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Prevenzione Coronavirus, i romani bacchettano i tedeschi

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Berlino non vuole la psicosi. E minimizza. O meglio, preferisce insabbiare l’emergenza che arrecherebbe danni incalcolabili all’immagine di nazione infallibile che da decenni la accompagna. 

E all’economia dell’intero Paese. 
Ma sono decine i voli cancellati ogni giorno a Tegel e Schoenfeld, i due aeroporti della capitale. E i casi di contagio sono saliti nell’ ultimo fine settimana – secondo il Dipartimento per la Salute del Senato – da 28 a 40. Tra i pazienti risultati positivi al Coronavirus anche un passaggero proveniente dall’italia. E oggi la prima pagina del Berliner Zeitung è stata costretta a registrare il primo decesso nella capitale tedesca. 
Ciononostante la vita scorre apparentemente come sempre, sotto il cielo gravido di nubi e una pioggerellina insistente che si alterna a rari sprazzi di sole. Alexanderplatz e i suoi locali sono piuttosto affollati. E ovunque la gente sembra negare a sé stessa la preoccupante realtà, riempiendo le strade e i mezzi pubblici. 
Gli italiani non ci stanno. E dai loro profili Facebook – nei gruppi creati per i nostri expats – gridano tutta la loro rabbia. 
“Qui sembra che se ne freghino – accusa Silvia – ma la situazione è veramente drammatica”.
“Sono atterrato ieri sera partito da Roma – afferma Giuseppe – Mi hanno solo fatto compilare un breve modulo in volo…” 
Più diretta Patrizia, anche lei di Roma, che denuncia: “Siamo alla follia. Questa leggerezza rischia di provocare danni irreversibili… neppure i termoscanner all’arrivo! Che cosa si aspetta? Che anche il Lazio diventi zona rossa?”.
Sono oltre 25mila – secondo un recente sondaggio – gli italiani che hanno scelto Berlino come meta per la ricerca di un posto di lavoro che nel nostro Paese si vedevano negato. E sono sempre più numerosi i cittadini che provengono da Roma e dalle province laziali. 
E se da noi nella Capitale si è ormai raggiunto il parossismo a causa del martellante ininterrotto flusso di informazioni sul dilagare dell’epidemia qui è difficile anche effettuare un tampone. 
“Ci devono essere sintomi allarmanti perché possa venire richiesta una verifica”, dichiara Andrea D’Addio, romano, direttore della rivista Berlino Magazine. “E chi non è assicurato deve pagare di tasca sua 300 euro”.
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