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Psicologia: respiro e personalità, leggiamo il nostro corpo

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Il motore del benessere

Il movimento della nostra pancia ci dice come stiamo respirando, e saperlo significa conoscerci e autoregolarci. Le diverse modalità sono collegate a scopi e situazioni differenti di vita. Un soggetto sano assume automaticamente quella più adatta alla situazione del momento, ma se durante lo sviluppo evolutivo della persona si verificano delle alterazioni (in seguito ad eventi non gestiti nella giusta maniera) la respirazione può modificarsi in maniera cronica.

Il diaframma si trova all’altezza dell’ombelico e sembra essere un muscolo sconosciuto. Non se ne parla molto benché sia il motore del nostro benessere: da questo infatti viene trasmesso l’ossigeno in tutto l’organismo e di conseguenza l’attivazione degli organi.

Quando prendiamo aria stiamo inspirando: la pancia si gonfia.

Quando mandiamo fuori l’aria stiamo espirando: la pancia si svuota.

 

La giusta respirazione

La respirazione corretta è quella diaframmatica: l’addome si gonfia e si sgonfia come un palloncino, senza trattenere. Se ci mettiamo distesi possiamo vedere un’onda che morbidamente gonfia la pancia e alza un pochino il torace, sia nel prendere aria che nel mandarla fuori.

Purtroppo le vicissitudini della vita alterano il funzionamento profondo del diaframma e si instaurano modalità di respirazione che rimandano a tutto il corpo sensazioni di malessere, come ansia, attacchi di panico, tensioni muscolari etc.

 

Le diverse forme di respirazione

Come abbiamo detto ad ogni personalità è collegata una particolare respirazione.

 

La rabbia: respiro di torace.

La pancia è quasi immobile e si gonfia solo il petto; si nota una sconnessione tra parte alta e parte bassa del corpo. Il torace da solo non riesce a dare ossigeno sufficiente ai polmoni, di conseguenza tutti i muscoli diventano rigidi.

Caratteristico: pronti all’attacco.

Sensazione: forte tensione.

 

Allarme: toracico alto.

In questo caso neanche il torace si muove molto perché è gonfiato, il respiro è portato completamente verso l’alto, quasi in gola.

Il torace bloccato chiude il passaggio dell’ossigeno e il corpo va quasi in apnea, tipico nei casi d’asma.

Caratteristico: paura, forte allarme che “mozza il fiato”.

Sensazione: ansia.

 

Emozioni bloccate: inspirazione cronica.

Il respiro è trattenuto dentro e soltanto dopo un intervallo viene rilasciato, come quando si cerca di concentrare le proprie forze per resistere, per sopportare: il mantenere l’inspirazione ha un effetto anestetizzante sul dolore, i bambini prima di un’iniezione tirano il respiro e trattengono il fiato.

Caratteristico: del trattenere emotivo, del non voler sentire il dolore.

Sensazioni: chiuse, difficoltà a “sentire”.

 

Il controllo su tutto: respiro scoordinato.

In questo tipo di respiro non c’è armoniosità tra pancia e torace, infatti, quest’ultimo può sollevarsi a volte prima dell’addome e a volte dopo: l’atto respiratorio non è spontaneo poiché gestito con la forza del pensiero.

Caratteristico: iper-controllato, di chi prova a modificare anche il respiro.

Sensazione: controllo estremo, tensione muscolare.

 

Piangere: respiro a scatti.

Immaginiamo di tenere un peso nella mano per tanto tempo, appena lasciamo sentiremo il muscolo del braccio indolenzito: accade questo anche al diaframma.

Dopo un lungo pianto il diaframma può finalmente rilassarsi, i lunghi respiri servono ad ammorbidire il muscolo ma questi sono scossi da sobbalzi per la paura di lasciarsi andare nelle emozioni delle lacrime e della vulnerabilità.

Caratteristico: del pianto, paura di lasciarsi andare.

Sensazione: allentamento a scatti, insicurezza.

 

Tentativo di voler perdere il controllo: respiro falsamente diaframmatico.

La pancia sembra muoversi, in realtà a farlo sono i muscoli addominali e non il diaframma. Ne è una riprova il fatto che la quantità di aria effettivamente immessa nei polmoni è in realtà esigua, proprio perché il movimento proviene dall’addome.

Caratteristico: di chi vuole smorzare il controllo ma non ci riesce.

Sensazione: non riuscire a staccare.

 

Agitazione: respiro corto e affannoso.

E’ una sorta di respiro “a cagnolino”, corto e veloce.

L’ossigeno non riempie i polmoni ed è veloce: come in una corsa, per raffreddare la fatica.

Caratteristico: degli ansiosi, degli accelerati.

Sensazione: costante di pericolo, di allarme e agitazione.

 

Paura di farsi vedere: respiro leggero e inesistente.

Non è visibile alcun movimento, né di pancia né di torace. La persona resta immobile, incapace di prendere spazio, aprirsi ed espandere il corpo oltre i limiti.

Caratteristico: di chi non vuole “farsi vedere”

Sensazione: di non sentirsi liberi di prendere spazio.

 

Lo sbadiglio: è il primo segnale di rilassamento muscolare, il diaframma si sta allargando funzionalmente e il corpo sta assorbendo ossigeno a sufficienza.

 

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare…

(Martha Medeiros)

 

… e respirare non è sempre così «semplice».

 

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it

Vi aspetto.

Dott.ssa Sabrina Rodogno

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