Salvo D’Acquisto e piazza S. Benedetto da Norcia, in un progetto di 470 mila euro finanziato dalla Regione: mi fa piacere, è una bella cosa se viene fatto del verde al centro della città, così come sono contento di sapere che un imprenditore abbia regato 130 piante al Comune. Ma su 20 ettari, sarebbero state messe a dimora migliaia e migliaia di piante, ovviamente gratis: perché questo progetto, che in un qualsiasi altro Comune sarebbe stato accolto a braccia aperte, non è stato neanche discusso? Solo perché è stato presentato da Fiorenzo D’Alessandri?”.

Crede quindi che il motivo sia da ricercare sulla persona e non sul progetto?

“Sì, penso si tratti di un pregiudizio nei miei confronti, non vedo altre motivazioni plausibili, anche perché non ci sono state risposte tecniche che abbiano ostacolato il progetto, che sarebbe servito ad abbassare l’indice di edificabilità del quartiere. Ho scritto all’assessore all’ambiente, all’urbanistica, ai lavori pubblici e persino al sindaco, ma non ho mai ricevuto risposta, neanche per dire che il progetto non interessava. Oppure se ne poteva discutere, modificandolo. Io credo che il quartiere e l’intera città ne avrebbero guadagnato sia dal punto di vista ambientale che come immagine, oltre che per quanto riguarda i servizi. Sarebbe diventato un vero quartiere residenziale dove vivere, non dove dormire e basta, visto che mancano servizi e infrastrutture. Io li avrei messi praticamente tutti gratuitamente, ma non se ne è voluto nemmeno parlare. E ho parlato di un’edilizia senza cementificare. Vorrei solo sapere il motivo per cui non mi è mai stato risposto”.

Giriamo la domanda agli amministratori: perché?

Impostazioni privacy