Home » News » Scuola, il Lazio pensa alle “micro-bolle”: in quarantena ci va solo il vicino di banco dello studente positivo

Scuola, il Lazio pensa alle “micro-bolle”: in quarantena ci va solo il vicino di banco dello studente positivo

Pubblicato il
Scuola, bambini costretti a cantare inno Roma

E’ da poco iniziato il secondo anno scolastico in tempo di Covid ma dopo qualche giorno dalle prime campanelle Presidi, alunni e genitori sono già alle prese con i primi casi del virus tra i banchi. Di conseguenza, nonostante i messaggi del Ministro Bianchi lanciati per tutta l’Estate e ribaditi anche nei giorni scorsi, “conto di aver lasciato la DAD alle spalle” e similari, molti studenti sono di nuovo a casa dietro allo schermo di un PC. “Al momento in tutta Italia sono qualche centinaia le classi in quarantena su un totale di 400mila. A Roma poche decine”, ha affermato ieri Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale Presidi di Roma. Ed è proprio dalla Regione della Capitale che è al vaglio un modello “alternativo” per limitare al massimo le quarantene a casa. 

Scuola e casi di Covid, il Lazio pensa alle “mini-bolle”

Secondo quanto riportato da Repubblica l’Assessore alla Sanità Alessio D’Amato starebbe pensando ad un modello già sperimentato in Germania che prevede l’isolamento, a fronte di una positività al Covid, non di tutta la classe, ma solo per i contatti strettissimi di uno studente colpito dal virus. In pratica una quarantena limitata ai compagni di banco. L’ipotesi tuttavia è già stata duramente criticata da più fronti e non sono mancate le polemiche benché si tratti, al momento, solo di un’idea.

Green pass alla prova sul campo

Sul fronte dell’applicazione della certificazione verde Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma, rispetto a come si sta svolgendo il rientro a scuola con l’uso del Green Pass, ha affermato che “La piattaforma sta funzionando”, ma “non sappiamo quale sarà l’evoluzione perché ci sono ben 12mila classi con un numero di oltre 25 studenti. – aggiunge il presidente – E’ pensabile che qui possa esserci una maggiore diffusione del virus, pur indossando le mascherine. Per questo auspichiamo che i ragazzi dai 12 anni si vaccinino. La risposta dei 16-17enni è molto ampia. L’educazione scientifica sui giovani sta funzionando ed è merito della scuola”.

Impostazioni privacy