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La società dei guardoni

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Il fatto
Ci troviamo ad Andria, un paesino della Puglia non distante da Barletta: è sera e “Qualcuno” osserva silenzioso dietro le tende di una finestra, probabilmente dal secondo piano di uno stabile.
Nessuna insegna luminosa a dare segni di vita in piazza, eppure, siamo nei pressi dell’ospedale Bonomo; non ci sono macchine in strada, tranne una che passa proseguendo senza voler guardare cosa sta accadendo.

Una voce interrompe il vuoto.

“Stasera ti uccido, io me ne devo andare ma tu devi morire”.

Un uomo pronuncia questa frase e lo fa urlando, ed è proprio il tono della conversazione a spingere il “Qualcuno” dietro la finestra a prendere il suo smartphone e iniziare le riprese di un video.
Dapprima sembrano ombre, poi si delineano nel buio e vediamo due donne e un uomo, si muovono nervosamente, quasi a scatti: sono calci, pugni e schiaffi.

I protagonisti
La destinataria delle percosse ha 19 anni, l’amica – se così vogliamo definirla – anch’essa maggiorenne, e l’aggressore di 29.
Le identità sono sconosciute, non conosciamo i nomi dei protagonisti, e soprattutto, non conosciamo il nome del “Qualcuno” con la passione dei video voyeur.
Le immagini proseguono e mostrano pugni in pieno volto, calci sulle gambe, prepotenza e urla, la ragazza indietreggia verso l’auto e l’amica segue da vicino lo spettacolo, senza la minima reazione.
La piazza nonostante la violenza che si sta consumando resta vuota, e il “Qualcuno” termina il video, si siede comodamente e carica la sua opera su Facebook.

Nessuna denuncia
Nessuno dei partecipanti alla scena di violenza, vittima compresa, ha sporto denuncia; il filmato però è divenuto virale sul web in pochissimo tempo fino ad arrivare agli inquirenti. Pare che il giovane sia già noto alle forze dell’ordine per alcuni precedenti e che le forze dell’ordine stiano ascoltando la ragazza vittima dell’aggressione che si vede in quel video agghiacciante.
Stando alle indiscrezioni, la ragazza non farà denuncia per timore di ripercussioni future, essendo l’aggressore recidivo di reati penali, inoltre, ci sarebbero altre immagini ad aggravare la situazione.

“No, no, no… “

Sono queste le parole ripetute dalla ragazza durante il pestaggio, e le sta ancora ripetendo a se stessa e a chi sta cercando di aiutarla.

Il ruolo moderno del telefono
Il telefono è sempre stato un eccezionale strumento di comunicazione: possiamo sentire le persone vicine a noi pur abitando a chilometri di distanza, ascoltare le voce dei nostri cari, corteggiare, chiamare i figli, lavorare, divertirci ad organizzare serate, e con i cellulari di ultima generazione inviamo e riceviamo foto, vocali, ascoltiamo la musica e vediamo i film mentre siamo in viaggio.
Ma non solo, con il telefono possiamo salvare la nostra e altrui vita, chiamando i soccorsi in situazioni di pericolo: ma il “Qualcuno” evidentemente non è a conoscenza di tale possibilità.
Più facile osservare la scena, magari ridacchiando e ancora con l’espressione divertita pubblicarla sul social in attesa di commenti e like, per poi fingere di adottare la politica del “contro la violenza sulle donne”.
Applausi al “Qualcuno”: essere di grossa vigliaccheria, abbondante stupidità e crudele protagonismo virtuale.

La società dei guardoni
Una volta durante un viaggio in treno è entrato nel vagone un signore con un grosso cappello a cilindro, diceva di essere Dio; sono bastate quelle parole a far tirare fuori i cellulari dei presenti. E’ fortunatamente intervenuto il controllore, ma non senza beccarsi gli insulti da parte di un cinquantenne che inspiegabilmente si era sentito offeso dal divieto di riprese video.
In un’altra occasione, precisamente durante il mio addio al nubilato, un signore sempre oltre i cinquanta, ha filmato e immediatamente messo in rete me, che osservavo la torta… Mi sono chiesta per interminabili minuti: ma il senso?
Questo per dire che siamo continuamente ripresi, fotografati e messi nel web.
Tenendo conto che filmare senza consenso costituisce reato penale, ci siamo chiesti il perché lo facciamo nonostante il pericolo?
In questo articolo non voglio entrare nei tecnicismi psicologici, ma dare uno spunto di riflessione a tutti noi.

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno

Psicostress

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