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Roma, subiscono un furto nel box auto: «Siete stati voi», due fratelli aggrediscono famiglia rom

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I Carabinieri della Compagnia di Tivoli, sotto l’egida della Procura della Repubblica di Tivoli, a seguito delle proteste e dei disordini avvenuti nel tardo pomeriggio di ieri, in Guidonia Montecelio (RM), in località Albuccione, hanno arrestato due fratelli, di 30 e 38 anni, di Tivoli, ritenuti responsabili di violazione di domicilio, lesioni e tentata estorsione. I due, dopo aver preso parte alla manifestazione di protesta contro la presenza del campo nomadi non autorizzato sito nella predetta località, lamentando di aver subito un furto nel loro box auto e presumendo che fosse opera di persone di etnia rom, si allontanavano dall’assembramento al fine di condurre un raid punitivo nei confronti di una famiglia di nomadi, estranea agli accadimenti e residente presso il complesso popolare dell’Albuccione, in piazza Aldo Moro.

Nella circostanza, i due, pronunciando anche frasi, per cui si sta valutando l’eventuale contenuto discriminatorio, sono entrati in casa, hanno preteso dai componenti della famiglia di nomadi il pagamento della somma di 200 euro quale risarcimento del danno derivante dall’asserito furto avvenuto all’interno del loro box auto. Poi, in quanto di etnia rom e ritenendoli dunque responsabili delle azioni commesse da altri “zingari”, al rifiuto di questi di pagare, hanno aggredito fisicamente un 21enne che si è rifugiato in casa.

A quel punto i due fratelli hanno divelto il cancello della sua abitazione, ne violavano il domicilio, percuotendo anche la sorella. A seguito della reazione delle vittime, i due fratelli venivano allontanati dall’abitazione infrangendo il vetro di una finestra. Il successivo intervento dei Carabinieri della Compagnia di Tivoli ha consentito di bloccare l’azione criminosa e di arrestarli. A seguito dell’aggressione subita, i due fratelli nomadi riportavano lesioni giudicate guaribili in 3 giorni. Successivamente gli arrestati sono stati condotti presso le proprie abitazioni in regime di arresti domiciliari, in attesa dell’udienza di convalida, come disposto dall’Autorità Giudiziaria.

 

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