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Roma, a 24 anni in carcere per rapina, si ammazza inalando il gas: choc a Regina Coeli

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Celle di regina coeli dove un detenuto è stato violentato

Si trovava nel carcere di Regina Coeli per aver commesso una rapina e stava scontando la sua pena. Ma venerdì sera ha deciso di farla finita inalando del gas. Così è morto a Roma un ragazzo di soli 24 anni, originario del Marocco, che si trovava nell’Istituto di detenzione. Si tratta del dodicesimo suicidio dall’inizio dell’anno avvenuto nelle carceri italiane. 

Regina Coeli, muore inalando il gas: muore suicida giovane detenuto  

La tragedia si è consumata venerdì sera poco dopo le 21.30. A darne notizia è stato Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria. Il 24enne, che stava scontando la pena dopo aver commesso una rapina, si è ucciso inalando il gas della bomboletta del fornello da campeggio comunemente usato per cucinare.

Il Sindacato UILPA: «Numeri horror dalla carceri, un suicidio ogni tre giorni»

Quelli che provengono dagli istituti penitenziari sono numeri davvero mostruosi. Secondo il Sindacato UILPA la media è in questo 2022 “di un suicidio ogni tre giorni e mezzo, cui vanno aggiunti anche i due appartenenti alla Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita in questo 2022 ancora alle battute iniziali, ma funesto come non mai nelle prigioni”. Dati davvero scioccanti. 

«Il sistema carcerario è letteralmente allo sbando», tuona De Fazio. «Quel che è più grave è che è abbandonato a sé stesso dalla politica, dalla Ministra della Giustizia e dal Governo. Abbiamo ragione di ritenere che la stessa Amministrazione penitenziaria non trovi le risposte politiche che auspica».

Sicurezza nelle carceri, “servono risposte concrete”

«Non è più il tempo di indugiare né delle passerelle – ammonisce il Segretario della UILPA PP –  il Governo vari immediatamente un decreto-legge per mettere in sicurezza le carceri. Sia sotto il profilo di quella che è una vera e propria emergenza umanitaria, sia sotto l’aspetto della tenuta dell’intero sistema, il quale vede gli operatori di Polizia penitenziaria patire aggressioni alla media di oltre cento al mese, ormai allo stremo, e impossibilitati ad assolvere al proprio ruolo, come dimostrato anche dai suicidi. Servono, altresì, interventi urgentissimi per migliorare le strutture e le infrastrutture, ma soprattutto per potenziare gli organici della Polizia penitenziaria, mancanti di 18mila unità, e fornire gli equipaggiamenti».

«Parallelamente, il Parlamento dovrebbe approvare un decreto legislativo per delegare una riforma complessiva dell’esecuzione penale, che reingegnerizzi il carcere e riorganizzi compiutamente il Corpo di polizia penitenziaria. Non ce ne voglia nessuno, ma tutto questo, almeno per noi – conclude De Fazio – sembra ancora più importante e urgente della carriera dei magistrati».

 

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