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Psicologia: le esperienze, il cibo per la mente

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I mattoni del nostro essere

Fin da quando mettiamo piede al mondo attraversiamo una serie di esperienze che sono fondamentali per la crescita. Ognuna rappresenta un mattoncino che insieme ad altri andranno a  strutturare la nostra personalità, ad esempio: l’abbraccio della mamma, il primo passo, l’ingresso a scuola, il primo amore, le amicizie, il lavoro e cosi via. All’interno di queste «grosse» esperienze ce ne sono altre più «piccole» come una passeggiata al parco, il pranzo col migliore amico, il pomeriggio di lettura al mare, una serata al cinema e tante altre.

Per creare una buona base di benessere sulla quale andranno a stratificarsi le relazioni, è necessario che ogni esperienza venga vissuta pienamente: immaginiamo l’abbraccio della mamma continuamente interrotto o il primo passo bloccato dall’ansia del genitore quali incertezze possano creare alla struttura.

 

Le esperienze come il cibo

Le esperienze sono il cibo necessario per la nostra crescita psicologica, servono a mantenere l’equilibrio e a sviluppare la crescita emotiva che ci consente di affrontare le vicissitudini quotidiane, permettendo azioni e scelte funzionali in assoluta consapevolezza.

L’analogia con l’alimentazione ci permette di scegliere le esperienze da attraversare, proprio come facciamo ogni giorno quando prepariamo i pasti: alcune sono di difficile «digestione» e altre sono appetitose pur essendo dannose; ci sono quelle sane e quelle nocive, ma anche l’assenza di esperienze -come l’anoressia- può nuocere alla salute psicologica atrofizzandone l’emotività.

 

La mente come lo stomaco

Così come per smaltire il cibo l’organismo funziona attraverso lo stomaco, la psiche attiva il FILTRO che, similmente all’apparato digerente, assolve la funzione di metabolizzare gli eventi che ogni giorno ci accadono.

Il FILTRO è una lente attraverso cui guardiamo la realtà ed è formata da ricordi, pensieri, emozioni, postura, sistema fisiologico; in altre parole dalle tracce delle esperienze passate: per tale motivo ognuno di noi vede e reagisce in maniera differente alla medesima situazione.

Non si è necessariamente stressati per una giornata faticosa a lavoro; lo si è invece, se il FILTRO è «sporco» e non permette la metabolizzazione della giornata.

 

Cosa possiamo fare?

Abbiamo visto che il FILTRO si macchia ogni volta che un’esperienza non viene vissuta in maniera corretta. L’alterazione non nasce sul singolo episodio ma sulla continuità: se un bambino non riceve contatto fisico tenero ma solo schiaffi non riuscirà a mettere un mattoncino di serenità nella sua struttura di personalità, e il FILTRO avrà la macchia della paura e con molta probabilità quando sarà adulto avrà difficoltà nel godersi un abbraccio.

Il passato lo portiamo nella mente ma anche nel corpo. Non si possono eliminare vissuti importanti, ma possiamo scegliere delle esperienze che in qualche modo rimpiccioliscano le macchie.

 

La dieta esperienziale

Entrare nella stanza del terapeuta non equivale a calarsi in chissà quale pozzo traumatico, o immergersi nelle emozioni spaventose del passato per riviverle.

Esiste la «dieta esperienziale» ossia, un nuovo modo di approcciarsi alla vita scegliendo situazioni a noi funzionali per riprendere i mattoncini e risistemarli solidamente nella nostra personalità.

 

 

 

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it

Vi aspetto.

Dott.ssa Sabrina Rodogno

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