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Psicologia. L’insofferenza delle feste: stress e malinconia

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Felici per forza

«Natale con i tuoi Pasqua con chi vuoi», nessun obbligo prolungato a dover fingere di essere felice seduti a tavola con l’intera famiglia: un vero e proprio sollievo!

Eppure, ansia e tristezza possono bussare alla nostra porta.

Sono svariati i motivi che inducono malessere, ad esempio possiamo sentirci in difficoltà a stare con la famiglia con cui non sempre siamo in ottimi rapporti; spesso facciamo un bilancio pensando a come eravamo l’anno prima; infine organizzarsi su cosa fare, dove e con chi può diventare un vero e proprio stress!

 

Stress in agguato

La Pasqua non dura tanto, tuttavia, potrebbe rappresentare una buona occasione per goderci un lungo ponte di relax. Purtroppo non sempre riusciamo nell’impresa.

 

SMANIA DELL’ORGANIZZAZIONE

La frenesia di pianificare il tempo libero diventa una sorta di lavoro, un incubo fatto di ritmi serrati e scampagnate con l’unico obiettivo del doversi «divertire a tutti i costi».

– ALTERAZIONE DEL RITMO SONNO/VEGLIA

Dormire poco o troppo rispetto ai normali standard, crea disagio e scombussolamento: il riposo necessita di regole morbide e non di eccessi. Meglio essere mattinieri e godersi la luce, magari poi ci si può concedere un sonnellino pomeridiano.

– ALIMENTAZIONE

La sensazione di benessere non arriva dall’ingolfarsi con lauti pasti digeriti sul divano: la secrezione di endorfine si attiva mediante movimento fisico, come una semplice passeggiata.

 

Malinconia dal passato

Il disagio maggiore lo avvertiamo nella pancia, e arriva dal flash del passato che inconsciamente abbaglia il presente.

Tutti noi abbiamo attraversato momenti belli e brutti che hanno lasciato delle “fotografie e video mentali” sia consci che inconsci, il bagaglio storico della nostra vita che ci portiamo dietro.

Accade però che episodi traumatici e/o particolari sistemi familiari, possano alterare il rapporto con i ricordi reprimendoli o al contrario tenendoli in vita costantemente, il passato diventa pulsante e invia al corpo le sensazioni ed emozioni collegate, tanto da sembrare percezioni attuali: l’esempio classico è il lutto, inteso sia come perdita fisica di una persona cara, sia come fine di un rapporto sentimentale.

Passare per una strada ci fa male, una canzone fa addirittura sentire dolore come una pugnalata allo stomaco e da ultimo, ma non meno importante, le festività amplificano le mancanze: col tempo eviteremo quelle situazioni, bloccando l’espansione e l’apertura, ci ritroveremo chiusi in uno spazio delimitato.

 

Cosa possiamo fare?

Per “scollegare” l’emozione al ricordo, dobbiamo più e più volte attraversare quella determinata esperienza: ogni volta che lo faremo, nuove sensazioni si andranno a stratificare su quelle vecchie.

Bisogna però fare attenzione a come si esegue la tecnica, rifare le stesse cose con le stesse persone non avrebbe molto senso, almeno all’inizio.

Non andiamo più in quel determinato posto? Riproviamoci di nuovo con persone diverse, funzionalmente adatte: scegliamo un amico, un collega o un parente che non abbia fatto parte di quella situazione passata.

All’inizio ci sembrerà tutto uguale, ma col tempo piano piano, collegheremo quel posto a nuovi ricordi e con essi, a nuove sensazioni.

Ma attenzione, non lasciamo questa esperienza incompiuta: la nostra mente potrebbe amplificarne la parte triste e rendere l’accesso ai ricordi ancora più difficoltoso.

La vita è cambiamento, un continuo movimento. Non si può tornare indietro, ma possiamo ricucire quello strappo nelle emozioni, ritrovarci in esse per ritrovare noi.

 

 

 

 

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it

Vi aspetto.

Dott.ssa Sabrina Rodogno

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