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SANREMO: la fotografia della società

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PERCHÈ SANREMO È SANREMO
Chi mi segue sui social sa che non amo Sanremo: non tanto da stare incollata allo schermo ogni secondo analizzando la qualsiasi.
Dicono che bisogna osservarlo come se fosse una fotografia del nostro paese. Quando ho letto che ai concorrenti selezionati non è stato chiesto il certificato verde ho pensato che le regole non valgono per tutti allo stesso modo. Ho pensato che siamo un popolo confuso che sospende, almeno per la settimana sanremese, ogni prevenzione al contagio, che trova sempre la scusa giusta quando vuole mettersi a fare baldoria, per poi ritornare nella paranoia il giorno dopo.
Un po’ come può fare un adolescente nel racconto di una notte da sballo, giustificata dal fatto che “ne ha bisogno”.

Quello che ho saputo mi è giunto dai social e le canzoni dalla radio che ascolto quando mi reco a lavoro. Ed è da questi che sono venuta a conoscenza dello scambio tra Drusilla Foer ed Iva Zanicchi, un siparietto che ha riempito in pochi secondi la mia home.
Come al solito, da buona San Tommaso ho cercato la fonte primaria: il video tra le due. Non mi sono meravigliata: accade continuamente di avere una comunicazione alterata per la fretta, lo stress, l’emotività… se così non fosse, non ci troveremmo in perenne conflitto con gli altri.

REALTÀ CONTRO VIRTUALE
Drusilla e Zanicchi durante la terza serata del Fesival hanno avuto uno scambio di battute che, forse per la distrazione e per il microfono della Zanicchi che non dava un audio limpido, è stato strumentalizzato come battuta omofoba con tutta una serie di meme costruiti ad hoc immediatamente e ripresi dalle testate giornalistiche.
Insomma, mentre la cantante ignara continuava la sua serata, nel mondo parallelo dei social si consumava la gogna e l’indignazione.

Di seguito lo scambio di battute tra le due, la prima è la versione estratta dal video Rai, la seconda è la versione che circola sul web.

Iva: “Come ti amo, quanto sei alta?”
Drusilla: “Parecchio!”
Iva: “Ecco appunto”
Amadeus a Iva: “Ma anche tu sei alta”
Iva: “No, no, ma lei ha anche altre cose…”
Drusilla: “Eh, si. Ho diverse cose …”
Iva: “ Lei dice… è colta”
Drusilla: “Si, colta… Intelligente, colta…”
Iva: “Molto, molto…”

Iva: “Quanto sei alta!”
Drusilla: “Più di te”
Iva: “Hai anche altro più di me”
Drusilla: “Sono colta”.

Appare chiaro quanto una frase tolta al contesto possa stravolgere completamente il senso dello scambio comunicativo. Nulla di nuovo, accade ogni giorno anche a noi: il problema nasce quando la dinamica si riproduce amplificandosi fino alla gogna finale: “Iva Zanicchi omofoba!”

TEMPESTA DI CACCA
Shit storm significa letteralmente “tempesta di merda”, un fenomeno abbastanza comune nei social dove si susseguono commenti indignati e insulti in pochi minuti, relativi ad un fatto che può essere raccontato in modo distorto se non addirittura manipolato.
Pare che ci prudano le mani tanto da non riuscire ad aspettare qualche minuto prima di commentare, per la corsa al post più simpatico che tanto ci fa sentire appagati.
Non so dove ci porterà un atteggiamento simile, so però che risulta non poco fastidioso oltre che pericoloso per la vittima designata.
Elevare il personaggio o l’idea che ci rappresenta tanto da affossarne un altro, trovo che sia sterile. A nessuno importa cosa pensa l’altro, l’obiettivo finale è solo avere ragione e basta.
Da domani tutto questo andrà verso il dimenticatoio, e noi tutti ritorneremo a fare la guerra su altri fronti.
La rabbia da qualche parte deve pur venire fuori. E’ comprensibile.
Non è accettabile il mezzo e il modo adottati, né per noi, né per gli altri.

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno
Psicostress

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