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GHOSTING: la violenza psicologica dei nostri giorni

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Relazioni rapide
L’estate è alle porte, il caldo rovente fa parte delle nostre giornate già da qualche settimana e le spiagge sono prese d’assalto.
Si sa, la stagione calda è complice di nuove conoscenze, la voglia di relazionarsi aumenta anche per la possibilità che abbiamo di stare fuori casa tutto il giorno.
Flirt amorosi e amicizie nate nei locali o sotto l’ombrellone, come accade dai tempi di “sapore di mare”, forse, con un messaggino sui social al posto del gelato offerto al bar della spiaggia, ma in linea generale la routine comportamentale caratteristica delle vacanze si ripete negli anni, dai nostri genitori ai figli che ci succedono.
L’unica “novità” se così possiamo definirla è il ghosting, letteralmente: “sparire come un fantasma”.

Sparire lasciando briciole

Il fenomeno è relativamente recente, se ne parla infatti dal 2015 ma solo negli ultimi tempi ci si rende conto di esserne vittime o carnefici.
Il ghosting è figlio dei social, tutta la relazione – o quasi – inizia e finisce online: ci si conosce e ci si lascia così, su uno schermo… ma senza una chiusura vera e propria, semplicemente l’altra persona sparisce all’improvviso chiudendo ogni tipo ci comunicazione.
Spesso ad accompagnare “la sparizione” c’è un altro fenomeno, il Breadcrumbing letteralmente: “spargere briciole”, messaggini o frasi lasciate sospese, a far intendere interessamento.
In realtà è solo un modo per tenere la porta aperta con qualcuno che un giorno potrebbe farci compagnia, ma che al momento non ci interessa più di tanto frequentare.
Sintetizzando è possibile definirla “la violenza psicologica preferita della nostra generazione.

Aspetti psicologici del ghoster

Nel 2019 il New York Times descrisse il fenomeno, alla luce dell’esplosione dell’online: “agonia dell’attesa digitale”.
Chi attua un comportamento del genere è un soggetto che non vuole assumersi la responsabilità di una relazione, con un gesto rapido chiude la chat e rimette il cellulare in tasca, squalificando totalmente la persona che fino a poche ore prima voleva frequentare o frequentato per un breve periodo.
Alcuni riferiscono che sia il modo meno indolore di chiudere, per evitare conseguenze o di far del male la persona dovendo dire esplicitamente che non si prova alcun interesse.

Aspetti psicologici della vittima

Chi subisce il ghosting vive un lutto non elaborato, la vittima si chiede perché
“Dove ho sbagliato?” “Non sono abbastanza?” “Ha trovato qualcuno/a meglio di me?”
La prima reazione è di confusione, poi si va a pensieri del tipo “gli sarà successo qualcosa?”, solo dopo diverse settimane nasce la consapevolezza e con essa il dolore di essere stati completamente squalificati e cancellati.
Anche una personalità con autostima buona può subire un forte scossone emotivo, il silenzio uccide psicologicamente più di ogni frase cattiva: la sensazione è di non esistere più per qualcuno.

In amicizia e in famiglia

Lo stesso meccanismo si può verificare in rapporti di amicizia, tra persone che si sono sentite quotidianamente confidandosi di tutto, condividendo uscite divertenti per poi sparire del tutto, rispondendo a monosillabi o con il totale silenzio.
Anche in famiglia dopo un litigio o un allontanamento per lavoro si può incorrere nel ghosting.
Insomma, ogni relazione “moderna” può correre il rischio di diventare “fantasma” attraverso la mancanza di click social o di un messaggio inviato.
La domanda che dobbiamo porci è: se la relazione fosse stata vera e profonda, sarebbe accaduto?
Credo proprio di no: le relazioni profonde si nutrono di parole e presenza.
Godiamoci l’estate nel mondo reale e lasciamo andare chi vuole andare!

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno

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