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Santa Palomba, nuovo impianto di rifiuti da 56mila tonnellate “in mezzo” alle case

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Un nuovo impianto di rifiuti potrebbe vedere la luce a Santa Palomba. No, stavolta non è all’interno del Comune di Pomezia ma la località, grosso modo, è sempre la stessa. Il quadrante a sud di Roma – in attesa di un piano rifiuti regionale, in assenza del quale pare valere ogni regola di sorta – è sempre più infarcito dunque di tutta una serie di impianti per il trattamento di rifiuti, di vario tipo, già realizzati o di futura e/o possibile realizzazione.

Attualmente, senza contare il circondario di Ariccia, Albano e, scendendo a sud, Aprilia, sono 6 i progetti in ballo per un totale di 557mila tonnellate che potrebbero raggiungere il territorio: dall’impianto in zona Solfatara della Pontina Ambiente nel IX municipio di Roma, al tris di ‘bio’gas Cogea, Suvenergy e Biovis (questi ultimi due ad Ardea, ndr) per arrivare alla Cogec che dovrebbe andare a trattare fanghi di depurazione e rifiuti della pulizia di strade, tombini e arenili giusto a due passi dallo scheletro dell’Eco-X. Chiudono il quadro il progetto similare – dalle mille prescrizioni – della Trevi Ambiente in Via della Vaccareccia – che trasformerebbe in un incubo la vita delle oltre 200 famiglie che vivono nella zona – e la richiesta avanzata dalla Service Lazio per altre 82mila tonnellate di materiali ferrosi da recuperare da portare nell’impianto di Campobello. E ora quest’ultimo, un progetto per la “Realizzazione di un impianto per il recupero e stoccaggio di rifiuti non pericolosi residuali da raccolta differenziata” per il quale la Regione Lazio, a seguito di alcune criticità emerse in fase di presentazione della documentazione, ha deciso di procedere con il rinvio alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (o V.I.A) lo scorso 19 giugno.

Il progetto: altre 56mila tonnellate di rifiuti tra differenziati (e non) a Santa Palomba

In cosa consiste dunque questo nuovo impianto? Si legge nei documenti pubblicati dalla Regione Lazio: il progetto in valutazione riguarda la realizzazione di un nuovo impianto di recupero e stoccaggio di rifiuti non pericolosi provenienti da raccolta differenziata con capacità pari a 56.000 t/anno; l’impianto ricade, secondo il P.R.G. comunale, nel “Sistema insediativo della Città da ristrutturare” e compreso all’interno del Consorzio per lo sviluppo industriale Roma Latina – Piano Attuativo “Agglomerato di Santa Palomba” all’interno del “Comparto A” con destinazione “Aree occupate da aziende esistenti o programmate”. Sono previste operazioni R3, R4, R12 e R13 su rifiuti costituiti di frazioni merceologiche di carta e cartone, plastica, metalli e vetro. Tra i codici CER previsti in ingresso all’impianto tuttavia, oltre a quelli appena citati provenienti da raccolta differenziata, il progetto prevede anche il codice “20 03 01” relativo ai “Rifiuti urbani non differenziati”.  Dal punto di vista della struttura, è prevista l’istallazione di macchinari all’interno del capannone esistente, l’adeguamento del sistema di raccolta delle acque, un sistema di filtraggio interno dell’aria, la realizzazione di tettoie esterne per ospitare cassoni scarrabili per lo stoccaggio temporaneo dei materiali in arrivo, la realizzazione di una cisterna per stoccaggio di carburante, la realizzazione della pavimentazione in calcestruzzo opportunamente trattato nella parte ovest del lotto dove sono previste aree tettoiate.

Le prime criticità: atmosfera e traffico

Per quanto riguarda la componente atmosfera il progetto prevede un punto emissivo in corrispondenza del filtro a maniche, risultando quindi un elemento di criticità in quanto il territorio del Comune di Roma è classificato dal Piano regionale di Risanamento della Qualità dell’Aria nella classe peggiore per l’entità dei superamenti dei limiti di legge degli inquinanti; la mobilità connessa con le attività previste determina un aggravio di carico sul traffico veicolare dei mezzi in arrivo e partenza presso l’impianto, stimati in 18 autocarri al giorno in una zona già oggi oltremodo affollata da mezzi pesanti.

Case a soli 400 metri e presenza di un vincolo

Con riferimento al Piano Territoriale Paesaggistico Regionale, l’area di impianto risulta interessare un vincolo archeologico e la fascia di rispetto del Fosso di Santa Palomba, come attestato nel certificato di destinazione urbanistica del Comune di Roma allegato al progetto. “L’interferenza con vincoli paesaggistici costituisce fattispecie da inquadrare nei fattori ritenuti escludenti nell’ambito dei criteri localizzativi del Piano regionale dei rifiuti; inoltre, a circa 400 m in direzione sud dall’area di progetto è presente un centro abitato, fattore di attenzione progettuale secondo il suddetto piano rifiuti; secondo il Piano di Gestione Rifiuti regionale risulterebbero quindi essere presenti fattori di attenzione progettuale per gli aspetti territoriali e fattori escludenti per gli aspetti ambientali”, si legge nei documenti pubblicati dalla Regione.

Necessaria la VIA

Per tutti questi elementi il dirigente preposto ha deciso di rinviare il progetto alla procedura di Valutazione d’impatto ambientale. Non solo: l’ufficio regionale, nel concludere la relazione, ha evidenziato “nella medesima zona localizzativa”, quella di Santa Palomba per l’appunto, esista già un “cumulo di progetti” determinato dalla “presenza di impianti di gestione di rifiuti”. Non a caso, a pochi passi da questo nuovo, possibile impianto, si sta giocando la partita del vincolo promosso dal MiBact per il quale si dovrà restare con il fiato sospeso fino al prossimo 16 ottobre quando il Tar si esprimerà nel merito: se sarà confermato, la realizzazione dei tre impianti a ‘bio’ gas previsti nella zona, oltre che a tutta una serie di capannoni industriali, verrà scongiurata e l’enorme patrimonio paesaggistico e culturale della zona sarà preservato (permettendo inoltre l’espansione dell’agricoltura unitamente al turismo enogastronomico). In caso contrario sarà via libera alla costruzione delle fabbriche a ‘bio’gas, tra cui Cogea, all’ampliamento dell’interporto, più tutta una serie di altri interventi legati alla nuova area ferroviaria.

Il commento del Comune di Pomezia

Sulla vicenda, che toccherà molto da vicino il territorio pometino, abbiamo interpellato il neo Sindaco Adriano Zuccalà. “Non abbiamo ad oggi ricevuto alcuna comunicazione da parte della Regione Lazio rispetto al sito in oggetto. Dalle nostre informazioni risulta si tratti di un preliminare di impianto di lavorazione di carta e plastica da raccolta differenziata, ma siamo in attesa di raccogliere ulteriori elementi per le valutazioni del caso”, fa sapere il primo cittadino.

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