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Roma, bimbo autistico preso in giro dalle maestre. La mamma: ‘Parole di odio, Luca ha bisogno di andare a scuola’

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Bimbo deriso dalle maestre

Avrebbero dovuto prendersi cura di lui, non certo denigrarlo sulle chat. Avrebbero dovuto sostenerlo, supportarlo, farlo integrare in classe, far sentire tutta la loro vicinanza e il loro affetto. E invece, loro, le maestre, avrebbero quasi ‘esultato’ quando Luca, un bimbo autistico di 6 anni, non si è presentato a scuola perché positivo al Covid. Come se per loro fosse un ‘peso’, un fardello enorme da sopportare. 

Le chat delle maestre

La denuncia del terribile episodio, di quelle chat su WhatsApp tra maestre e insegnanti di sostegno, è arrivata nei giorni scorsi dall’Associazione ‘La Battaglia di Andrea’, una realtà che si batte per la tutela dei diritti delle persone disabili. La madre del piccolo Luca avrebbe raccontato, dopo la ‘confidenza’ di un’operatrice educativa, che il figlio è stato deriso, preso in giro. E non dai compagni, che forse così piccoli hanno più empatia e maturità. Ma dalle maestre che avrebbero dovuto prendersi cura di lui, accompagnarlo nel percorso di crescita. ‘Rimasi sconvolta e incredula. Mi sono recata subito a scuola per chiedere spiegazioni, ma l’insegnante di sostegno si è rifiutata di rispondermi’ – ha raccontato la donna. 

Le dichiarazioni della mamma di Luca

La mamma di Luca è tornata a parlare della vicenda. E non ha nascosto tutta la sua rabbia, la sua paura.

“Luca ha bisogno di andare a scuola, ha bisogno di stare insieme con gli altri bambini e adesso é costretto a stare in casa, con il rischio di una grave regressione. Adesso ho paura di portarlo li, la mia paura non nasce adesso dal fatto che ho avuto il coraggio di urlare, ho paura da quando ho letto quei messaggi e ascoltato quegli audio carichi di odio nei confronti di mio figlio, non posso lasciare mio figlio nelle mani di chi dice questo di lui”. A riferire le dichiarazioni “La battaglia di Andrea”, la stessa associazione che aveva accolto la ‘denuncia’ della donna. 

Quei messaggi – ha aggiunto – mi stanno forse facendo capire tante cose e, tra queste, probabilmente anche l’incuria, dovuta forse all’intolleranza nei suoi confronti. Chiedo aiuto alle istituzioni, chiedo aiuto a chi può farlo, sono una mamma spaventata di un cucciolo che vuole vivere la sua normalità quotidiana, vogliamo che frequenti la scuola in tranquillità“. 

Il post su FB della politica Erika Stefani

E le istituzioni non si sono certo voltate dall’altra parte, anzi c’è chi sta cercando di approfondire la drammatica storia, di ghigni alle spalle di un bimbo autistico, come Erika Stefani, ministro per le disabilità nel governo Draghi.

“Qualora dovessero essere confermate le accuse nei confronti di insegnanti che a Roma avrebbero deriso il bimbo in una chat WhatsApp, saremmo di fronte a un clima inaccettabile e a comportamenti che offendono la persona, arrecando danni anche a coloro che ogni giorno lavorano nel mondo della scuola con dedizione, accompagnando gli alunni con disabilità nei percorsi di studio. Le parole sono importanti e hanno delle conseguenze perciò ci attendiamo chiarimenti sui fatti che, se confermati, comporterebbero provvedimenti esemplari – ha spiegato la politica.
 
Perché a volte le parole fanno più male dei gesti, toccano la sensibilità, arrivano dritte al cuore e lo trafiggono. E Luca avrebbe dovuto solo essere protetto, sentirsi a casa a scuola. Non un estraneo, uno di troppo. Uno da prendere in giro. 
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