Home » News » Psicologia » ANITA: Storia di una Rinascita

ANITA: Storia di una Rinascita

Pubblicato il

Ho conosciuto Anita tramite il suo compagno Alessandro, lo “psicologo mancato” come amavo definirlo.

Con lui abbiamo fatto un bellissimo percorso insieme, grazie al “Masso” gestito da Romano Parrucci, che voglio ricordare con affetto e riconoscenza.

Un pomeriggio d’agosto Anita mi racconta la sua storia, mentre guido la osservo dallo specchietto retrovisore.

Di quelle ore oltre a ricordami il peso del pancione e il caldo soffocante, mi resta la frase di Anita: “non sono gli altri ad emarginarmi, ma io a scegliere di non frequentarli”.

Vi lascio l’intervista dove affrontiamo temi come il bullismo, la solitudine, il pregiudizio. Con un finale di rinascita: un messaggio importante per noi tutti dal quale imparare.

Buona lettura.

L’INTERVISTA

D: Quanti anni hai e di dove sei?

R:Mi chiamo Anita Picconi sono nata il 7 ottobre del 1978 a Roma, anno della legge Basaglia”.

D: Come ricordi la tua infanzia?

R:La mia infanzia e soprattutto la mia adolescenza non sono state delle migliori, non avevo né interessi particolari né amici, anzi al contrario ho subito casi di bullismo.

Il 14 settembre 1994 in occasione del campionato di calcio di serie A durante la partita Roma-Foggia un ragazzino quasi mio coetaneo chiamato Francesco Totti fa il suo primo goal: da lì nasce la mia prima passione:  l’A.S. Roma”.

D: Raccontaci il tuo ingresso a scuola, cosa ricordi particolarmente?

R:Nel 2001 ho conseguito il  diploma  di istituto magistrale tradizionale, ma anche durante le scuole superiori non ho avuto tanti amici.

Passavo le giornate a casa ad annoiarmi da sola. Ad oggi il pensiero di non poter uscire mi opprime”.

D: Quando iniziato il malessere? E come l’hai gestito?

R: “Il destino ha voluto che nei primi anni 2000 per motivi d’ansia abbia iniziato a frequentare il CSM (centro di salute mentale): lì comincia a cambiare la mia vita.

L’aspetto incredibile è che rispetto alla maggioranza delle persone che vivono tale situazione, male e come una tragedia di cui vergognarsi, nel mio caso è stata una rinascita, come una seconda vita”.

D: Chi ti ha aiutato?

R: Grazie all’ingresso in questo ambiente ho riconquistato tutto quello che fino a a quel momento non avevo avuto: amicizie mai vissute, gruppi con cui fare qualcosa insieme, gite, soggiorni vacanze organizzate e tantissime altre cose mai fatte in vita mia.

Finalmente venivo considerata per quello che ero: parte integrante dei gruppi, attraverso laboratori e attività nei quali sono stata inserita dopo pochi incontri medici e dalla mia prima psicologa.

Il mio primo gruppo è stato auto-mutuo aiuto, grazie al quale cominciarono anche convegni e incontri. Si andava a combattere lo stigma e a diffondere la conoscenza di Basaglia: ed è proprio lì che comincia la mia battaglia e ragione di vita”.

D: Com’è ora la tua vita?

R: “Ad oggi è un crescere incredibile di amicizie vere, di motivi per cui combattere e trovarmi senza nemmeno accorgermene, dall’altra parte della barricata: dalla persona esclusa, emarginata e bullizzata a punto di riferimento.

Gli altri si confidano con me, si sentono capiti. Inoltre, organizzo le uscite di gruppo durante i weekend: posso definirmi una leader”.

D: Come passi le tue giornate?

R: “Da dieci anni circa, sempre grazie a questo ambiente, ho scoperto una nuova passione: parlare in radio, lo faccio senza problemi come se parlassi al microfono da sempre. Addirittura sono stata scelta come conduttrice.

La nostra radio si chiama Radio Fuori Onda e si affrontano spesso i temi che più mi stanno al cuore: la lotta allo stigma e al pregiudizio.

Tutto questo mi ha dato soddisfazioni incredibili e far salire incredibilmente la mia autostima. Dopo anni mi emoziono e mi meraviglio se mi fanno complimenti e mi sembra ancora strano. Inoltre, sono redattrice del giornale 180 gradi, una testata giornalistica online che si occupa un po’ di tutto, soprattutto di salute mentale”.

D: Lavori?

R: Non mi sarei mai aspettata fino a qualche anno fa, di parlare in radio e scrivere articoli e di avere soddisfazioni economiche: con la radio percepisco un piccolo compenso e in passato mi è stata data la possibilità per circa tre anni di lavorare attraverso una borsa lavoro come aiuto cuoca alla Casetta Rossa, ristorante di un centro sociale.

Sto facendo un altro laboratorio, quello musicale dove da circa un paio di anni mi sono ritrovata a cantare, suonare e fare concerti”.

D: Quale messaggio vuoi lasciare ai lettori?

R: “Dopo tanta sofferenza l’affetto delle amicizie e dell’amore (sono fidanzata da oltre un decennio) me lo tengo stretto.

Questo mondo mi ha fatto un dono così grande ad avere entrambe le cose.

A volte la vita è strana, la mia esperienza è il  classico esempio di come da qualcosa di brutto come un malessere, si può trovare qualcosa di bello.

Da quell’inverno di più di vent’anni fa non avrei mai pensato di rinascere in una nuova e più bella vita. Nonostante tanti problemi e malesseri, oggi posso essere fiera di fare parte di questo mondo che non sono disposta a lasciare per nulla.

Ne vado fiera e non mi vergogno di dire chi sono e di che mondo faccio parte urlando con orgoglio e gioia”.

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it

Vi aspetto.

Psicostress

Dott.ssa Sabrina Rodogno

Impostazioni privacy