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In ricordo di Sandro Provvisionato: Quella sera a Pomezia…

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Quando si perde un amico come l’ho perso io in questi giorni si cerca di raccontare agli altri sensazioni, parole e ricordi. É un esercizio dello spirito sempre vano perché quando si incontrano persone come Sandro Provvisionato diventa impossibile descriverle senza cadere nella retorica. Ma, visto che io e tutti i giornalisti italiani hanno perso un collega straordinario, proverò almeno a raccontare chi era Sandro.

La sua biografia me l’aveva scritta su un foglietto di carta al bar, quello sotto al suo ufficio di via piè di marmo a due passi dal Pantheon, veloce e schernendosi quasi. É stato il direttore di Radio Città Futura ai tempi delle radio libere e poi aveva iniziato a lavorare per l’ANSA come inviato e poi come capo della redazione parlamentare. Passato poi all’Europeo come inviato in Israele, Libano e poi seguendo la guerra dei Balcani. Nel 1993 segue Enrico Mentana nella sua avventura al TG5 diventandone anche conduttore per poi passare dall’altra parte della scrivania, inviato di guerra nel Kosovo. Poi al suo ritorno è coautore di Terra con Toni Capuozzo. Ma la sua passione era la scrittura: tanti saggi di approfondimento politico e sui misteri insoluti di questo nostro dilaniato paese pieno di segreti.

 

L’ho conosciuto a Pomezia, ero stato chiamato da Fabiana e Roberta di Odradek per far da relatore ad un suo libro, scritto insieme a Stefania Limiti, sua grande amica e soprattutto grandissima collega giornalista. Il libro era “Complici” per Chiarelettere editore, un libro che affrontava da un punto di vista tutto nuovo il Caso Moro. Una serata quella pometina che li aveva rapiti per la partecipazione e per il calore della nostra città. La nostra amicizia era nata lì.

 

Aveva voluto leggere la mia bozza sul libro che volevo pubblicare, quello sul caso di Marta Russo e ci eravamo visti spesso sempre in centro a Roma, sempre in quel bar, parlando di misteri, di cronaca e di vita. Io rapito da quella sua sapienza mai esibita, a disposizione del mondo e dei suoi lettori. Mi ha insegnato tanto, guidato e consigliato. E poi un giorno mi chiama e mi dice: «Mauro voglio scriverti la prefazione del libro. É un libro coraggioso e scritto con il cuore. Come dovrebbe scrivere un giornalista.»

 

Pochi mesi fa era voluto esser il relatore di una presentazione del mio libro a Roma. Si era seduto vicino come avevamo fatto a Pomezia la prima volta e mi aveva chiesto come quella volta sorridendomi lieve sotto la barba folta:« sei pronto?» Aveva parlato della nostra amicizia e del modo in cui lui intendeva il mestiere di giornalista a sessanta persone immobili e rapite dalla sua voce bellissima.

Ci eravamo abbracciati con la promessa di scrivere una storia insieme: «con lo stesso coraggio eh!» mi aveva ammonito ridendo.

Caro Sandro, quanto mi mancherai. Ora questo coraggio ora dovrò tirarlo fuori da solo.

Senza la sua pacca sulla spalla e il suo abbraccio. E la sua sapienza a far da guida.

Mauro Valentini

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