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Alla ricerca dell’emozione perduta

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Perché non mi emoziono più?
A quanti di noi è capitato di non sentire più emozioni? Di uscire con una persona e non provare nulla, di pensare addirittura di non essere più capaci di amare?
A quanti invece è capitato di annoiarsi con gli amici, di non provare quel guizzo di leggerezza?
Spesso accade anche a lavoro, di perdere ogni progettualità futura, ogni interesse di crescita e di andare avanti meccanicamente.
Non ci dobbiamo spaventare, queste sensazioni di distacco emotivo capitano a tutti; gli adolescenti conoscono bene tale condizione, nel passare dallo scoppio emotivo all’apatia, ma il vero problema insorge quando siamo adulti, perché non abbiamo nessuna “giustificazione”, una persona matura deve formarsi una famiglia, deve avere un lavoro, una vita sociale e così via… non si può perdere in sciocchezze da ragazzino!
Ma il malessere di non sentirsi pienamente vivi, per quanto si può nascondere?

Tentativi di rinascere
Spinti dalla paura di non sentire quelle belle emozioni di un tempo, mettiamo in atto una serie di comportamenti disfunzionali per noi stessi e per chi ci vive accanto.
Il primo strumento di attivazione ad oggi è il social, e diciamolo chiaramente: quante volte siamo andati a spiare il profilo dell’ex? E di quell’amico che non vediamo da anni? E del vecchio datore di lavoro?
E quanto vorremmo parlarci un po’? E se accade, quanto è bello rivivere insieme attraverso i racconti i bei tempi passati? Ridere di quella volta, emozionarsi per quell’altra: dolci ricordi che fanno battere il cuore.
Messaggini, complimenti, voglia di vedersi: e ritorniamo a vivere.
Facciamo attenzione, alla lunga queste “chiacchierate” non solo possono rovinare le relazioni, ma ci chiudono in un passato che non può essere rivissuto.

Emozioni e tempo
Le emozioni nascono con noi. Dal momento che siamo al mondo, attraverso il pianto o i sorrisi comunichiamo con gli altri; nel corso della crescita diventano più complesse e per comunicare lo stesso stato psicologico non usiamo più solo il pianto, ma anche la frustrazione, la gelosia, la rabbia: insomma, la faccenda si fa più difficile!
Il tempo quindi è fondamentale non solo nel rendere complesse le emozioni, ma anche e soprattutto, per riuscire e sentirle pienamente.
Proviamo a pensare al pianto, abbiamo bisogno di vedere o rivivere delle immagini che ci toccano, sentire piano piano una morsa nello stomaco, il viso diventare caldo e gli occhi bruciare di lacrime: tutto questo processo ha necessariamente bisogno di tempo.
Come possiamo immaginare di emozionarci mentre corriamo dietro il pullman per andare a lavoro, o durante la riunione di lavoro quando dobbiamo pensare anche a come arrivare a fine mese?
Le emozioni partono nella testa, si diffondono nel corpo e vengono trasmesse agli altri: la velocità non da modo all’organismo di attivare questi passaggi, il risultato è appunto, “non sentire nulla”.

Il passato
E allora perché ci emozioniamo quando rivediamo un ex? Perché ci divertiamo con l’ex compagna di liceo, ritrovata dopo vent’anni e non con la collega di lavoro?
Come prima cosa è importante avere consapevolezza di quello che si è stati e di quello che siamo oggi, l’ex che ritorna dopo vent’anni porta con sé noi stessi con vent’anni in meno, così la ex compagna di scuola: la leggerezza di quel tempo, il sentimento vissuto senza la preoccupazione del mutuo, dei figli, del lavoro e della quotidianità, le uscite in motorino, l’assenza di responsabilità e la piena libertà.
Il passato può bloccare il nostro presente anche quando ricerchiamo oggi una vecchia esperienza emozionale, ne è un esempio l’uscita con un nuovo partner pensando a cose fatte con quello precedente, o voler creare un gruppo di amici e portarli nella discoteca quando anche quel locale ha cambiato gestione!

Alla ricerca dell’emozione perduta
Le emozioni cambiano, inevitabilmente ci modifichiamo nel corpo e nella mente, i ritmi e le necessità sono diversi: non possiamo pretendere di pensare e ripensare al nostro innamorato come facevamo in passato, non abbiamo tempo ora, ci sono priorità che non ci consentono di scrivere il suo nome per decine di volte sul diario!
L’amico che ci parla del lavoro non è noioso solo perché non vuole partecipare alla partita di calcetto, l’amica con la quale portiamo i figli a scuola non è depressa se non ha voglia di andare a ballare al sabato sera, l’attuale datore di lavoro pretende di più perché possiamo dare di più in termini di produttività.
Non affanniamoci alla ricerca di quella bella emozione perduta, lasciamo il ricordo lì dov’è e proviamo a darci il tempo per provare nuove emozioni in sintonia con ciò che siamo oggi.
Teniamo sempre a mente che l’emozione è spesso legata ai ricordi, se ci attacchiamo alle antiche tracce non ci diamo la possibilità di esplorare nuove esperienze e nuovi stati emotivi: lasciamo andare il vecchio e accogliamo il nuovo!

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno

Psicostress

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