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Roma stretta nell’emergenza rifiuti: RIDA si ferma 10 giorni, ma resta il caos impianti. E spunta la “grana” sul termovalorizzatore a Santa Palomba…

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Rifiuti Roma in viaggio verso Amsterdam

Emergenza rifiuti e Roma, un binomio inscindibile ormai da anni. Nonostante l’avvicendamento in Campidoglio tra la Raggi e Gualtieri ad oggi la situazione è rimasta pressoché identica con i sacchetti della spazzatura a fare da cornice in molte strade della Capitale (con in più l’aggiunta della questione cinghiali). Adesso però ad aggravare una situazione già tornata ai livelli di allerta c’è lo stop di 10 giorni all’impianto TMB di Aprilia che accoglie parte della spazzatura di Roma Capitale. 

RIDA ambiente si ferma per manutenzione

Partiamo proprio da qui. L’impianto Rida chiuderà temporaneamente per manutenzione ai nuovi ingressi tra cinque giorni e lo stop durerà fino al successivo 18 giugno. Un totale di 10 giorni in cui l’impianto – che generalmente accoglie circa 350 tonnellate di rifiuti a settimana – non potrà ricevere nuovi rifiuti da Roma.

Ma anche dopo questa data non è detto che l’allarme rientri: la RIDA, in una missiva inviata alla Regione, precisa quanto segue:

“L’attività riprenderà regolarmente a far data dal 20/06/2022, salvo il verificarsi di eventi emergenziali collegati anche all’esaurimento dei quantitativi concessi dalla Ecologia Viterbo di cui sopra, eventi non imputabili alla società scrivente la quale ha tempestivamente e ripetutamente manifestato tali preoccupazioni ed attenzionato il problema oltre che alla Regione Lazio quale Ente pianificatore, anche al sindaco di Roma Gualtieri ed al capo di gabinetto del Comune di Roma Dott. Albino Ruberti”.

Sì, perché, come spiegato più volte, il problema dei rifiuti a Roma – città peraltro ferma al palo per quanto riguarda la differenziata – riguarda tutta la filiera del trattamento: a mancare infatti sono anche gli impianti in grado di trattare gli scarti delle lavorazioni, quelle che potremmo definire come “discariche” nella sua accezione comune. 

Sì ai rifiuti in strada, no al risparmio: il caso RIDA Ambiente

Il problema si trascina da anni. Nel quinquennio pentastellato tutti puntavano il dito contro la Raggi. E i cittadini hanno accolto Gualtieri nella speranza di un cambiamento che purtroppo non c’è stato. La Regione, dal canto suo, si trincera dietro una burocrazia che sembra voler danneggiare Roma invece che aiutarla. 

L’impianto apriliano di Rida Ambiente potrebbe ospitare un quantitativo di molto superiore rispetto a quanto viene portato attualmente. Ma invece si preferisce conferire i rifiuti fuori regione, con un costo supplementare di 100 euro per ogni tonnellata. E Roma produce al giorno circa 800 tonnellate di rifiuti. 

Fare il calcolo di quanto si spende e di quanto si potrebbe risparmiare a non portare i rifiuti fuori è semplice. Certo, lasciarli in strada è sicuramente la soluzione più economica… Ma, ironia a parte, forse è arrivato il momento di lasciare da parte eventuali “antipatie” e ragionare su quali siano le cose da fare per ridare dignità a Roma. E pulire la città, offrendo un servizio di raccolta e smaltimento rifiuti funzionante è la prima cosa.

La proposta bocciata

Sempre a Rida Ambiente, stavolta per la controllata Paguro, in questi giorni è stata bocciata la proposta di realizzare, a La Cogna, una discarica di pari a 675.000 mc. Il sito, una volta bonificato, verrebbe trasformato in discarica, offrendo di contro al Comune e ai cittadini una serie di servizi, tra cui la realizzazione di un pozzo su area pubblica, che dovrà essere messa a disposizione dal Comune, previa identificazione del punto più idoneo per la captazione di sorgenti o falde profonde che possano garantire il necessario approvvigionamento per il quartiere La Cogna, mediante l’installazione di un gruppo di pressurizzazione e impianto di clorazione per fornitura di acqua pubblica potabile agli abitanti della zona. Il 22 giugno ci sarà l’udienza al Tar di Latina. 

Il caso Roncigliano

Tornando al tema delle discariche la struttura di Viterbo è legata a doppio filo con quella di Albano. Nei giorni scorsi è avvenuto il dissequestro del sito, ma al momento non è ancora chiaro quando i conferimenti riprenderanno. Intanto i Sindaci di bacino hanno lanciato l’allarme considerando che la riapertura di Roncigliano costituisce una pessima notizia per l’intero hinterland. E se allora gli spazi a Viterbo, che serve anche altri Comuni del Lazio, sono ridotti Roncigliano potrebbe dare una mano a Gualtieri sempre in barba alle tematiche ambientali e considerando che comunque, visto il quasi esaurimento dell’ultimo invaso, anche qui la soluzione sarà poco più che temporanea. 

Area non idonea per il termovalorizzatore a Santa Palomba?

E arriviamo così alla questione termovalorizzatore. Mettendo da parte per un momento il dibattito tra favorevoli e contrari, sulla realizzazione dell’impianto a Santa Palomba, ipotesi mai smentita da Roma, ci sarebbero infatti anche alcuni problemi di natura tecnica. A suonare la carica sono i grillini che, reduci dal Governo cittadino degli ultimi cinque anni in cui sul tema rifiuti non è stato fatto nulla (o quasi), se non il riaprire sconsideratamente proprio Roncigliano, ora attaccano Gualtieri sul tema termovalorizzatore:

«Sulla questione inceneritore, Gualtieri e i suoi si incartano da soli: proclamano in pompa magna la realizzazione dell’impianto, precisano che andranno avanti a prescindere dalle argomentazioni a sfavore dell’ecomostro da loro voluto – in barba a ogni minimo confronto democratico – e indicano in Santa Palomba l’area in cui realizzarlo, salvo poi essere contraddetti dai tecnici Ama che, in maniera netta e perentoria, reputano la zona scelta troppo piccola per un termovalorizzatore. L’impulsività di Gualtieri nel voler ‘dettare legge’ a tutti i costi, anche a quello di esporsi a gaffe clamorose come questa, inizia a essere fonte di imbarazzo per l’intero Campidoglio. Tutto ciò è emblematico di come la confusione e l’incompetenza regnino sovrane nella Giunta e nella maggioranza dem. Sarebbe ora che Gualtieri si fermi, ascolti le nostre proposte e rinunci a un inceneritore che rappresenta solo un costo e un enorme danno per l’intera comunità di Santa Palomba, già martoriata sotto il profilo ambientale, e per la città di Roma».

A dichiararlo in una nota, il vicepresidente della Commissione Ambiente e consigliere capitolino M5S Daniele Diaco e il capogruppo della Lista Civica Virginia Raggi Antonio De Santis.

Cittadini infuriati

In mezzo a tutto questo caos burocratico ci sono i cittadini, vittime dalla mala gestione della politica a tutti i livelli. I romani, costretti ad avere le strade davanti casa stracolme di spazzatura nei secchioni; i residenti dei Castelli e di Pomezia e Ardea costretti a fare i conti con il capitolo Roncigliano che sembrava chiuso con il sequestro e che invece ora è stato riaperto, nonché con l’eventualità di ritrovarsi sul proprio territorio l’ennesimo impianto impattante proprio perché Roma, in questi anni, non è stata in grado di trovare la minima soluzione al problema rifiuti. Insomma, la politica sbaglia, i cittadini ne pagano le conseguenze. 

Le vostre segnalazioni

Nella giornata di ieri vi abbiamo chiesto di inviarci all’indirizzo redazione@ilcorrieredellacitta.it le foto della vostra zona e indicando dove e quando sono state scattate per capire la reale portata di questa nuova ondata emergenziale nella Capitale. 

Ci ha scritto ad esempio Pina: «Roma Piazza Bologna. Siamo stanchi di vedere la nostra città sommersa da rifiuti ,strade sporche…non si vede più un un’operatore ecologico! Siamo delusi da chi dirige sempre peggio». In molti poi se la prendono con Gualtieri sostenendo che se al suo posto ci fosse stata la Raggi sarebbe stata “già crocifissa”. Augusto ci scrive da Primavalle allegando una foto della situazione nel quartiere con cumuli di sacchetti ai piedi dei secchioni. «È uno schifo totale, spazzatura per terra dappertutto, mobili, materiale di risulta. Erbacce, marciapiedi smantellati, sporcizia ovunque, sembra di stare in una capitale da terzo mondo», commenta Filomena da via Casilina, a Torpignattara.

 

 

  

 

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