Semi di cannabis: quali acquistare? Quali sono le principali differenze? Sono sempre più frequenti le domande appena ricordate. La cosa non deve sorprendere dato che, da diversi anni a questa parte, gli acquisti di cannabis legale e di prodotti ad essa legati, semi in primis, sono aumentati notevolmente.
Se ti interessa sapere qualcosa di più su come orientarti per quanto riguarda la scelta dei semi, non devi fare altro che proseguire nella lettura di questo articolo.
Semi di cannabis: le varietà più famose
Iniziamo questo breve viaggio parlando delle varietà più famose a cui si può fare riferimento. Tra le principali, spiccano la cannabis sativa, la cannabis indica e la cannabis ruderalis. Quest’ultima è al centro di un particolare apprezzamento negli ultimi tempi in virtù della bassa quantità di THC che la caratterizza.
Piante fotoperiodiche vs piante autofiorenti
Un’altra distinzione degna di nota quando ci si approccia ai semi della pianta a cui stiamo dedicando queste righe è la differenza tra varietà fotoperiodiche e semi di cannabis autofiorenti. Questi ultimi, in virtù della loro germinazione rapida e della semplicità di gestione dell’illuminazione, sono particolarmente adatti a chi parte da zero o quasi con la coltivazione casalinga della cannabis.
Inoltre, sono perfetti per la coltivazione indoor, il che permette di procedere senza mettere in campo eccessive sostanze economiche (se si sa come muoversi, anche una grow box creata con poche centinaia di euro va benissimo).
L’importanza dei colori
Sono diversi i criteri da tenere in considerazione nel momento in cui si parla di consigli per scegliere i semi di cannabis. Tra gli aspetti degni di nota rientra ovviamente il colore. In linea di massima, per poter parlare di semi di qualità è necessario chiamare in causa soluzioni di colore scuro, meglio se marrone. In alcuni frangenti, i semi possono presentare anche delle macchie. Nei casi in cui sono nere, si ha la certezza di trovarsi davanti a dei semi di cannabis indica.
Cosa sapere sulla durezza
Una guida all’acquisto completa dedicata ai semi di cannabis non può non prendere in considerazione il fattore della durezza. Cosa bisogna sapere in merito? Che, in linea di massima, è il caso di orientarsi verso semi duri.
Cosa sono i semi femminizzati?
La galassia dei semi di cannabis è davvero molto ricca. Sono numerosi gli interrogativi che la riguardano e tra questi rientra la domanda “Cosa sono i semi femminizzati?”.
Come è chiaro dal termine stesso, si tratta di semi che producono, nella quasi totalità dei casi, delle piante femmine. Si tratta di esemplari che si distinguono da tutti gli altri per il fatto di essere le uniche piante di cannabis a produrre fiori contraddistinti dalla presenza di tricomi. In cosa consiste la differenza con le piante maschili? Nel fatto che, in quest’ultimo caso, si ha a che fare solamente con la produzione dei semi e dei fiori.
Conservazione
Un capitolo di primaria importanza in merito ai semi di cannabis è la loro conservazione. Si tratta di un aspetto rilevante in quanto, in molti frangenti, non tutti i semi acquistati possono essere utilizzati subito. Scatta così la necessità, come già detto, di riflettere sulla questione della conservazione.
La prima cosa da sottolineare in merito è il fatto di evitare di posizionarli in luoghi particolarmente luminosi. Se si ha intenzione di preservare le loro proprietà negli anni, questa è una delle scelte più sbagliate. L’optimum per conservare i semi della pianta di cannabis prevede la loro sistemazione in un luogo asciutto e buio. Basilare è concentrarsi sul basso tenore di umidità: una situazione in cui il valore in questione è eccessivo, infatti, potrebbe innescare la fase di germoglio.
A questo punto, è naturale farsi domande sulla temperatura di conservazione. Il non plus ultra è una temperatura media. Esagerare sia per eccesso sia per difetto espone infatti al rischio di una compromissione della carica vitale.
