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Roma, alunni del V Municipio in protesta: ‘Non siamo studenti di serie B’

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Oggi, venerdì 23 marzo 2018, i ragazzi delle scuole superiori del V municipio hanno manifestato per le strade di Centocelle. Il corteo, partito da piazza delle Gardenie, ha percorso le stradine periferiche del quartiere, e con slogan, manifesti e striscioni, i ragazzi hanno urlato a gran voce il loro disagio.

“Urlare da solo toglie la voce, urlare in tanti la rende più forte”, questo lo slogan degli studenti che oggi hanno deciso di manifestare per far rivalere i loro diritti. Un’alternanza scuola-lavoro asettica, non pensata per le esigenze del singolo alunno, strutture in degrado e assolutamente non a norma: sono queste le ragioni principali del corteo. A partecipare sono alunni di scuole di periferia – tra cui il liceo classico San Benedetto da Norcia, l’istituto Immanuel Kant, e l’itas Emilio Sereni – che molto spesso si sentono ignorati, o peggio abbandonati, dalle istituzioni che dovrebbero tutelarli. Gli studenti si dicono stanchi delle condizioni invivibili in cui sono costretti a studiare, e la voglia di farsi sentire da chi di dovere li ha spinti a scendere in piazza.

«Quello che chiediamo è l’urgente miglioria dell’edilizia scolastica, abbiamo intenzione di portare alla luce le condizioni pietose in cui si trovano i nostri edifici. L’occupazione scolastica di novembre – che ha avuto come motivazioni quelle che oggi gridiamo in piazza – non ha avuto riscontro; quindi abbiamo deciso di farci sentire così». Commentano così i ragazzi, tra uno slogan e l’altro.
«Molte scuole si sentono abbandonate in quanto periferiche, questo è il sentimento accomuna gli istituti della zona che si sono uniti oggi per protestare contro questa “dimenticanza” dello Stato».

Questi ragazzi, che quotidianamente trascorrono a scuola metà della loro giornata, vogliono essere presi sul serio. Le situazioni che denunciano sono gravi, sicuramente fuori norma, e si battono per una sicurezza maggiore negli istituti. Spiegano così la loro condizione: «uno dei problemi principali riguarda i bagni, sono guasti, inagibili, talvolta ne funziona solo uno su due piani. Spesso siamo costretti a interrompere la lezione, o comunque a perderne gran parte, per fare la fila al bagno, o per spostarsi di piano in piano in cerca di una toilette funzionante. Per quindici classi sono disponibili solo due bagni! I disagi non finiscono qui, molte scuole hanno finestre rotte da tempo, serrande che non funzionano, o peggio ancora infissi che, non potendosi chiudere, lasciano entrare il gelo all’interno dell’aula. Le infiltrazioni d’acqua durante la pioggia sono all’ordine del giorno, tanto che parecchie classi sono state accorpate perché le rispettive aule erano inagibili, allagate. Una ragazza poco fa ha avuto un attacco di panico, perché in una piccolissima aula dovevano far lezione venticinque alunni». L’episodio, seppur grave, è stato vano: nessuno si è preso la briga di apportare le migliorie necessarie per una qualità di vita all’interno della scuola, se non perfetta, almeno decente.

«Abbiamo fatto lettere su lettere, richieste di ogni sorta, tutte perse nei cavilli burocratici che rallentano il processo. È tutto uno scaricabarile, nessuno vuole prendersi doveri o responsabilità, ma chi ci rimette alla fine siamo noi. Spesso ci è stato risposto che non si può mandare un tecnico per una sola serranda rotta. Cosa dobbiamo aspettare, quindi, che crolli la scuola?»

Gli studenti chiedono ciò che gli spetta di diritto, troppo spesso negato da chi dovrebbe prendersi cura di loro. La manifestazione è il loro modo di dar voce ai tanti, troppi, disagi che vivono giorno per giorno. Ci tengono tutti a precisare, però, che il corteo non vuole essere un’inutile lamentela, ma la richiesta di giustizia su argomenti che li riguardano in prima persona.

«Tutti gli istituti che partecipano al corteo, danno una formazione eccellente, ma spesso sottovalutata. La protesta nasce perché noi amiamo e rispettiamo la zona, le nostre scuole, e vogliamo dare un buon esempio, attirando l’attenzione delle istituzioni che realmente sembrano dimenticarci».

Aurora Di Sabantonio

 

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