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Distanza sociale: non solo COVID-19

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Distanza: esisteva già!
Si è molto parlato nei mesi scorsi, e ancora se ne discute con non poche contraddizioni, di “distanziamento sociale” come prevenzione al COVID-19. Nello specifico, si intende un insieme di misure non farmacologiche per il controllo delle infezioni, volte a fermare o rallentare la diffusione di una malattia contagiosa.
In molti ci siamo sentiti privati di un funzionamento sociale fondamentale, la mancanza di un abbraccio o di una stretta di mano ha creato disagio e stress.
In realtà il distanziamento è sempre esistito, lo mettiamo in atto da quando veniamo al mondo e in ogni contesto di vita… ma in pochi ce ne rendiamo conto!

Distanza fisica-sociale
Quante volte ci è capitato di avvertire fastidio per l’invadenza di chi in qualche modo ha invaso il nostro “spazio personale”?
Più volte è stata evidenziata la similitudine tra uomo e animale, e proprio come loro anche noi tendiamo a definire il “nostro territorio” attraverso la distanza fisica; tale distanza varia a seconda del tipo di rapporto che abbiamo con gli altri, in linee generali sono 4:

    1. Distanza intima (0 – 45 cm)
      è la distanza ravvicinata che abbiamo con il partner o un familiare, ma anche con un amico di vecchia data;
    2. Distanza personale (45 – 120 cm)
      si tratta della distanza sociale tra amici o colleghi che vediamo spesso, ma con i quali non c’è rapporto troppo intimo;
    3. Distanza sociale (120 – 300 cm)
      questa la mettiamo in atto nei rapporti formali quotidiani, come i colloqui di lavoro o la chiacchiera con il vicino;
    4. Distanza pubblica (oltre 3 m)
      viene mantenuta in pubblico quando ci sono molte persone, in piazza durante un comizio o quando è impossibile poter comunicare con il singolo.

Distanza: non solo fisica
Abbiamo visto quanto sia importante mantenere la distanza fisica con l’altro nelle diverse tipologie di rapporto, il nostro “spazio intimo” non deve essere invaso da chi non riteniamo parte emotiva della nostra quotidianità: l’esempio classico è del vicino di posto in autobus che con la sua gamba sfiora la nostra.
Ci sono mille altre situazioni irritanti: chi ci tocca mentre parla, chi si avvicina tanto da farci sentire l’alito addosso mentre parla, il datore di lavoro che si appoggia alla nostra scrivania, parenti (spesso acquisiti) che toccano le nostre cose, la vicina pettegola che tenta di sbirciare in casa, e così via.
Esiste però uno spazio altrettanto importante che tendiamo a proteggere, ed è lo “spazio psicologico”, un luogo fatto di pensieri, comportamenti, scelte e tutto il sistema di valori personali.
Funziona come la distanza fisica: più qualcuno prova a intaccare le nostre decisioni, più il fastidio aumenta.

Proteggiamo i nostri spazi!
In un momento storico dove ci arrabbiamo per le ordinanze di distanziamento fisico, stiamo sottovalutando invece quanto sia importante mantenerle certe distanze.
Molti rapporti sono disfunzionali proprio per la mancanza di limiti, e se lo dovessi simbolicamente rappresentare mi viene in mente la storia dei tre porcellini: la costruzione della casa che in un solo soffio cade distrutta mettendo tutti in pericolo.
I limiti che creano lo spazio emotivo e fisico hanno una base fisiologica fondamentale, la fragilità o mancanza di una “fortezza” può facilmente portare a conflitti: non sappiamo chi siamo e cosa siamo in grado di fare, non riusciamo a camminare da soli e certi pensieri non ci appartengono nemmeno, ma sono retaggi di una famiglia onnipresente.

Spazio psicologico: il più difficile
Se riflettiamo un attimo possiamo vedere quanto sia facile toglierci dal posto in autobus dove il tizio accanto ci sfiora la gamba, e quanto invece sia difficile bloccare “l’invasione” di altri nel nostro spazio psicologico, come può essere una madre troppo invadente.
Ricostruire la distanza psicologica è assolutamente fondamentale per la riuscita dei nostri progetti, nessuno può oltrepassare certe distanze e se accade ci sentiamo fragili nell’autostima e incapaci di farci rispettare.
Proteggiamo la zona che ci appartiene e di cui vogliamo disporre liberamente senza doverne dare conto, assumendoci la piena responsabilità delle conseguenze.
Più che arrabbiarci per il distanziamento sociale in piazza, investiamo le energie nel tutelare la nostra l’intimità.

 
Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno

Psicostress

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