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Roma, violentò la cuoca nella scuola: ecco come la Polizia ha incastrato lo stupratore

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Era stata stuprata all’interno dell’Istituto Santa Chiara di via Caterina Troiani, nel quartiere Eur Torrino, in pieno giorno, era l’11 maggio. Nell’edificio che ospita bambini della scuola materna, elementari e delle medie, un uomo, intorno alle 9:00 della mattina dell’11 maggio, era riuscito a intrufolarsi. 

La violenza sessuale

Roma, quartiere Eur-Torrino, 11 maggio, sono le 9:00 del mattino. Un uomo entra furtivamente nel complesso scolastico e prende di mira una dipendente, una cuoca che lavora nella sala mensa. Le punta un coltello alla gola minacciando di ucciderla e, dopo averla rapinata dei pochi contanti che aveva nel portafogli, la rinchiude in uno stanzino assieme a lui. L’uomo allora, minacciandola con un coltello, la costretta ad una violenza

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L’identificazione

Sebbene inizialmente sembrasse che l’uomo si fosse dileguato senza lasciare tracce, la complessa attività di indagine, svolta dagli investigatori della Polizia di Stato specializzati in reati di violenza di genere, ha portato all’identificazione dell’aggressore. Oggi, 21 luglio, dopo due mesi di indagini, gli investigatori della IV Sezione della Squadra Mobile di Roma e del Commissariato di P.S. Spinaceto, hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, applicata dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma, nei confronti di G.E., ventisettenne di origini nigeriane, gravemente indiziato per aver rapinato e poi violentato la dipendente dell’Istituto d’Istruzione per l’Infanzia “Santa Chiara” di Roma, in zona Torrino.

Le indagini

L’accurata attività di sopralluogo con la Polizia Scientifica, partita dalla scena del crimine ed estesa all’area boschiva circostante, ha indirizzato l’attenzione degli inquirenti su un cittadino straniero che vive e lavora in quartieri di Roma distanti da quello dell’aggressione. Su una bottiglia di liquore, sequestrata dalla Squadra Mobile in un capanno nelle vicinanze dell’Istituto religioso, è stata isolata un’impronta che, comparata nella banca dati, è risultata appartenere al cittadino nigeriano, foto segnalato al momento del suo ingresso in Italia. I successivi accertamenti sulle tracce biologiche rinvenute sui reperti sequestrati nell’immediatezza dell’efferato crimine, compiuti dal Servizio di Polizia Scientifica, hanno ricondotto al profilo genetico di un individuo maschile, che è perfettamente concordante con quello di G.E. per il quale, stamattina, si sono aperte le porte del carcere.

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