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Psicologia, l’anticorpo dell’anima: la resilienza

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Cos’è la resilienza

Capita che da un giorno all’altro l’assetto della nostra quotidianità possa crollare: la fine di un amore, un incidente, un lutto, la perdita di lavoro. La terra sotto i piedi ci viene a mancare e dobbiamo ricostruire tutto daccapo.

La resilienza si attiva durante i momenti difficili. La parola ha origine dal latino «rimbalzare», ci arriva dall’ingegneria e indica la proprietà che alcuni materiali hanno di riacquistare la forma originaria dopo essere stati sottoposti a deformazione: per cui è sia la capacità di resistere che di ricostruire l’equilibrio. 

Gli psicologi utilizzano questo termine per indicare la facoltà di fronteggiare le crisi che inevitabilmente viviamo e rendere il cambiamento una risorsa di crescita.

Non è una caratteristica che o è presente o è assente, ma una funzione psichica che può essere appresa, agevolando la risoluzione dei problemi.

Avere un alto livello di resilienza non significa essere infallibili, ma sapersi adattare quando è necessario, darsi la possibilità di poter correggere la rotta: un processo che coinvolge i pensieri, le emozioni e le azioni, che può essere appreso in ogni momento.

 

Perché alcune persone ci riescono e altre no

Le persone resilienti mostrano un buon livello di autostima, sono impegnate in diverse attività e coltivano passioni, hanno sane relazioni di amicizia e vivono il tempo che passa senza fretta o ansia.

Le esperienze passate giocano un ruolo importante: magari alla prima delusione d’amore non sappiamo come reagire e passiamo giorni chiusi in casa a piangere, ma alla seconda avremo imparato i nostri tempi per gestire e superare il momento critico, impegnando i pensieri in altre attività e uscendo da casa.

Un altro fattore importante è il percorso di crescita: un bambino sotto continuo giudizio, probabilmente, non sarà un adulto resiliente ma una persona con la costante paura di sbagliare, vivrà le crisi nel blocco, senza darsi la possibilità di rinascere risistemando i pezzetti in maniera funzionale.

 

Come allenarla

Esistono alcuni accorgimenti che possiamo adottare per insegnare ai più piccoli come restare a galla durate la tempesta, e possono essere validi anche per noi adulti.

– Ambiente tranquillo, non drammatico

Evitare drammi esistenziali o atteggiamenti vittimistici contro il destino, e porsi la domanda: «Cosa c’è di buono in quello che sta succedendo e cosa ne posso ricavare»?

– Autostima

avere una visione positiva di sé stessi per non creare la nuvoletta nera sulla testa: il bambino ha il diritto a commettere errori per sperimentarsi.

– Il cambiamento

i bambini dovrebbero imparare ad adattarsi in ogni contesto, quindi non andrebbero tenuti chiusi nella gabbia della protezione; noi adulti dovremmo cercare esperienze oltre la zona di comfort.

– Gli amici

mantenere il valore delle relazioni, un circolo sociale che faccia da rete di supporto: il classico caffè con l’amico nei momenti di sconforto ha un alto potere terapeutico.

– Senso di realtà

non è possibile evitare gli eventi stressanti anche stando chiusi in una stanza per sempre, bisogna essere consapevoli che qualsiasi cosa accada nel peggiore dei casi passerà, nulla è eterno.

– Obiettivi reali

non caricare di lavoro: bisogna procedere un po’ alla volta, stabilendo delle piccole mete realistiche.

– Circoscrivere il problema

mettere i giusti limiti al problema per poi poterlo affrontare ed evitare che contamini quello che di buono c’è.

– Le correzioni

evidenziare prima gli aspetti positivi, i successi e poi gli errori rendendoli risorse di miglioramento.

 

Il corpo

La resilienza la vediamo anche nel corpo. Una persona capace di «saltare l’ostacolo» ha un respiro profondo e non bloccato dall’ansia, una postura con i piedi ben piantati per terra e lo sguardo aperto. Viceversa, il «restare nel fosso» ci rende chiusi, con il corpo piegato e lo sguardo a terra per il timore di guardare oltre.

Quando ci troviamo di fronte una persona in piena crisi questa non va in nessun modo giudicata o commiserata, ma incoraggiata attraverso un abbraccio rassicurante di forza piena.

 

 

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it

Vi aspetto.

Dott.ssa Sabrina Rodogno

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